CS Telemedicina 2 marzo 2015 Milano

La Telemedicina è la protagonista del primo workshop di respiro tecnologico organizzato da Motore Sanità che per l’occasione di fa “Tech”. L’appuntamento è a Milano, presso la Sala Pirelli di Palazzo Pirelli con “Telemedicina. Salute in rete o buoni propositi”. L’evento è patrocinato da Regione Lombardia, Federsanità Anci, Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e di FederAnziani Senior Italia.

L’incontro con i maggiori rappresentanti della Sanità italiana e lombarda vuole essere un momento di confronto per delineare progetti e prospettive attorno ad una grande opportunità per il Sistema Sanitario Nazionale – la Telemedicina – per garantire una sempre migliore assistenza e cura ai cittadini bisognosi.

Dalla Regione Lombardia – con il progetto CReG di gestione dei malati cronici; il progetto integrato di telemedicina domiciliare “Hospital at home” proposto dall’Asl Monza Brianza; la telepresenza con l’impiego di robot intelligenti per la riabilitazione; il progetto AREU Lombardia sul trasporto neonatale, all’applicazione della Telemedicina nella gestione iperacuta dell’ictus cerebrale, fino alla proposta di FIMMG circa nuove modalità di presa in carico del paziente cronico – alla Regione Piemonte con Protèus, il primo programma piemontese di screening al mondo che utilizza tecniche di imaging avanzate per la diagnosi dei tumori, al teleconsulto in urgenza per i traumi cranici e lo Stroke in ospedali periferici, alla “Neurochirurgia Km zero.

«L’utilizzo di tecniche e strumenti di Telemedicina appare ormai indispensabile per sostenere nel campo dei sistemi sanitari più equità di accesso alle cure, continuità delle prestazioni e contenimento della spesa in considerazione della possibile razionalizzazione dei processi sociosanitari». E’ il commento del Vice Presidente della Regione Lombardia e Assessore alla Salute Mario Mantovani. «Regione Lombardia anche in questo campo da sempre si conferma modello di innovazione, avendo da anni investito in modelli sperimentali a livello domiciliare, in linea con gli altri Paesi europei. Anche il Libro Bianco per la riforma del sistema sociosanitario lombardo ha chiaramente indicato la necessità di individuare nuovi sistemi di cura orientati alla presa in carico proattiva, integrata e multidimensionale dei pazienti, soprattutto al fine di governare le problematiche relative all’invecchiamento della popolazione ed alla prevalenza delle malattie croniche sull’acuzie che si verificherà nei prossimi anni. La diffusione e l’implementazione di tutti gli strumenti legati all’information and and communication technology sarà certamente una delle strade privilegiate».

«Più che di telemedicina – prosegue Walter Bergamaschi, Direttore Generale della Salute di Regione Lombardia – vogliamo puntare sulla progettazione di modi innovativi di assistere soprattutto i pazienti cronici, che permettano loro di rimanere al proprio domicilio garantendone una migliore qualità della vita, allo stesso tempo permettano al sistema sanitario di risparmiare ospedalizzazioni inutili che sono le più costose».

Il Consigliere della Regione Lombardia Stefano Carugo spiega: «Sicuramente la Telemedicina è, e potrà essere, una risposta efficace per portare più salute a casa di quei pazienti, fragili, che spesso non riescono ad accedere ai servizi sociosanitari» «Inoltre la semplicità e i sempre più

nuovi device consentiranno, in modo professionale ed adeguato, di fare diagnosi e quindi successive terapie sempre più personalizzate. Il futuro è già presente. Dobbiamo venire sempre più incontro alle esigenze del territorio».

L’esperienza lombarda di telemonitoraggio domiciliare si inserisce nel più ampio progetto CReG di gestione dei malati cronici. I 100 pazienti che hanno accettato di aderire alla sperimentazione si sono dichiarati soddisfatti.

I risultati positivi della sperimentazione CReG sono stati più volte evidenziati dalla direzione generale salute della Regione Lombardia, in particolare il miglioramento delle condizioni cliniche dei pazienti e di conseguenza la riduzione dei ricoveri ospedalieri e degli accessi al pronto soccorso.

