SECONDA ONDATA: DOVE L’ITALIA HA FALLITO E COSA PUO’ IMPARARE DALL’ESPERIENZA CINESE

Seconda ondata

Best practices a confronto per combattere il Covid 19. Uno scambio proficuo di informazioni ed esperienze con l’unico scopo di creare un ponte Europa Cina per la lotta al Covid 19 e fermare le seconda ondata.

Questo è quanto è avvenuto durante il webinar “LOTTA AL COVID-19 BEST PRACTICES CINA/EUROPA”, che ha rappresentato un ponte comunicativo e ha voluto fare il sunto delle best practices italiane e cinesi per poter imparare l’uno dall’altro in modo da affrontare con ancora più efficacia la pandemia da Coronavirus.

Il Webinar è stato promosso e organizzato da Motore Sanità in collaborazione con MEDEX-International Medical Center Italy ed ha trattato i principali punti in materia di gestione sanitaria dei pazienti Covid e delle migliori pratiche per evitarne la diffusione, grazie all’intervento di luminari italiani e cinesi, che si sono resi disponibili a confrontarsi in modo costruttivo. Per la Cina hanno partecipato: Dr. Zhang Junhua, Vice Direttore del Talent Exchange Service Center of the Health Human Resources Development Center (HHRDC), the National Health Commission, PR China; dall’ ospedale di Beijing: Dr. Xi Huan, Vice Direttore dell’Ospedale di Pechino, “National Advanced Individual in Fighting New Coronary Polmonite Epidemic”; Dr. Cai Mang, Dipartimento di Gestione delle Infezioni Ospedaliere (Prevenzione e Controllo delle Malattie) del Beijing Hospital; Dr. Xu Xiaomao, Vicedirettore del Dipartimento di Medicina Respiratoria e Medicina Critica del Beijing Hospital; Dr. Sun Chao, Vicedirettore del Reparto Infermieristico del Beijing Hospital.

Per l’Italia i relatori erano: Dr. Luigi Bertinato – Responsabile Segreteria Scientifica Istituto Superiore di Sanità, Dr. Luciano Flor – Direttore Generale AOU Padova, Dr. Antonio Cascio – Direttore Unità Operativa Malattie Infettive Policlinico P. Giaccone, Palermo; Dr. Alessandro Perrella –Infettivologo AORN Cardarelli, referente del percorso clinico Covid del nosocomio e dell’unità di crisi regionale per l’emergenza; Dr. Giulio Fornero – Direzione Scientifica Motore Sanità, già Direttore Dipartimento Qualità e Sicurezza delle Cure dell’Azienda Ospedaliera-Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino; Dr. Claudio Zanon – Direttore Sanitario Ospedale Valduce Como e Villa Beretta Costa Masnaga Lecco, Direttore Scientifico Motore Sanità.

“Capire il perché Cina, Corea del Sud e Giappone siano, dopo una prima ondata impegnativa come a Wuhan, paesi Covid-Free è estremante importante per acquisire best practices da applicare possibilmente anche nella nostra realtà attualmente sottoposta ad un’ulteriore dura prova sanitaria, sociale ed economica da una seconda ondata preoccupante seppur diversa dalla prima. Comprendere i sistemi di tracciamento cinesi, le cure mese in atto, l’organizzazione ospedaliera e le aspettative sul vaccino sono i punti fondamentali di un confronto vero con possibili ricadute importanti sulle azioni immediate e future da intraprendere nel nostro Paese che, ricordiamo, è grande quanto la sola provincia di Hubei (di cui Wuhan fa parte) in cui abitano 60 milioni di cinesi. Motore Sanità ha ritenuto di organizzare il primo webinar di confronto tra Cina ed Italia per collaborare all’attuale tentativo di completo controllo della pandemia a cui devono partecipare cittadini, istituzioni, realtà produttive ed operatori sanitari”, queste le parole di Claudio Zanon, Direttore Scientifico di Motore Sanità.

