Esperti si confrontano in Regione Campania: “Necessario un maggior impiego dei farmaci biosimilari”

biosimilari

Napoli, 17 ottobre 2020 – I farmaci biosimilari rappresentano una grande opportunità per la sostenibilità dei sistemi sanitari a livello mondiale. Grazie al loro impiego è possibile trattare un numero maggiore di pazienti garantendo più salute a parità di risorse per ampliare le attuali opportunità terapeutiche con trattamenti più precoci e creare spazio all’innovazione farmacologica. Innovazione che fortunatamente sta producendo nuove possibilità di cura per diverse aree terapeutiche e patologie a prognosi infausta. Per affrontare questi temi, Motore Sanità ha organizzato il Webinar ‘BIOSIMILARI CAMPANIA UN TRENO DA NON PERDERE’, una tavola rotonda virtuale che vede il coinvolgimento dei massimi esperti che possono rappresentare i differenti punti di vista in materia, con l’obiettivo di condividere le buone pratiche messe in campo e definire al meglio i percorsi per sfruttare a pieno le opportunità, per i Servizi Sanitari regionali, derivanti da un maggiore utilizzo dei farmaci biotecnologici biosimilari. L’Evento è stato realizzato grazie al contributo incondizionato di Biogen.

“I farmaci biosimilari sono una risorsa necessaria e indispensabile per il Ssn, perché ampliano la fascia d’accesso per i malati alle cure, aumentando allo stesso tempo la possibilità di liberare risorse per parecchi settori che hanno bisogno di numerosi investimenti, pur garantendo gli stessi standard di sicurezza e salute a tutti i cittadini campani nello specifico, ma italiani nel complesso“, ha dichiarato  Enrico Coscioni, Consigliere del Presidente della Regione Campania per la Sanità

“A dieci anni dall’introduzione sul mercato dei farmaci biosimilari, l’orientamento della Regione Campania è basato sul confronto concertativo con i diversi stakeholders finalizzato a condividere percorsi idonei che garantiscano equità di accesso alle cure e al contempo la sostenibilità economica. Nella nostra Regione, la libertà prescrittiva viene garantita ma a questa deve fare da contraltare la responsabilità del medico di contribuire all’uso efficiente delle risorse e alla sostenibilità complessiva dell’assistenza sanitaria regionale”, ha detto Amelia Filippelli, Professore Ordinario Dipartimento di Medicina, Chirurgia e Odontoiatria, Università degli Studi di Salerno

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Cirrosi epatica: “Aderenza alle terapie, prevenzione e presa in carico ospedale/territorio per migliorare qualità di vita e sostenibilità al SSN”

Cirrosi epatica

Bologna, 13 ottobre 2020 – Aderenza alla terapia di mantenimento e prevenzione di complicanze gravi quali l’encefalopatia epatica e l’ascite, potenziare l’assistenza infermieristica territoriale, formare il paziente e caregiver, rendere sostenibili le cure e di conseguenza aumentare l’aspettativa e la qualità di vita. Questi gli argomenti discussi durante il Webinar ‘La realtà italiana della cirrosi epatica in epoca post-Covid tra terapie e impatto socio economico’, organizzato da Motore Sanità con i principali interlocutori dell’Emilia Romagna, con la sponsorizzazione non condizionante di Alfasigma S.p.A.

Una particolare attenzione è stata data alla necessità di prevenire l’encefalopatia epatica, dato che è la complicanza più invalidante della cirrosi, causa di ripetuti ricoveri, di problemi a tutto il contesto familiare del paziente e di un aggravio dei costi per il SSN.