«La sperimentazione, in termini di assistenza ai malati cronici – spiega Fiorenzo Corti, responsabile Comunicazione nazionale Fimmg – è stata tesa a privilegiare lo spostamento delle informazioni più che delle persone, garantendo un monitoraggio delle condizioni cliniche del paziente al proprio domicilio, sotto lo stretto controllo del proprio medico di famiglia».

Regione Lombardia ha inoltre promosso negli ultimi anni diversi progetti di ricerca e percorsi terapeutici, oltre a ripetute campagne informative per ridurre il “ritardo evitabile” nella gestione iperacuta dell’ictus cerebrale, portando in 6 anni dall’11.8% al 75% i malati trattati sui potenzialmente curabili, grazie all’ottimizzazione della rete ospedaliera di offerta.

«L’ultima frontiera, per arrivare al 100% della copertura terapeutica, è rappresentata dalla telemedicina, lo strumento più avanzato in grado di portare il trattamento a coprire tutto il territorio in tempi ultraveloci senza spostare l’ammalato – spiega Mario Guidotti, Direttore del Dipartimento Area medica dell’Unità operativa complessa di Neurologia dell’Ospedale Valduce -. Il risparmio di tempo si trasforma in ricavo di cervello perché nell’ictus ogni secondo guadagnato rappresenta milioni di cellule salvate, sintetizzabile nello slogan “il tempo è cervello”».

La ASL Monza e Brianza propone un progetto integrato di telemedicina domiciliare, in linea con le indicazioni ministeriali e regionali, che prevede un sistema di “Hospital at home”, un sistema web based che garantisce sia la continuità di cura in regime di deospedalizzazione protetta, sia il monitoraggio dei valori dei parametri fisiologici e l’ossigenoterapia a domicilio, assicurando l’interazione tra gli operatori sanitari e i pazienti attraverso la videocomunicazione senza che debbano spostarsi presso le strutture ospedaliere e gli ambulatori. Il progetto coinvolgerà 50 pazienti. «Il percorso che s’intende attivare – spiega Matteo Scocco, direttore generale Asl Monza e Brianza si basa sull’utilizzo di servizi sanitari on line quali telediagnosi e telesorveglianza dei parametri vitali, acquisiti attraverso un innovativo sistema in grado di monitorare da remoto le condizioni cliniche del paziente, permettendo al Medico di Medicina Generale, al medico responsabile dell’Assistenza Domiciliare Integrata–Cure Domiciliari (ADI CD) e all’infermiere “case manager” del distretto di avere un aggiornamento costante della situazione e di essere l’interfaccia con il paziente/famiglia».

La complessità richiesta di intervento per la riabilitazione post lesione del sistema nervoso centrale, in particolare post lesione cerebrale di origine vascolare o traumatica, implica precocità di presa in carico riabilitativa, condivisione dell’esperienza e delle competenze fra cure in acuto e riabilitazione, continuità di cura e specificità di intervento. Ne è convinto Franco Molteni, Direttore Unità operativa complessa di Medicina riabilitativa a Villa Beretta, Costa Masnaga che spiega l’importanza della Telepresenza garantita con l’impiego di robot intelligenti per la riabilitazione. «La contiguità fisica fra reparti per acuti e strutture dedicate alla riabilitazione (indicate per la complessità/intensità organizattiva della cura) può divenire superflua qualora si instauri un utilizzo costante dell’innovazione tecnologica nel campo delle telecomunicazioni. Robot mobili dotati dei più moderni sistemi di comunicazione video, di condivisone delle immagini neuroradiologiche all’interno delle strutture per acuti e di riabilitazione rendono la telepresenza un

fatto e non un concetto, la collaborazione una costante e non un optional, la condisione collegiale dei saperi un servizio e non un auspicio».