“Sapere che l’Italia ha avuto ottimi risultati nel contenimento del virus durante la prima ondata ci fa molto piacere e ci complimentiamo per l’ottima gestione della situazione. Per questo, siamo lieti di poter condividere le best practices cinesi per aiutare l’Italia ad affrontare anche la seconda ondata senza gravi ripercussioni”. dichiara il Prof. Zhang Junhua, Vice Direttore del Talent Exchange Service Center of the Health Human Resources Development Center (HHRDC) della Commissione Nazionale per la Salute cinese.

Le best practices cinesi:

  • Identificazione precoce dei contagiati
  • Vasta capacità di erogare tamponi
  • Triage clinici immediati su chi ha il contratto il virus
  • Applicazioni per smartphone per avvertire chi è entrato a contatto con un contagiato in modo da iniziare immediatamente una quarantena di 14 giorni

LA MACRO-GESTIONE CINESE DELL’EMERGENZA UN ESEMPIO PER L’EUROPA

Parlando di prevenzione e controllo il Prof. Zhang della Commissione Nazionale per la Salute cinese sottolinea l’importanza costituita dalla capacità del governo cinese di gestire con un’ottima capacità di macro-gestione e controllo dell’epidemia, ma ha anche parole di apprezzamento verso la disciplina del suo popolo. “Dobbiamo ringraziare il popolo cinese per la comprensione e la collaborazione mostrate verso le decisioni prese dal governo durante la lotta all’epidemia. Il senso di un’igiene pubblica, indossare le mascherine, il distanziamento sociale e l’isolamento volontario dei cittadini sono stati strumenti utilissimi di lotta al coronavirus, insieme agli altri sistemi adottati dal paese quali i sistemi smart di contact tracing, vari livelli di screening, elevato numero di tamponi. Solo una lotta comune può portare ai risultati migliori”.

LA CINA STUDIA 14 POSSIBILI VACCINI, 4 SONO ENTRATI IN FASE 3 DELLA SPERIMENTAZIONE

L’8 Ottobre 2020 la Cina si è associata all’iniziativa globale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sul vaccino anti COVID-19 come bene pubblico globale, denominata COVAX. Si è fatta quindi carico insieme ad altri paesi della responsabilità di partecipare ad un’alleanza per la fornitura di vaccini a livello mondiale. Dal punto di vista scientifico la Cina ha in sperimentazione ben 14 differenti vaccini di cui quattro sono entrati nella fase 3 (l’ultima) di sperimentazione del proprio vaccino. Attualmente sono oltre 60milioni i cittadini cinesi che volontariamente si sono sottoposti alla sperimentazione di questi vaccini. Se un vaccino dovesse superare, come sperato, tutte le fasi di sperimentazione sono previsti due punti di produzione che secondo le autorità cinesi saranno in grado di fornire anche 300milioni di dosi per anno.

LA COLLABORAZIONE INTERNAZIONALE COME UNICA SOLUZIONE A QUESTA EMERGENZA

Il Vice Direttore dell’Ospedale di Pechino Dr. Xi Huan, dopo una presentazione della struttura, ha ricordato che il Beijing Hospital ha progetti di collaborazione con molti ospedali americani ed europei, ricordando quanto sia importante condividere saperi e conoscenze. Anche le autorità scientifiche italiane hanno sottolineato l’importanza di questo incontro e l’importanza di relazioni di cooperazione scientifica stabili tra Italia e Cina.

L’ATTUALE SITUAZIONE ITALIANA

Durante il webinar si è fatto anche il punto sulla situazione italiana. “I casi della seconda ondata hanno superato di gran lunga di dati della prima. Anche la percentuale di positivi rispetto ai test è molto alta, circa il 20%. Si sta vivendo però ancora una volta una differenza tra regione e regione, con una prevalenza maggiore nelle regioni del nord. Sicuramente non possiamo paragonare i dati puri del periodo della prima ondata e quelli della seconda, ma possiamo sicuramente mettere a confronto il numero dei pazienti ospedalizzati che attualmente stanno crescendo in maniera esponenziale. Stanno crescendo in maniera parallela sia i ricoveri normali da Covid che i ricoveri in terapia intensiva. Questa situazione deve tenerci in allerta massima”. Queste le parole di Antonio Cascio Direttore Unità Malattie Infettive Policlinico P. Giaccone, Palermo