“I pazienti affetti da cirrosi epatica sono più suscettibili alla infezione da Covid-19 e pertanto sono da considerare persone a rischio. Per giunta, la malattia da Covid-19 presenta generalmente un decorso clinico più severo in questi pazienti, contribuendo notevolmente alla morbilità e mortalità che risultano più alte che nella popolazione generale. Si tratta di un dato relativamente nuovo, in quanto era già noto che le infezioni di origine batterica fossero motivo di grave scompenso nel paziente cirrotico, ma cosa succede in caso di infezione da Covid-19 lo stiamo scoprendo in questi mesi. A Imola presso la Gastroenterologia del nostro ospedale sono disponibili ambulatori dedicati alla cura dei pazienti cirrotici, cui essi possono accedere previa telefonata in casi non urgenti e con impegnativa del medico di medicina generale in casi urgenti. In quest’ultima evenienza essi vengono ricevuti il giorno stesso. Oltre a questa pronta reazione, è importante che avvenga la presa in carico dei pazienti cirrotici, affinché essi abbiano sempre un programma ben definito dei controlli cui devono sottoporsi, che in generale consistono in esami del sangue, ecografie dell’addome e esofago-gastro duodenoscopie. La terapia con agenti antivirali diretti per l’eradicazione dell’epatite C, una dei maggiori fattori causali di cirrosi, è stata interrotta solamente durante i mesi più duri dell’isolamento (da metà marzo a metà maggio), ma poi è ripresa a ritmi regolari proprio per garantire la massima efficacia di prevenzione dello scompenso. Per quanto riguarda un’altra grande causa di cirrosi, l’alcolismo è verosimile che in periodi difficili come la pandemia i pazienti possano sentirsi disorientati e quindi peggiorare le proprie abitudini. Occorre quindi mantenere alta la guardia e fare prevenzione in tutti i punti di contatto con questi pazienti (SERD, pronto soccorso, ambulatorio di medicina generale, ambulatorio specialistico, ecc.)”, ha spiegato Pietro Fusaroli, Direttore UO Gastroenterologia, AUSL Imola

Francesco S. Mennini, Professore di Economia Sanitaria, EEHTA CEIS, Università di Roma “Tor Vergata”, Kingston University London UK ha dichiarato, “un recente studio (Mennini et al, 2018), basato su dati italiani di Real-world, si è occupato di calcolare il burden economico relativamente ai costi sostenuti dal SSN per le ospedalizzazioni dovute ad episodi di Encefalopatia Epatica conclamata (OHE). Lo studio riferisce che i pazienti con encefalopatia epatica sono caratterizzati da una storia clinica più severa di quella riportata in letteratura: l’incidenza di altri ricoveri dopo il primo risulta pari al 62%, più elevata di altri studi osservazionali italiani o di trial clinici. La probabilità di decesso al primo ricovero risulta pari al 32% (superiore rispetto studi osservazionali e RCT). Ancora, la probabilità di decesso, dei dimessi, per tutte le cause risulta pari al 29% nel primo anno e al 33% entro il secondo (anche qui più elevata rispetto studi oss.li e RCT), generando un conseguente impatto economico per il SSN pari a € 13.000 per paziente. Riportando il valore a livello Nazionale, comporterebbe una spesa di circa € 200 milioni per la sola assistenza ospedaliera. Nel 2020 è stata effettuata un’analisi aggiuntiva (Mennini et al, EEHTA CEIS, 2020) con l’obiettivo di confrontare le guide lines sulla HE con dati di Real-world Evidence (RWE) sulla aderenza alle prescrizioni terapeutiche dopo un primo ricovero per OHE. L’analisi dell’aderenza al trattamento evidenzia due aspetti fondamentali: i pazienti dimessi per un episodio di HE non assumono la terapia prescritta per prevenire ulteriori episodi; i pazienti che risultano aderenti al trattamento sembrerebbero essere quelli con maggiore severità di HE. L’Encefalopatia Epatica richiede un’attenta valutazione clinica per  cercare di prevenire il primo episodio, migliorando la prognosi così  da ridurre l’elevato rischio di ricadute e, comprimere l’impatto dei  costi. Emerge in maniera forte la necessità di utilizzare trattamenti appropriati dopo primo ricovero”, ha concluso Mennini.