Dal 2011 AREU Lombardia (Azienda Regionale Emergenza Urgenza) partecipa al progetto regionale sul trasporto secondario materno e neonatale, che ha come obiettivi la riduzione dei tempi medi di trasferimento del neonato favorendo i trasporti in elicottero, l’implementazione del trasporto in utero e lo sviluppo di una cartella informatica condivisa in grado di dare tutte le informazioni sanitarie relative alla madre prima e al bambino poi. «In questi anni sono stati così effettuati 429 casi di Trasporto materno assistito, in 167 casi le pazienti hanno subito partorito in un Centro con Terapia Intensiva Neonatale, e in 129 casi le pazienti sono rimaste ricoverate per diverse settimane – spiega il Dottor Alberto Zoli, Direttore generale AREU -. Nello stesso periodo di tempo sono stati effettuati 477 trasporti neonatali da Centri Spoke ad Hub di riferimento per neonati molto prematuri che presentavano importanti sofferenze perinatali o che avevano bisogno di interventi chirurgici per patologie cardiache o malformative. Quando i tempi di percorrenza sono lunghi come ad esempio in Valtellina, la possibilità di trasportare un neonato in una termoculla certificata per il trasporto in elicottero, ovvero la possibilità di far arrivare una donna gravida nel Centro di riferimento affinchè possa essere effettuato un parto in sicurezza, ha permesso un sicuro miglioramento delle cure prestate».

Da FIMMG la proposta arriva forte e chiara: è necessario tenere conto delle nuove modalità di presa in carico del paziente cronico e del rapporto tra ospedale e territorio e l’impatto sulle risorse sanitarie impiegate. Lo spiega Pier Luigi Bartoletti, vicesegretario nazionale FIMMG che ha presentato l’esperienza del telemonitoraggio dei pazienti diabetici nel Lazio, nella ASL Roma D. «Per far sì che si esca dalle intenzioni è necessario a mio parere uno sforzo ideativo e progettuale che superi la logica compartimentale delle divisioni tra aree di competenza che ancora oggi caratterizza l’organizzazione del lavoro nell’ambito della sanità pubblica. Non c’e’ un malato “da ospedale” o un malato da “territorio”, c’e’ piu’ semplicemente una persona che in alcune fasi della sua vita ha bisogno di una assistenza medica. In alcuni casi tale assistenza deve essere resa in Ospedale, in altri fuori».

Infine, il progetto Doctor Plus “A randomized clinical trial on home telemonitoring for the management of metabolic and cardiovascular risk in individuals with type 2 diabetesè lo studio randomizzato, aperto, multicentrico che è stato condotto con oltre 40 medici di medicina generale e 302 pazienti diabetici per un periodo di osservazione di 18 mesi. E’ stato presentato da Sergio Leotta, consigliere nazionale AMD, Direttore del dipartimento medico e delle specialità mediche dell’Asl di Roma B. Doctor Plus permette di: misurare a casa i propri valori clinici; trasmettere i risultati alla centrale Doctor Plus; aggiornare in tempo reale il medico di riferimento sulla situazione del paziente. Attualmente i paziente attivi presso l’ UOC di Diabetologia dell’Ospedale Sandro Pertini sono 189 pazienti arruolati con coinvolgimento degli Specialisti e il supporto di una Centrale di infermieri specializzati per la gestione del Triage e della Attività Educazionale.

Dal Friuli Venezia Giulia è proposto il modello di “Telemedicina nelle aree montane” ed è presentato da Luciano Flor, Direttore Generale dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari della Provincia Autonoma di Trento, che ha evidenziato i vantaggi di un modello “sostenibile” per le fasce di popolazione lontane dai poli strategici di cura e di assistenza.

«La diffusione della salute in rete ha reso protagonisti i cittadini che possono usufruire di numerosi servizi restando al proprio domicilio ed inoltre ci ha permesso di garantire servizi con continuità e qualità a domicilio del paziente, soprattutto integrando l’attività del medico di medicina generale e dell’assistenza domiciliare con specialisti dell’ospedale. Il progetto di telemedicina nelle aree montane ci garantisce altresì una presa in carico efficace per alcune fasce della popolazione e una continuità di assistenza efficace».