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Covid-19: test sierologici in arrivo

Covid-19: I test

28 ottobre 2020 – Con la ripresa dei contagi da Covid-19, oltre alle esperienze cliniche e terapeutiche acquisite sono indispensabili i test sia mediante tampone sia sierologici più precisi, specifici e sensibili e più rapidi nell’esecuzione e nella risposta. Il test molecolare con tampone naso-faringeo dovrebbe essere fatto al soggetto sospetto il più precocemente possibile alla comparsa dei primi sintomi mentre il test sierologico è utile per scoprire l’andamento anticorpale, identificare potenziali donatori di siero terapeutico, definire il tasso di letalità, diffusione geografica e nelle diverse fasce di età. I test molecolari e sierologici disponibili a breve sul mercato garantiranno risposte sempre più rapide per contenere la diffusione del virus nella speranza che al più presto venga reso disponibile un vaccino sicuro ed efficace capace di eradicarlo definitivamente. Per fare il punto della situazione, Mondosanità ha organizzato il webinar ‘I TEST SIEROLOGICI PER LA DIAGNOSI DI COVID-19 ESPERTI A CONFRONTO’, realizzato grazie al contributo incondizionato di Roche e Lifebrain.

“I test sierologici rilevano la presenza nel sangue di anticorpi eventualmente sviluppati da chi è entrato a contatto con il virus. La cinetica degli RNA e degli anticorpi dopo aver contratto l’infezione da Sars-Cov2 non è la stessa: l’ RNA è dosabile da subito, presente anche in soggetti asintomatici, mentre le IgM, gli anticorpi indicativi di una infezione in corso, risultano dosabili verso il 7° giorno; dal 14°giorno in poi comincia la produzione delle IgG, le immunoglobuline deputate ad una risposta immunitaria più duratura e indicative di una infezione pregressa, le quali, poi, persisteranno nel tempo mentre le IgM scenderanno dal 21° giorno. I test sierologici possono essere di due tipi: uno basato sul prelievo di qualche ml di sangue e l’altro basato sull’utilizzo di una goccia di sangue, meglio noto come pungi dito. Attualmente nessuno dei due ha valore diagnostico, in caso di positività è sempre necessario effettuare un tampone molecolare. Ma è importante continuare la loro messa a punto, la loro sperimentazione, identificare un test sierologico altamente sensibile è una ulteriore arma per sconfiggere il virus, data la rapidità di risposta ed il facile utilizzo, ad esempio nelle scuole”, ha spiegato Antonio Giordano, Dipartimento di Biotecnologie mediche dell’Università di Siena e direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine della Temple University di Philadelphia

Fermo restando che il Gold Standard per la diagnosi di SARS-CoV-2 è il test molecolare o tampone, che ricerca direttamente l’RNA del virus con tecniche di biologia molecolare (Reverse Real-Time PCR), il test sierologico, che non ricerca il virus ma ci dice se un soggetto è entrato a contatto in tempi più o meno recenti con esso, rimane uno strumento molto utile per lo screening e la valutazione epidemiologica dell’immunità al Covid-19 per determinate fasce di popolazione o categorie professionali”, ha dichiarato Graziella Calugi, Chief Medical Officer Gruppo Lifebrain

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Tumori neuroendocrini: “Teragnostica la nuova arma a difesa dei pazienti”

Tumori neuroendocrini

Roma, 28 ottobre 2020 – Approccio multidisciplinare, accesso uniforme alle terapie innovative e loro uso appropriato e personalizzato alle caratteristiche del paziente, per stabilire la necessità per le strutture ospedaliere e per il servizio sanitario regionale di introdurre la teragnostica nella pratica clinica. Questo l’obiettivo del webinar “TERAGNOSTICA SFIDE DI OGGI E PROSPETTIVE FUTURE”, organizzato da MOTORE SANITÀ grazie al contributo incondizionato di Advanced Accelerator Applications, che ha visto la partecipazione dei massimi esperti del panorama sanitario italiano. Questo approccio permette, sin dalla fase diagnostica, di migliorare la stadiazione della patologia, selezionare i pazienti non risponder, definire le terapie successive ed il follow-up. I recenti progressi della ricerca hanno portato all’approvazione della prima terapia radio recettoriale per la presa in carico dei pazienti affetti da tumori neuroendocrini.

