Test sierologici a Torino e Novara, positivo il 5,5%

Test sierologici

Per effettuare una mappatura epidemiologica importante, su un campione rappresentativo di cittadini, volontari di associazioni e dipendenti di municipalizzate che hanno svolto servizi di utilità pubblica durante il periodo di lockdown, sono stati effettuati test sierologici a Torino e Novara realizzati dal laboratorio B-Life.

Questa tipologia di iniziativa e nello specifico la volontà di effettuare uno screening è stata una scelta mai fatta da nessun Paese europeo.

I numeri analizzati hanno reso noto che 331 su 6005, ovvero il 5,5%, delle persone testate hanno dato esiti positivi. Nello specifico, 207 su 4.826 a Torino (4,8%), 124 su 1.179 (10,5%) a Novara.

L’assessore alla Ricerca, Matteo Marnati, spiega come i dati ottenuti dai test sierologici effettuati da B-Life, durante l’emergenza Covid in Piemonte, dimostrino lo straordinario lavoro e sforzo fatto dalla Regione e dai cittadini piemontesi. Su una popolazione di 4,3 milioni di abitanti, i cittadini piemontesi che potrebbero essere potenzialmente positivi, non supererebbero le 235.000 persone.

L’iniziativa del laboratorio B-Life, il testare i cittadini di Torino e Novara dalla metà del mese di giugno 2020, è stata condivisa e finanziata dall’ESA – Agenzia Spaziale Europeadall’Università Cattolica di Louvain (Belgio), dal Governo del Lussemburgo e dal Rotary internazionale.

La scelta di effettuare test sierologici sui cittadini della Regione Piemonte, non è certamente stata casuale, infatti, è stato scelto un territorio che facesse parte di una zona fortemente colpita dalla pandemia da Coronavirus dal mese di febbraio 2020.

La volontà è quella di mappare la diffusione del COVID-19 su un campione che sia assolutamente rappresentativo, così da avere una descrizione epidemiologica di individui che nell’ultimo periodo hanno vissuto in una zona fortemente colpita, a maggior ragione persone costrette a dover lavorare nel periodo di lockdown e quindi rischiare di stare a contatto in modo assai ravvicinato con il rischio di essere contagiati.

Stefano Sermonti

Triage multilingue per migliorare il rapporto tra sanitari ed i cittadini stranieri

Triage multilingue

A Torino triage multilingue per migliorare il rapporto tra sanitari e pazienti stranieri.

A causa della pandemia Covid-19, aumentano sempre più i pazienti stranieri che accedono al pronto soccorso: questa cosa, causa enormi difficoltà agli operatori sanitari, nel comunicare con cittadini stranieri, che spesso non parlano una parola della lingua italiana. Per facilitare il rapporto e il dialogo tra staff sanitario e pazienti stranieri, presso l’Azienda Città della Salute di Torino è stato elaborato uno strumento per agevolare la comunicazione tra infermiere e paziente straniero durante il triage.

È stato adattato alle nuove esigenze ed alle peculiarità dei differenti Pronto soccorso uno strumento, inizialmente redatto dal Gruppo di formazione e triage GFT a scopo didattico, e poi sottoposto traduzione a cura dei mediatori culturali dell’ospedale. Questo passaggio è fondamentale perché, a differenza del classico traduttore, il mediatore ha saputo contestualizzare la domanda allo specifico antropologico di provenienza della persona straniera. Ad ora sono venute fuori 6 schede in inglese, arabo, cinese, albanese e romeno, anche se sono in corso di traduzione quelle in spagnolo, francese e russo.

Si parte dalla principale, la “scheda delle risposte”, viene data al paziente e lui la usa per indicare le risposte sulla sagoma di un uomo (dove hai male?), la scala del dolore (indica quanto hai male?), gli intervalli di tempo (da quanto tempo hai male?). A questa si aggiungono poi 5 schede, una per il sintomo, e le altre suddivise per distretto anatomico, che riportano le domande da indicare al paziente in modo che quest’ultimo possa leggerne la traduzione nella propria lingua.

A breve queste schede triage multilingue saranno testate al Pronto soccorso delle Molinette e del CTO, per poi aggiungersi il Regina Margherita, con le schede pediatriche, ed il Sant’Anna, con le schede ostetrico-ginecologiche. Tra i sanitari si è deciso che la frase più utilizzata con i pazienti cinesi, sarà “hai la febbre?”, in modo da ricevere una risposta altrettanto decisa.