Proposte per una sanità digitalizzata

Regione Lombardia, fin dai primi anni del 2000 si è fatta promotrice e sostenitrice di progettualità che hanno avuto al centro l’utilizzo della tecnologia quale supporto di operatori e pazienti per la cura e gestione di alcune patologie.

«Attraverso una veloce carrellata delle progettualità gestite e cogestite nel corso degli anni – spiega Loredana Luzzi, Direttore amministrativo dell’azienda ospedaliera “G. Salvini” si prospetta uno scenario futuro in cui l’utilizzo di strumenti di telemedicina, dal centro servizi ai dispositivi a distanza, diventa di uso quotidiano per medici e infermieri e amministrativi nella gestione efficace ed efficiente del paziente cronico consapevole e collaborante per una sanità migliore e sostenibile».

Eppure la Telemedicina, nonostante le sue potenzialità riconosciute a livello internazionale, non viene ancora utilizzata in maniera estesa nel nostro Paese. Così come è evidente il ritardo accumulato dall’Italia in materia di digitalizzazione.

«Tutti gli indicatori mettono in rilievo il grave ritardo accumulato dall’Italia in materia di digitalizzazione: dalle infrastrutture ai servizi, dalle competenze alla gestione degli open e big data e dell’internet of things – spiega Roberto Moriondo, rappresentante delle Regioni AGID (Agenzia per l’Italia Digitale) -. Per porre rapidamente rimedio a questo elemento di freno alla crescita e alla competitività del nostro Paese il Governo ha recentemente presentato i due Piani Strategici per la Banda Ultra Larga e per la Crescita Digitale, mentre è di questi giorni l’annuncio di un Patto sulla Sanità Digitale».

Il tema è approdato anche in Parlamento, con un percorso in atto di modifica del comma r) dell’Articolo 117 della Costituzione, che norma in materia di podestà legislativa per il coordinamento dei sistemi statistici ed informatici, ed è in agenda la costituzione di una Commissione permanente, sempre sul digitale, in seno alla Conferenza delle Regioni.

«Sarebbe a questo punto riduttivo occuparsi unicamente di fascicolo sanitario elettronico oppure di ricetta elettronica – puntualizza Moriondo -, e non mettere in primo piano la telemedicina e la telediagnostica, ma più in generale non cogliere i benefici che il digitale può apportare ai percorsi di prevenzione e di cura e alla riorganizzazione complessiva del sistema sanitario».

La Dottoressa Maria Carla Gilardi dell’Università Milano Bicocca nel corso del workshop pone la sua attenzione sull’iniziativa del Ministero della Salute in materia di Sanità Elettronica, che ha portato alla predisposizione di Linee di Indirizzo nazionali sulla Telemedicina. Le Linee di indirizzo, risultato del lavoro di un Tavolo insediato in seno al Consiglio Superiore di Sanità, sono state approvate dalla Conferenza Stato–Regioni nel febbraio 2014.

«Il documento propone un modello di governance condivisa nelle iniziative di Telemedicina che ha l’obiettivo di armonizzare i modelli applicativi nell’erogazione e nella fruizione dei servizi a distanza in ambito sociosanitario – spiega Gilardi -. Nel contesto del documento viene, tra l’altro, proposta una definizione di Telemedicina, una classificazione delle prestazioni erogate mediante servizi di Telemedicina (Telemedicina Specialistica, Telesalute, Teleassistenza), una descrizione delle caratteristiche e dei processi di attuazione. Il recepimento delle Linee di indirizzo da parte delle regioni e province Autonome, in base all’intesa stabilita dalla Conferenza Stato-Regioni, è valutato in sede di verifica annuale degli adempimenti regionali da parte del Comitato permanete di verifica dei Livelli Essenziali di Assistenziali (LEA)».