“Oggi è possibile fare la diagnosi e la terapia di una determinata malattia insieme, non con strumenti molto diversi e non in luoghi e tempi spesso differenti. Con il termine teragnostica si riassume questa nuova disciplina che trova applicazione in Medicina Nucleare e nella pratica clinica, impiegando diverse sostanze che sia da sole sia in coppie possono essere utilizzate per questo scopo: radiofarmaci marcati con radioisotopi gamma o positrone emittenti per la diagnostica possono essere marcati anche con radioisotopi alfa o beta- per la terapia. Una delle più interessanti novità  in questo campo è in una classe di neoplasie rare ma piuttosto difficile sia da diagnosticare precocemente che da trattare: i tumori neuroendocrini. È importante arrivare ad un PDTA di riferimento sui tumori neuroendocrini, al fine di garantire la presa in carico ed un trattamento ottimale secondo linee guida basate sull’evidenza scientifica, attraverso un approccio multidisciplinare integrato in tutto il territorio regionale”, ha spiegato Orazio Schillaci, Direttore della Scuola di Specializzazione in  Medicina Nucleare, Rettore Università “Tor Vergata”, Roma

“Neoplasie rare ma in costante crescita nel mondo, le neoplasie neuroendocrine sono così definite perché caratterizzate dalla simultanea presenza di marcatori del sistema nervoso e del sistema endocrino. Note dai primi del 1900, solo nel 2010 sono state riconosciute dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come universalmente maligne e perciò dotate di un sistema omogeneo di misura della loro aggressività biologica (grado) e diffusione (stadio). Possono insorgere in ogni organo mantenendo caratteristiche di tipo ed aggressività distintive per ogni sede. Sono più spesso caratterizzate da un comportamento clinico di basso grado di malignità, a significare che, se non trattate, possono diffondere nell’organismo con passo lento ma progressivo. Il loro trattamento d’elezione è la chirurgia, tuttavia soprattutto quando diffuse a multiple sedi dell’organismo (alto stadio) necessitano anche di terapia medica. Le neoplasie neuroendocrine sono tra i primi esempi di cancro per i quali esiste almeno un bersaglio terapeutico molecolare utile a “vedere” la neoplasia ed efficace a frenare la crescita neoplastica. Il bersaglio è il recettore/i dell’ormone somatostatina, presente in grande quantità sulle cellule tumorali. La molecola usata sia per l’imaging sia per il trattamento è l’analogo/i sintetico della somatostatina, coniugato o meno con radionuclidi, che specificamente aggancia il recettore/i. In sintesi, un esempio di teragnostica disponibile e di comprovata efficacia clinica”, ha detto Guido Rindi, Direttore UOC Anatomia Patologica Fondazione Policlinico Universitario “A. Gemelli” IRCCS, Roma

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SALUTE MENTALE: ASSISTENZA PSICHIATRICA E MISURAZIONE DEGLI ESITI ASSISTENZIALI

salute mentale

“Troppi pazienti non presi in carico e ritardi diagnostici, indispensabile maggiore coordinamento a livello locale e più supporto economico alle famiglie disagiate”

Roma, 27 ottobre 2020Per affrontare i problemi legati ai disturbi mentali, in particolare alla qualità dell’offerta di cura nei sevizi, analizzando i punti di forza e criticità e le azioni in corso a livello locale, Motore Sanità ha organizzato nel Lazio, con il contributo incondizionato di Angelini, il webinar “LA SALUTE MENTALE. FOCUS SULL’ASSISTENZA PSICHIATRICA E LA MISURAZIONE DEGLI ESITI ASSISTENZIALI”, terzo di tre di appuntamenti regionali. In Italia, i dati del rapporto sulla Salute Mentale del 2017 dicono che i pazienti psichiatrici assistiti dai servizi specialistici siano oltre 850mila; di cui 336mila entrati in contatto con i servizi per la prima volta; le persone di sesso femminile rappresentano il 54% dei casi; il 68% dei pazienti sono al di sopra dei 45 anni. La spesa complessiva è stata di 4 miliardi di euro, di cui l’assistenza ambulatoriale ben il 47% del omplessivo, il residenziale il 40% e il semiresidenziale il 13%. Il costo medio annuo per residente dell’assistenza psichiatrica, territoriale e ospedaliera, è pari a 78 euro.