“Considerato l’incremento attuale dei contagi del virus SarsCov-2 siamo molto preoccupati per i pazienti con cirrosi epatica che devono effettuare controlli e procedure sanitarie ospedaliere a cadenza periodica. Sono oltre 100.000 i pazienti con cirrosi e malattia avanzata già curati dall’epatite C ma ancora a rischio di sviluppare il tumore del fegato ma esistono almeno altri 100.000 casi correlati ad altre patologie epatiche come alcol, fegato, grasso, epatite B, ecc. La preoccupazione vale anche per anche per tutti i pazienti con malattia avanzata che devono iniziare una qualunque terapia, ad esempio per l’epatite C. Un recente studio (Kondili LA, Marcellusi A, Ryder S, Craxì A. Will the COVID-19 pandemic affect HCV disease burden? Digestive and Liver Disease, 2020 52(9). https://doi.org/10.1016/j.dld.2020.05.040) ha stimato che ritardare l’inizio delle cure di 12 mesi, decuplica i casi di complicanze e decessi nei 5 anni successivi. È indispensabile indicare quali sono le prestazioni differibili da quelle indifferibili in questo gruppo di pazienti ad alto rischio di complicanze. Le cure ed il monitoraggio dei malati cronici a rischio devono continuare attraverso il telemonitoraggio, decentralizzando esami e prestazioni diagnostiche dall’ospedale al territorio per evitare di esporre i pazienti fragili a rischi inutili. A tale proposito è di grande aiuto semplificare atti burocratici: come rinnovare automaticamente i piani terapeutici, consentire il ritiro dei farmaci ospedalieri presso la farmacia di fiducia o consegnare direttamente a casa i farmaci, incrementare le confezioni erogabili ed altre modifiche di natura amministrativa che possono incidere positivamente sulla qualità di vita di pazienti gravi che devono restare quanto più possibile protetti e monitorati cosi come raccomandato da tutti gli esperti”, ha detto Ivan Gardini, Presidente EPAC

Alfasigma

Alfasigma, tra i principali player dell’industria farmaceutica italiana, è un’azienda focalizzata su specialità da prescrizione medica, prodotti di automedicazione e prodotti nutraceutici. Nata nel 2015 dall’aggregazione dei gruppi Alfa Wassermann e Sigma-Tau – due tra le storiche realtà farmaceutiche italiane – oggi è presente con filiali e distributori in circa 90 paesi nel mondo. L’azienda impiega oltre 3000 dipendenti, di cui più della metà in Italia suddivisi in 5 sedi: a Bologna il centro direzionale e a Milano la sede della divisione internazionale, mentre a Pomezia (RM), Alanno (PE) e a Sermoneta (LT) sono localizzati i siti produttivi. Bologna e Pomezia ospitano anche laboratori di Ricerca e Sviluppo. In Italia Alfasigma è leader nel mercato dei prodotti da prescrizione dove è presente in molte aree terapeutiche primary care (cardio, orto-reuma, gastro, pneumo, vascolare, diabete) oltre a commercializzare prodotti di automedicazione di grande notorietà, come Biochetasi, Neo-Borocillina, Dicloreum e Yovis. Sito web www.alfasigma.it

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Covid-19: utilizzare al meglio le proposte europee contro la pandemia

Covid-19

12 ottobre 2020 – Siamo pronti per una seconda ondata? Abbiamo più conoscenze ed armi terapeutiche, abbiamo creato realtà nel territorio. Abbiamo tanti positivi e pochi malati, tra cui pochi capaci di trasmettere l’infezione. Ci sono cittadini con carica altissima e assenza di sintomi. C’è la necessità di avere tamponi rapidi. Tra le azioni efficaci: contact tracing, mascherine, quarantena, distanziamento sociale. Abbiamo terapie efficaci, anche se non specifiche. Queste sono alcune delle tematiche che si sono discusse durante il webinar “COVID-19 Seconda ondata. Quali azioni e quali terapie sono efficaci?”, organizzato da MOTORE SANITÀ, che ha visto la partecipazione dei massimi esperti sul tema del panorama italiano.

“L’Italia è senza dubbio oggi considerata una buona pratica in termini di contenimento delle infezioni. È stato necessario un lavoro di coordinamento politico per sbloccare le misure europee contro il Covid. Credo che sarà necessario utilizzare al meglio le proposte europee contro la pandemia. Dal fronte del Parlamento europeo continuerà l’impegno europeo nell’ambito della salute. L’Unione europea ha competenze limitate in ambito sanitario e in ambito di emergenza sanitaria. Bisogna fare un passo avanti in ambito di competenze europee comuni”, ha espresso Brando Benifei, Europarlamentare

“Dobbiamo scongiurare il lockdown. L’arma è tracciare e isolare chi è contagiato. Poi dobbiamo usare i protocolli di cura, a iniziare dai medici di famiglia che sono anche impegnati nella campagna vaccinale. Lo Stato chiede ai cittadini lo sforzo di mantenere le regole. La prima ondata ha acceso le luci sull’importanza di avere una rete socio sanitaria territoriale e di poter contare su strumenti come la Telemedicina”, ha dichiarato Fabiola Bologna, Commissione Affari Sociali e Sanità Camera dei Deputati