Ufficio stampa

Liliana Carbone 3472642114

Marco Biondi 3278920962

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Stati Generali della Sanità della Regione del Veneto

Comunicato Stampa

Aprono i lavori i vertici della Regione del Veneto. Tra i presenti Luca Pani, Direttore Generale AIFA

Tre giorni di confronto e di dibattito per parlare di “Stati Generali della Sanità della Regione del Veneto” insieme al Governatore Luca Zaia, l’Assessore alla Sanità Luca Coletto, l’Assessore ai Servizi Sociali Davide Bendinelli e al Direttore Generale per la Sanità Domenico Mantoan – sono in programma il 29, 30 e 31 Gennaio 2015 presso il Padiglione Giovanni Rama dell’Ospedale dell’Angelo (in via Paccagnella, 11) a Venezia Zelarino.

Durante gli Stati Generali della Sanità verranno analizzate e discusse le iniziative che in questi anni hanno perseguito l’armonizzazione delle crescenti esigenze di qualità dei servizi offerti alla popolazione con la sostenibilità economico-finanziaria del sistema, quali la riorganizzazione della rete ospedaliera in un modello Hub & Spoke basato su reti cliniche integrate e funzionali, le importanti novità metodologiche nell’ambito della verifica e del controllo della gestione economico-finanziaria delle Aziende e degli Istituti del SSR e il rafforzamento della filiera dell’assistenza territoriale.

Queste linee di intervento si affiancano allo sviluppo della rete degli screening, all’utilizzo della formazione, all’implementazione di strumenti di clinical governance a garanzia di qualità e sicurezza, alle attività di confronto e di coordinamento con le più avanzate realtà sanitarie dell’UE e alla decisa accelerazione dello sviluppo del sistema informativo sanitario integrato, tra le cui progettualità assume un ruolo di assoluto rilievo la realizzazione del Fascicolo Sanitario Elettronico regionale.

Al Convegno saranno presenti prestigiosi rappresentanti delle Istituzioni e di associazioni professionali e di categoria, esponenti del mondo accademico e delle strutture aziendali e regionali che operano nell’ambito del Servizio Sanitario Regionale.

Giovedì 29 Gennaio il titolo della tavola rotonda (ore 14,00-18,30) sarà la Programmazione sanitaria tra integrazione ospedale/territorio. Dopo i saluti degli Assessori Luca Coletto e Davide Bendinelli, i lavori verranno aperti da Domenico Mantoan.

Venerdì 30 Gennaio quattro tavole rotonde in programma (ore 9,00-18,30): Prevenzione in sanità: le novità vaccinali in ambito pediatrico e negli adulti; Rischio clinico; Valorizzazione delle risorse umane e Monitoraggio dei consumi dei farmaci, innovazione e Pdta.

Infine, sabato 31 Gennaio (ore 9,00-13,00) il tema sarà la sfida della sostenibilità. I lavori verranno aperti dal Governatore Luca Zaia. Sarà presente Luca Pani, Direttore Generale dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA).

 

Focus su Epatiti. Come conciliare cronicità, cure innovative e budget

Nuovi farmaci. Assessore alla Salute Regione Lombardia Mantovani: «Prevediamo con l’arrivo delle nuove cure una spesa di circa 100 milioni di euro per i prossimi 18 mesi».

Stefano Carugo, Consigliere Regione Lombardia. «E’ indispensabile definire i percorsi diagnostico-terapeutici e di appropriatezza, per consentire ai nostri cittadini lombardi di poter disporre delle terapie innovative senza però avere il collasso del nostro sistema di Welfare».

Diversi milioni di persone in Europa hanno contratto l’Epatite B e l’Epatite C, che sono tra le principali cause di cancro al fegato e trapianto di fegato.

In occasione del Workshop dal titolo “La gestione della cronicità e l’eccellenza della cura: focus su epatiti”, in programma oggi a Palazzo Pirelli, in sala Pirelli, si è affrontato il tema dell’organizzazione a livello nazionale dei dati epidemiologici della malattia da epatiti ed in particolare dell’arrivo dei farmaci innovativi di terza generazione per la cura dell’epatite C. Inoltre sono stati trattati i temi principali della prevenzione e della diagnosi nella cura delle epatiti e dell’impatto sociale organizzativo ed economico delle stesse.