“Nel caso delle malattie Covid correlate si vive una drammatica condizione di attesa associata alla cosiddetta ‘ansia anticipatoria’, con una snervante, continua, distruttiva attesa dell’esame, del referto, della terapia. L’attesa si accompagna al terrore ed alla paura connessa alla singola malattia che si teme possa essere stata contratta In relazione alla situazione di vita che ci fa vivere il Covid, un virus che desta profonda preoccupazione e angoscia perché ha trattamenti complessi ed impegnativi, non sempre risolutivi. A causa del clamore mediatico che la pandemia suscita, la sospensione del tempo è percepita come un’attesa alterata e dilatata, apparentemente infinita, che può essere vissuta in modi differenti a seconda delle nostre personalità. Vediamo ogni giorno sempre più persone che subiscono passivamente l’attesa, che diventa una sorta di alibi per attuare un atteggiamento rinunciatario, passivo, che moltiplica i problemi, mentre ne vediamo altre insofferenti che reagiscono in modo aggressivo e a volte violento, altre ancora che tentano di non tenere conto delle limitazioni, pagandone le conseguenze anche legali”, ha dichiarato Massimo Di Giannantonio, Presidente Eletto SIP

“La chiusura degli ospedali psichiatrici stabilita dalla legge 180 ha spostato sui servizi territoriali, i reparti psichiatrici ospedalieri e le famiglie la presa in carico delle persone con disturbi psichici. Per realizzare in modo funzionale tale obiettivo, è importante che i servizi psichiatrici lavorino in un sistema di rete capace di rispondere alle diverse esigenze assistenziali sia in fase acuta che nel prosieguo delle cure. È indispensabile evidenziare i punti di forza e criticità dei servizi psichiatrici nei DSM con particolare attenzione alla schizofrenia e non solo. Come anche riflettere sulla psichiatria di genere e di consultazione, i PDTA, la continuità delle cure, gli aspetti giuridici della presa in carico. Le tematiche vanno affrontate con l’update della situazione regionale, con l’analisi dei punti di forza e criticità, l’importanza del riconoscimento e le reali risorse economiche a disposizione”, ha spiegato Alberto Siracusano, Direttore UOC Psichiatria e Psicologia Clinica Policlinico Tor Vergata

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Patologie reumatiche in Lombardia: “Per gli esperti è ora di creare una vera rete sul territorio per nuovi percorsi di cura”

Patologie reumatiche in Lombardia

Milano 27 ottobre 2020 Implementare la telemedicina, abbattere le liste d’attesa, migliorare intesa ospedale-territorio, creare una rete reumatologica, con maggiore sinergia tra lo specialista, il farmacista ospedaliero e il MMG per garantire una migliore qualità di vita alle persone affette da artrite reumatoide. Per fare il punto sulla situazione delle patologie reumatiche in Lombardia, come già accaduto in Puglia, Veneto e Campania, con la RoadMap REUMARETE, si è svolto con gli esperti, il webinar ‘IL PAZIENTE REUMATOLOGICO LOMBARDO PERCORSI DI CURA POST COVID’, organizzato da Mondosanità e con il contributo incondizionato di Bristol-Myers Squibb ed IT-MeD.