Stefano Sermonti

Il Piemonte nel post COVID-19: “Riorganizzare la medicina con più collaborazione tra Regione, strutture pubbliche e private”

Il Piemonte nel post COVID-19

13 luglio 2020 – Continuità terapeutica e presa in carico dei pazienti, soprattutto cronici, rappresentano la pietra miliare della sanità italiana. L’apporto del settore privato in ambito clinico e socioassistenziale è fondamentale per ottenere il massimo nel rapporto ospedale e territorio. Indispensabile diventa quindi una stretta collaborazione tra Regione e strutture pubbliche e private accreditate, un coinvolgimento di tutti gli attori nei PDTA, nei modelli di assistenza, nell’organizzazione dei piani terapeutico assistenziali.

Per rilanciare la medicina territoriale piemontese, Motore Sanità ha organizzato il Webinar “Focus Proposte per il rilancio della medicina territoriale in era post Covid-19” realizzato grazie al contributo incondizionato di NOVARTIS e SERVIER e che ha visto il coinvolgimento di tutto il comparto salute della Regione Piemonte. Successivamente verrà stilato un documento che verrà poi diffuso ai componenti della Commissione Regionale Sanità e all’Assessorato Regionale alla Sanità.

“In Italia abbiamo avuto 240 mila casi di Covid, ma il reale problema sono le malattie croniche, per le quali noi dobbiamo intervenire con una gestione diversa. Regione Piemonte ha individuato un nuovo dipartimento post pandemia, ma è necessaria una revisione dell’area territoriale, mettendo assieme un sistema che ha al momento livelli di complessità molto alte. Ci troviamo davanti ad un lavoro molto complesso, abbiamo bisogno di partecipazione forte da parte degli attori di sistema, abbandonando la logica dei silos, cercando invece una visione di sistema, trovando modelli comuni, con opinioni, progetti e sogni che possano essere tradotti in realtà e che portino sempre di più il cittadino al centro della sanità della Regione Piemonte”, ha detto Franco Ripa, Responsabile Programmazione dei Servizi Sanitari e Socio Sanitari, Regione Piemonte

“Le RSA escono dalla bufera Covid, per un verso, ingiustamente colpevolizzate e appannate nell’immagine ma, per altro verso, riportate al centro dell’attenzione della politica sanitaria. Si discute finalmente della loro corretta collocazione all’interno del percorso di continuità che va dall’ospedale al domicilio. Dalle scelte che, spero, il programmatore regionale farà dovranno conseguire requisiti strutturali e di organico coerenti, anche sotto il profilo del personale medico, che non potranno trascurare un corretto rapporto costi/benefici. Invece di dare la caccia all’untore, identificato troppo facilmente nell’anello più debole della catena socioassistenziale, conviene che a tutti i livelli si concorra per rafforzarlo,” ha spiegato Michele Vietti, Presidente Finlombarda e Gruppo Santa Croce

“L’esperienza COVID ha evidenziato i punti di forza e di criticità di alcuni sistemi sanitari regionali. È consolidato il fatto che le regioni che hanno da tempo strutturato la medicina territoriale in modo ottimale con un solido collegamento con le realtà ospedaliere sono quelle che hanno retto meglio all’urto pandemico. nello stesso tempo l’alto numero di contagiati e di deceduti nelle RSA hanno messo in luce la necessità di rivederne il modello verso una maggiore clinicizzazione e conseguente implementazione dell’home care anche soprattutto per le persone anziane. Il piano nazionale della cronicità rappresenta uno spunto operativo utile, ma al solito, tali piani non sono sino ad ora finanziati in maniera adeguata. Anche il Piemonte deve rivedere la propria organizzazione territoriale, utilizzare al meglio la tecnologia e la DGR sulla telemedicina ne rappresenta il primo passo e deve ricollocare al centro del sistema extraospedaliero il MMG con obiettivi ed indicatori di processo ed outcome ben definiti e vincolanti così come avviene per le aziende ospedaliere”, ha raccontato Claudio Zanon, Direttore Scientifico Motore Sanità

Il webinar è andato in onda sul sito internet www.motoresanita.it