Il 5 dicembre scorso è stato commercializzato in Italia il Sofosbuvir, il primo di una nuova categoria di farmaci indicati nel trattamento della Epatite C. Altri farmaci sono già stati autorizzati da EMA (Agenzia europea per i medicinali) e saranno resi disponibili a breve, e altri sono attualmente in fase di sperimentazione. I nuovi farmaci presentano una efficacia superiore o sovrapponibile alle terapie già disponibili, ma sono sicuramente meglio tollerati e offrono pertanto una opportunità di cura per i pazienti che oggi non sono trattati o lo sono in modo inadeguato.

L’Agenzia italiana del Farmaco (AIFA) ha definito le categorie di pazienti che potranno essere immediatamente trattate; in questa prima fase del programma di rimborsabilità non tutti i pazienti

affetti da Epatite C verranno trattati, ma solo quelli per cui la terapia farmacologica risulta più urgente. Per i pazienti meno gravi è preferibile attendere le nuove opportunità di cura, che prevedono di associare contemporaneamente più di un farmaco innovativo, in quanto le associazioni danno migliori risposte. Questi pazienti verranno nel frattempo monitorati con attenzione per verificare l’andamento della malattia.

«Le ultime scoperte ci vengono in aiuto – ha spiegato l’Assessore alla Salute della Regione Lombardia Mario Mantovani -. Abbiamo un farmaco straordinario che, insieme ad altri farmaci, porta ad un superamento della malattia in oltre il 90% dei casi. Per Regione Lombardia e per l’Italia intera è ovviamente un prodotto importante. Come Regione ci stiamo già attivando in maniera tale da consentire che i casi prioritari, che saranno definiti da AIFA, vengano presi in considerazione. Sul piano economico abbiamo già lavorato: quest’anno abbiamo ottenuto un risparmio di circa 100 milioni sui medicinali che metteremo a disposizione per i primi18 mesi per il trattamento dei nuovi casi».

La Regione Lombardia ha individuato 23 centri, di cui 12 localizzati in provincia per dare la possiblità ai pazienti di accedere al trattamento. «Si tratta di ospedali con possibilità di trapianto e siti nei capoluoghi di provincia – ha proseguito l’Assessore Mantovani -. Questi ospedali già attualmente trattano pazienti particolarmente complessi e garantiscono la partecipazione a studi scientifici nazionali ed internazionali. Prevediamo con l’arrivo di queste cure una spesa di non meno di 100 milioni di euro per i prossimi 18 mesi. Per fortuna partiamo con 100 milioni di risparmio sui farmaci attuati nell’ultimo anno».

Sulla professionalità dei medici lombardi Mantovani ha concluso: «E’ molto elevato il valore dei nostri professionisti che lavorano in Lombardia su queste patologie e molti nostri ricercatori sono in diretto contatto con AIFA che ha il compito di valutare i farmaci e di stabilire i criteri di accesso per i pazienti».

E proprio sui criteri di accesso si è soffermato Giancarlo Spinzi, Direttore della Struttura Complessa di Gastroenterologia dell’Ospedale Valduce di Como. «Sofosbuvir è un farmaco di notevole importanza con il quale possono essere curati pazienti che non hanno risposto a precedenti trattamenti e anche pazienti mai trattati. Il grande problema di questi farmaci è il loro costo che non tutti i sistemi sanitari possono sostenere. Si tratta in ogni caso di rendere l’accesso il più garantito possibile a tutti i pazienti attraverso dei precisi criteri. Tali criteri di accesso devono essere rigidi sia per trattare quei pazienti effettivamente bisognosi, sia per allargare le possibilità a tutti gli ospedali con know-how di curare i pazienti con epatiti. Il controllo di tali criteri da parte della Regione Lombardia permetterà di evitare di sperperare le risorse».

La Dottoressa Tiziana Quirino, Direttore della Struttura Complessa di Malattie infettive dell’Ospedale di Busto Arsizio (Va) ha snocciolato i dati.