“La valutazione dell’impatto della pandemia sui pazienti portatori di malattie infiammatorie croniche reumatologiche non può prescindere da due ordini di considerazioni. Il primo riguarda l’impatto della infezione da Sars-Cov-2 sulla comunità dei pazienti reumatologici. A questo aspetto la SIR ha tentato di dare una risposta mediante l’istituzione precoce di un registro di casi di contagio insorti in pazienti reumatologici evidenziando che l’infezione non è probabilmente più frequente in questa popolazione e che l’impatto delle terapie è minimo. Il messaggio che ne è scaturito è stato quello di comunicare ai pazienti la necessità di proseguire le terapie in quanto una malattia non controllata sembra essere un fattore di rischio aggiuntivo della possibilità di contagio. Il secondo punto da considerare è relativo alla riduzione delle prestazioni ordinarie per i nostri pazienti, resasi necessaria in funzione dell’allargamento a macchia d’olio del contagio. Per questo è fondamentale che vengano finanziate iniziative di controllo e di monitoraggio a distanza dei pazienti onde evitare che questa grande e fragile comunità di persone si senta abbandonata a casa senza più possibilità di controllo specialistico. La telemedicina offre a questo proposito notevoli opportunità e la SIR ha approntato una piattaforma specifica per il telemonitoraggio da applicare a livello nazionale. È fondamentale che gli organi regolatori ci affianchino in questo programma attraverso il riconoscimento anche economico delle prestazioni a distanza che possono contribuire a ridurre gli spostamenti e quindi i contagi consentendo un adeguato monitoraggio della sicurezza e della aderenza alle terapie in atto”, ha detto Luigi Sinigaglia, Presidente Nazionale della Società Italiana di Reumatologia (SIR) 

“La Lombardia è stata la regione italiana più duramente colpita dall’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia da Covid-19: se tale evento di eccezionale gravità ha modificato la vita di tutti, è necessario osservare da vicino quale impatto esso abbia avuto nella vita di chi in Lombardia vive con una patologia reumatologica cronica. Come Associazione Lombarda dei Malati Reumatici e tutte le altre associazioni a noi affini con le quali collaboriamo, vogliamo che il webinar di oggi, sia l’occasione per confrontarci con gli esperti per ragionare insieme su aspetti cruciali – resi ancora più urgenti dalla pandemia – tra i quali le liste d’attesa, la creazione di una rete reumatologica sul territorio lombardo, il ruolo della telemedicina e in generale tutti gli aspetti che anche in tempo di pandemia possono concorrere alla positiva qualità di vita di tutte le persone che affrontano una patologia reumatologica cronica”, ha spiegato Maria Grazia Pisu, Presidente ALOMAR ODV

“La pandemia, in questo momento, sta ripresentando le problematiche più critiche che abbiamo già vissuto. La difficoltà d’accesso agli Ospedali e agli ambulatori medici ha riaperto un problema che rende i pazienti incerti e preoccupati sul loro futuro a causa della lungaggine delle liste d’attesa per prime visite ed eventuali rimandi delle visite di controllo già programmate. Ma questo vale per tutta Italia e noi di ANMAR lo abbiamo fatto notare da marzo. La difficoltà a fissare appuntamenti per visite specialistiche che, con patologie multidisciplinari, sono necessarie. Vale per tutta Italia. Parliamo di patologie che spesso hanno delle comorbidità e devono essere seguite oltre che dal MMG che spesso è escluso dal nostro percorso di cronici, anche gli specialisti non si confrontano per gestire al meglio la patologia o le patologie. La creazione di una rete reumatologica sul territorio lombardo risulta impellente e ci stiamo lavorando con la Regione che aveva già avviato i lavori ma con le difficoltà del momento e con il cambio dei referenti regionali incaricati, è in attesa di poter ripartire. La telemedicina in Lombardia è attiva. Il Fascicolo Sanitario è adeguato e accessibile. Ovviamente per chi non è attrezzato a livello telematico, diventa più difficile. Anche se per quanto concerne l’interoperabilità dei sistemi/piattaforme diventa un problema. Il paziente è titolare/proprietario dei suoi dati. I dati nel fascicolo non sono interoperabili tra i sistemi attuati, ANMAR si sta adoperando con smart share di far sì che le varie piattaforme possano interagire per rendere il percorso del cronico più agevole, degli specialisti più veloce e di dare la possibilità al MMG di essere coinvolto nel percorso di cura del paziente”, ha dichiarato Silvia Tonolo, Presidente ANMAR

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Progetto ‘Oncorete Sharing and Innovation System’: “Indispensabile una Rete oncologica in ogni Regione italiana”

Progetto ‘Oncorete Sharing

Roma, 26 ottobre 2020Supportare un modello di governance innovativo ed efficiente che porti indubbi vantaggi ai pazienti. Il Progetto ‘Oncorete Sharing and Innovation System’, serie di appuntamenti regionali, organizzati da Motore Sanità, con il contributo incondizionato di Bristol-Myers Squibb, oggi fa tappa nel Lazio per tirare le somme con tutti gli esperti a livello nazionale.