“La mia domanda è quanto la massa degli asintomatici rappresentano un pericolo epidemico. Questo è fondamentale anche per l’organizzazione della società. Ciò che mi colpisce ogni giorno è il difetto, tragico, dell’informazione e della comunicazione in Italia; il cattivo sistema informativo, specialmente nelle televisioni, in Italia, ha come effetto finale un aumento dei morti per Covid, perché è inevitabile che i comportamenti cambino in relazione all’informazione”, ha detto Paolo Guzzanti, Senatore, Giornalista e Scrittore

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Covid-19: massima prudenza e una giusta comunicazione per non creare disorientamento tra la popolazione

Covid-19

12 ottobre 2020 – Siamo pronti per una seconda ondata? Abbiamo più conoscenze ed armi terapeutiche, abbiamo creato realtà nel territorio. Abbiamo tanti positivi e pochi malati, tra cui pochi capaci di trasmettere l’infezione. Ci sono cittadini con carica altissima e assenza di sintomi. C’è la necessità di avere tamponi rapidi. Tra le azioni efficaci: contact tracing, mascherine, quarantena, distanziamento sociale. Abbiamo terapie efficaci, anche se non specifiche. Queste sono alcune delle tematiche che si sono discusse durante il webinar “COVID-19 Seconda ondata. Quali azioni e quali terapie sono efficaci?”, organizzato da MOTORE SANITÀ, che ha visto la partecipazione dei massimi esperti sul tema del panorama italiano.

“Massima attenzione e allerta, la prudenza è un obbligo ma deve essere garbata e serena altrimenti si disorienta la popolazione. Non bisogna fare terrorismo ma ci vuole tanta prudenza anche nella comunicazione. Potrebbe anche essere che l’ottobre di oggi sia paragonabile al dicembre dello scorso anno”, ha dichiarato Antonio Cascio, Direttore Unità Operativa Malattie Infettive Policlinico P. Giaccone, Palermo

“Abbiamo un eccesso di prudenza che è stato corretto fino ad oggi. Oggi si rivede, ed è giusto sia così. É importante non spaventare le persone, ma nel dopo Covid-19 la nostra normalità è fatta di distanziamento e mascherina. Personalmente non credo ci sia una seconda onda, ma è sempre la prima che è stata leggermente fermata dal lockdown e dai dispositivi. Purtroppo se lasciamo circolare il virus dai giovani ai meno giovani, il problema si riproporrà. Se noi sappiamo di essere nel primo cerchio di contatto, anche solo con un dubbio, non si deve andare al lavoro”, ha detto Cristina Mussini, Direttore SC Malattie Infettive, Policlinico di Modena

“In Campania si registra un incremento tra i giovani e all’interno delle famiglie dove i contatti sono più vicini. Laddove non è garantito il distanziamento, il rischio di contagio è elevato e concordo sulla necessità di tenere in isolamento gli asintomatici”, ha sottolineato Alessandro Perrella, Infettivologo AORN Cardarelli, Napoli

“Tra i fattori protettivi contro lo stress da Covid-19 esiste la corretta informazione ed è quindi importante raccontare bene. Il 33% delle persone è esposta ad ansia e depressione. Percentuali che aumentano notevolmente tra malati e operatori. Le persone che sono affette da Covid hanno uno svantaggio in più perché alcuni farmaci che servono per limitare ansia e depressione non sono molto compatibili con le cure per il Covid. Per difenderci servono buona comunicazione per sapere con correttezza le cose. Occorre poi pianificare bene la giornata soprattutto se si è in quarantena. Durante il lockdown ci siamo avvalsi della telemedicina per avvicinarci ai pazienti”, ha dichiarato Michele Sanza, Presidente eletto Società Italiana di Psichiatria delle Dipendenze

“Adesso probabilmente siamo come a gennaio, anche se in quel periodo forse c’erano molti positivi, ma non c’erano i tamponi e non lo sapevamo. Se non blocchiamo il passaggio del virus si potrebbe ritornare alla fase precedente e i reparti si potrebbero ripopolare. Dobbiamo controllare la presenza degli anziani positivi e la situazione nei reparti. Cosa ha funzionato? Il lockdown. Quali sono le misure che funzionano? Le misure estreme hanno funzionato, laddove abbiamo mollato il virus si è diffuso. La mascherina è utile solo se la usano tutti. Parlando di farmaci, abbiamo imparato ad usare i farmaci che evitavano il passaggio alla rianimazione”, ha detto Stefano Vella, Docente di Salute Globale, Università Cattolica del Sacro Cuore Roma

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Covid-19: Siamo pronti per una seconda ondata?