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XIII FORUM ECONOMICO EURASIATICO DI VERONA, SEVERINOV: “IN RUSSIA ALLO STUDIO QUATTRO VACCINI ANTI COVID”

XIII FORUM ECONOMICO

Verona, 22 ottobre 2020 – Al XIII Forum Economico Eurasiatico di Verona si è parlato di genetica e ricerca del genoma, e di quanto le stesse siano in grado di migliorare la salute dell’umanità, ma anche di fornire una svolta in molti settori dell’economia. Considerando che il lavoro sul genoma viene percepito molto diversamente in Oriente e in Occidente, la cooperazione internazionale e la possibilità di nuovi standard globali costituiscono un elemento chiave di successo.
A confermarlo Konstantin Severinov, Direttore del Centro di Ricerca moscovita Scoltech Center of Life Sciences, uno dei massimi esperti al mondo.
“Le opportunità di lavoro e la collaborazione tra scienziati di vari Paesi non si esauriscono mai – dichiara -. Le relazioni tra Italia e Russia, in riferimento agli studi genetici, vivono una nuova partenza. Cito in particolare la collaborazione della Russia con l’Istituto di Ricerca Genetica Umana diretta da Ruggero De Maria, presidente dell’Istituto Italiano per Medicina del Genoma (IIGM)”.
Quali sono le opportunità che le conoscenze legate al genoma possono offrire?
Severinov è laconico e arriva subito al nocciolo della questione: “Anche per le malattie genetiche – afferma – vale la regola che prima si diagnosticano meglio si possono curare”.
A segnare un nuovo corso l’impulso del Presidente Russo, Vladimir Putin: “Fino a un anno fa la Russia non era specificamente all’avanguardia nella ricerca genetica ma il Presidente Putin ha promosso un programma di ricerche e ora stiamo lavorando intensamente per concretizzarlo. Sono già quattro i vaccini contro il coronavirus allo studio (di cui il primo potrebbe essere disponibile al pubblico in Russia e in altri Paesi tra fine ottobre e inizio novembre)”, osserva Severinov.
Che conclude: “Il genoma è un problema a lungo termine che permarrà oltre il Covid-19 ma allo stesso tempo questa pandemia ci ha messo nelle condizioni di attuare nuovi studi genetici. Vorrei sottolineare che proprio degli scienziati italiani hanno fatto degli studi di grande valore scientifico, volti a evidenziare la correlazione tra la gravità di manifestazione della malattia e il patrimonio genetico dell’individuo”.

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XIII FORUM ECONOMICO EURASIATICO DI VERONA, CRITICITÀ E NUOVE SOLUZIONI PER I SISTEMI SANITARI DEL MONDO

XIII FORUM ECONOMICO EURASIATICO

Verona, 23 ottobre 2020 – La pandemia di coronavirus ha evidenziato significative carenze in tutti i sistemi sanitari del mondo. Allo stesso tempo, ha lanciato nuove sfide agli imprenditori, ai manager e alle istituzioni per la creazione e il mantenimento di un ambiente tutelato e produttivo e di servizi e spazi pubblici sicuri. Da questo sunto, al XIII Forum Economico Eurasiatico di Verona, si è avviato il dibattito su come ripensare i sistemi sanitari globali al tempo del Covid-19.
Ad intervenire, tra gli altri, il ministro della Salute della Federazione Russa, Mikhail Murashko, che ha confermato come anche nel suo Paese l’efficacia del sistema sanitario incida a livello macroeconomico e come anche in Russia abbiano dovuto rivedere la pianificazione sanitaria.
Sulla scia di Murashko, il governatore della Regione Puglia Michele Emiliano: “Abbiamo imparato che anche in caso di pandemia le vittime sono spesso quelle che chiamiamo deprivate, che hanno difficoltà di natura economica. La politica deve avere la capacità di ascoltare tutti, ma prendere decisioni molto rapide – ha incalzato Emiliano -. Il nostro sistema è fondato sullo stato di emergenza e per la prima volta le autorità di Protezione Civile si connettono alle autorità sanitarie che fanno capo alle Regioni. In questo modo, con una guida unitaria del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, sono state promosse azioni poi declinate dalle Regioni sulla base delle rispettive esigenze”.
A conclusione, l’intervento di Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria: “Gli investimenti straordinari in sanità purtroppo non riescono oggi a raccogliere i risultati sperati per tante ragioni, per gli errori di programmazione del passato, per le leggi di spesa del sistema della pubblica amministrazione, per le lungaggini di una burocrazia incompatibile con la gestione di una emergenza. Per uscire da una crisi non ancora delineata nella sua complessità, sarà necessario passare dalla logica dei sussidi a misure per rendere competitive le nostre imprese”.

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Farmaci equivalenti: “Dopo anni, pur garantendo sostenibilità al SSN e risparmio ai cittadini, il loro uso in Italia è ancora a macchia di leopardo”

Farmaci equivalenti

19 ottobre 2020 – I farmaci equivalenti avendo stesso principio attivo, concentrazione, forma farmaceutica, via di somministrazione e indicazioni di un farmaco di marca non più coperto da brevetto (originator), sono dal punto di vista terapeutico, equivalenti al prodotto di marca ma molto più economici, con risparmi che vanno da un minimo del 20% ad oltre il 50%. Questo è fondamentale per mantenere sostenibile l’SSN, consentendo da un lato di liberare risorse indispensabili a garantire una sempre maggiore disponibilità di farmaci innovativi, dall’altro, al cittadino di risparmiare di propria tasca all’atto dell’acquisto dei medicinali. Ma l’uso del farmaco equivalente in Italia è ancora basso rispetto ai medicinali di marca, dall’analisi dei consumi per area geografica, nei primi nove mesi 2019 si è visto come il consumo degli equivalenti di classe A sia risultato maggiore al Nord (37,3% unità e 29,1% valori), rispetto al Centro (27,9%; 22,5%) e al Sud Italia (22,4%; 18,1%). Per fare il punto sulla situazione in Italia e sul perché di queste differenze MOTORE SANITÀ ha organizzato il Webinar ‘I FARMACI EQUIVALENTI MOTORE DI SOSTENIBILITÀ PER IL SSN, realizzato grazie al contributo incondizionato di TEVA.

“I farmacisti hanno promosso fin da subito l’utilizzo dei farmaci equivalenti, fornendo ai cittadini informazioni sulla loro sicurezza ed efficacia e soprattutto la loro assoluta affidabilità” ha affermato Achille Gallina Toschi, Presidente Federfarma Emilia-Romagna. “Chiaro è che è necessario garantire la massima aderenza terapeutica ai pazienti, e il farmacista offre sempre un consiglio professionale e massima disponibilità per garantire la massima continuità alle terapie prescritte dal medico”.

I farmaci equivalenti sono una risorsa per il Sistema Sanitario e allo stesso tempo per i cittadini, perché hanno la stessa efficacia terapeutica, ma costano meno pur avendo le stesse caratteristiche farmacologiche e terapeutiche del farmaco di marca. La scommessa che ci vede tutti impegnati è quella di far comprendere alle persone che l’efficacia terapeutica è uguale a quella di un farmaco di marca. È quella di dimostrare che è efficace e funziona come quello di marca perché ha lo stesso principio attivo, la stessa quantità di principio attivo, lo stesso numero di unità posologiche, la stessa forma farmaceutica, la stessa via di somministrazione, anche se costa meno”, ha spiegato Anna Baldini, Segretario Cittadinanzattiva Emilia-Romagna

 

“È stato un importante confronto che ha dimostrato la necessità che tutti gli stakeholder continuino a parlare del valore del farmaco equivalente.  La sfida è lavorare insieme per avere azioni concrete a livello locale, regionale per aumentare l’utilizzo di farmaci equivalenti”, ha aggiunto Umberto Comberiati, Business Unit Head Teva Pharmaceutical

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