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12 ottobre 2020 – I dati di contagio delle ultime due settimane indicano una ripresa della pandemia in Italia, mantenendosi per ora intorno ai 5000 nuovi contagi (oltre 10mila i Paesi confinanti) ma con caratteristiche diverse dalla primavera scorsa. Con l’obiettivo di analizzare la seconda ondata del Covid-19 e fare il punto della situazione, un confronto trasparente sulle azioni da intraprendere e le novità in campo terapeutico in attesa del vaccino, MOTORE SANITÀ ha organizzato il Webinar “COVID-19 Seconda ondata. Quali azioni e quali terapie sono efficaci?”, che ha visto la partecipazione dei massimi esperti sul tema del panorama italiano.

Claudio Zanon, Direttore Scientifico di Motore Sanità ha sottolineato: “Si faccia un paragone dal 28 marzo al 10 ottobre le differenze sono sostanziali. I positivi erano 5974 ed ora sono 5724, ma i tamponi da 35 mila sono passati a 135 mila. Terapie intensive erano 3856 ed ora sono 390, soprattutto l’indice di legalità il 28 marzo era il 14 ora è 0.65. Il nostro problema è anche quello di essere circondati da Paesi con dati elevati. Siamo pronti per una seconda ondata? Abbiamo più conoscenze ed armi terapeutiche, abbiamo creato realtà nel territorio. Abbiamo tanti positivi e pochi malati, tra cui pochi capaci di trasmettere l’infezione. Ci sono cittadini con carica altissima e assenza di sintomi. C’è la necessità di avere tamponi rapidi. Tra le azioni efficaci: contact tracing, mascherine, quarantena, distanziamento sociale. Abbiamo terapie efficaci, anche se non specifiche. Non ultimo il problema della comunicazione che offre molte aspettative e poi offre poche risposte. Si deve poi fare molta attenzione alle fake news. E alla politica il compito di implementare i fondi”

“Ci troviamo in un contesto in cui l’epidemia sta crescendo. L’Italia rispetto al resto d’Europa ha una trasmissione contenuta. C’è una assenza di sovraccarico dei servizi ospedaliero, ma un aumento del numero dei casi. Dalla sorveglianza integrata sono cresciuti i casi asintomatici. La distribuzione dei casi è ora abbastanza diffusa sul territorio. A differenza del periodo estivo i casi sono contratti nella stessa regione di diagnosi, legati a focolai domestici, il contributo delle scuole è ancora limitato. A marzo vedevamo pazienti con situazione chiara, ora la maggior parte dei casi è asintomatica anche se c’è una ripresa dei ricoveri. Per quanto riguarda la sorveglianza vediamo un ritardo nella comunicazione, l’aumento dei casi mette in difficoltà il sistema di sorveglianza. Aumento di ricoveri in area medica anche se siamo al di sotto della soglia della fase epidemica. Il messaggio è che si è concretizzato un passaggio in fase epidemica. L’Italia si trova all’interno del contesto epidemico europeo, anche se l’esperienza passata ci ha insegnato come muoverci”, ha dichiarato Flavia Riccardo, Coordinamento Sorveglianza Epidemiologica Istituto Superiore di Sanità.

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Malattie croniche: “Riorganizzare l’assistenza regionale, contenendo e razionalizzando la spesa sanitaria”

Malattie croniche

Firenze 8 ottobre 2020 – Fibrillazione atriale, BPCO e diabete, tra le malattie croniche a maggior diffusione, costano 700 miliardi di euro l’anno in Europa e in Italia affliggono 24 milioni di persone. Con lo scopo di rendere omogeneo l’accesso alle cure da parte dei cittadini, garantendo gli stessi livelli essenziali di assistenza, armonizzando a livello nazionale tutte le attività, compatibilmente con la disponibilità delle risorse economiche, umane e strutturali, arriva in Toscana il ‘ROADSHOW CRONICITÀ: GLI SCENARI POST COVID-19’, serie di appuntamenti regionali, realizzati da MOTORE SANITÀ, con il contributo incondizionato di Boehringer Ingelheim, che vedono il coinvolgimento dei massimi esperti del modo sanitario regionale, insieme ad istituzioni e associazioni di pazienti.

Parallelamente al verificare lo stato di attuazione del Piano Nazionale Cronicità da parte del Ministero della Salute, che ha attivato un monitoraggio per mappare il livello di stratificazione della popolazione, di integrazione tra assistenza ospedaliera e territoriale, di adozione e attuazione dei percorsi diagnostico-terapeutici, l’innovazione organizzativa dovrebbe essere responsabilità di ogni Regione e dovrebbe essere realizzata attraverso condivisi e monitorati PDTA

 Nella maggior parte dei pazienti, la BPCO si associa a importanti malattie croniche concomitanti, che ne aumentano la morbidità e mortalità. In tutto il mondo, il fattore di rischio più comune per la BPCO è il fumo di tabacco. Anche i non fumatori possono sviluppare la BPCO. La BPCO è il risultato di una complessa interazione di esposizione cumulativa a lungo termine a gas nocivi e particelle, combinata con una varietà di fattori dell’ospite tra cui il profilo genetico, l’iperreattività delle vie aeree ed il minor sviluppo del polmone durante l’infanzia. Di recente assume particolare importanza in quanto è un fattore di rischio per una prognosi peggiore dell’infezione da COVID-19: infezione alla quale infatti sono particolarmente esposti i pazienti affetti da BPCO”, ha spiegato Walter Castellani, Responsabile Dipartimento Fisiopatologia Respiratoria Ospedale Piero Pelagi Firenze

  La gestione delle malattie croniche durante l’epidemia coronavirus è sicuramente più problematica se si rimane legati ai vecchi schemi. Se invece si comincia a pensare in maniera diversa, in modo sistemico con una rete in cui ogni nodo è attivo, la sfida si può essere affrontata. Non si deve pensare più a territorio ed ospedale in maniera separata ma con ponti strutturati permanenti che possono dare sostanza al concetto dell’ “ospedale senza muri”. Un esempio è il trattamento della fibrillazione atriale cronica. Il MMG, una volta individuato il paziente, deve essere in grado di inviarlo in maniera” just in time” ad un centro cardiologico che imposta la terapia anticoagulante con i DOAC e che poi lo riaffida al MMG per il follow up. Quello che conta è trovare dei metodi semplici ed efficaci per la comunicazione come la telemedicina e il teleconsulto”, ha raccontato Giancarlo Landini, Direttore Dipartimento Medico e Specialistiche Mediche Azienda USL Toscana Centro

 Il diabete sta diventando sempre più frequente: ormai, colpisce oltre il 7% delle persone in Toscana, con una tendenza ulteriore all’aumento. Le nostre capacità di curare efficacemente il diabete, riducendo l’impatto sulla qualità della vita e il rischio di complicanze, è molto migliorato nel corso degli ultimi anni, grazie ad una tumultuosa innovazione, sia nel settore dei farmaci che in quello delle tecnologie. Questa stessa innovazione, però, genera potenziali problemi: da un lato, l’innovazione può provocare un aumento di spesa che, nei grandi numeri, può diventare insostenibile. D’altro canto, la rapidità dell’innovazione rende più complessa la gestione della patologia, costringendo i clinici ad un processo di aggiornamento che talora supera le possibilità dei non specialisti. Questo quadro generale deve indurci a riprogettare in maniera estesa, i percorsi assistenziali, le modalità di acquisizione e distribuzione dei farmaci e dei dispositivi e i processi di formazione e aggiornamento del personale sanitario. I percorsi assistenziali devono essere disegnati con il coinvolgimento, in tutte le fasi della malattia, di medici di medicina generale, diabetologi e altri operatori sanitari, modulando le prestazioni sulle esigenze del singolo paziente. I farmaci e i dispositivi devono essere gestiti in maniera tale da contenere più possibile i costi di acquisto e di distribuzione, garantendo al tempo stesso che le persone con il diabete possano avvalersi, ove appropriato, anche delle tecnologie più innovative. Infine, la formazione e l’aggiornamento dei medici e degli operatori sanitari devono essere ridisegnate, nel quadro di una più fattiva collaborazione tra le Università e le varie componenti del Servizio Sanitario regionale, con investimenti adeguati”, ha detto Edoardo Mannucci, Direttore Diabetologia AOU Careggi Firenze

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