«La prevalenza dell’infezione in Italia è differente in relazione alle aree territoriale, in particolare presenta un gradiente di incremento fra Nord e Sud (2 – < 4% nel Nord, 4 – < 6% nel Centro, ≥ 8% nel Sud). Negli anni l’epidemiologia è variata. Dagli anni ’90, quando l’identificazione del virus ha permesso il controllo del sangue con efficaci test di screening, sono praticamente scomparse le infezioni conseguenti a trasfusioni. Lo stesso dato è applicabile alle infezioni acquisite attraverso procedure mediche. Sempre dagli anni ’90 ad oggi sono diminuite le infezioni acquisite per tossicodipendenza in relazione al minor utilizzo di sostanze stupefacenti per via endovenosa. Resta stabile il dato di infezione per via sessuale. Il rischio di trasmissione in gravidanza è circa del 4%; circa un terzo delle trasmissioni avvengono in utero. Nei pazienti con infezione da Hiv spesso è presente anche epatopatia cronica da Hcv; attualmente circa il 30% dei pazienti con infezione da Hiv presenta coinfezione da Hcv».

Sul costo della malattia Francesco Saverio Mennini dell’Università di Torvergata di Roma ha anticipato: «Un recente studio ha sistematizzato le informazioni epidemiologiche ed economiche disponibili per il nostro paese e stimato il peso economico annuo sostenuto dalla società italiana (costi diretti sanitari e costi indiretti) per il monitoraggio, il trattamento e la gestione dei pazienti con infezione cronica da Hcv. Tale modello epidemiologico ha consentito di stabilire che il numero

di pazienti prevalenti con diagnosi di patologie Hcv-indotte nel nostro paese dovrebbe corrispondere a 299.195 individui (pazienti trattati ed in osservazione al 2013). Inoltre lo studio ha permesso di calcolare l’onere economico assorbito dalle patologie Hcv-indotte nel 2013, stimando un costo medio annuo di poco superiore ad 1,0 miliardo di euro. I costi diretti sanitari sostenuti dal sistema sanitario in Italia, nel 2013, per le patologie HVC-indotte sono pari a 407 milioni di euro, mentre i costi indiretti superano i 645 milioni di euro, gravando per circa il 61% sui costi totali. Per questo motivo è condivisibile la proposta di un piano pluriennale per trattare gradatamente tutti i malati di Epatite C, stanziando un budget adeguato dedicato alla patologia che nel medio-lungo periodo sia compensato dai benefici di riduzione dei costi sia diretti, per la cura dell’Hcv e delle patologie Hcv-correlate, che indiretti (perdita di produttività e morte prematura)».

I nuovi farmaci ad azione diretta per il trattamento dell’epatite C hanno la potenzialità di eradicare l’infezione da Hcv in Italia, dove la prevalenza è purtroppo la più alta d’Europa. «Per questo l’AIFA ha istituito un percorso condiviso con tutti gli stakeholder ed ha partecipato ai maggiori tavoli internazionali su questa tematica – ha spiegato Simona Montilla, Ufficio Centro Studi Aifa-. Al fine di favorire l’accesso ai nuovi trattamenti al più ampio numero di pazienti in urgenza clinica, assicurandone al tempo stesso la sostenibilità e l’appropriatezza d’uso, queste nuove terapie saranno tutte sottoposte ad un Registro di monitoraggio Aifa, che consentirà anche di raccogliere dati per una corretta definizione nel tempo di un adeguato rapporto di costo efficacia».

«L’impatto di spesa dei nuovi farmaci per la cura dell’Epatite è molto elevato per il Sistema sanitario nazionale e per le Regioni – ha spiegato Giovanna Scroccaro, responsabile del Settore Farmaceutico di Regione Veneto -. La Regione Veneto ha censito i pazienti che presentano le caratteristiche per essere trattati e ha già individuato 2.300 pazienti; a questi ne andranno aggiunti almeno altri 2000 che pur non essendo ancora noti ai Centri veneti che trattano l’Epatite C, sono attesi in base alle informazioni disponibili sulla epidemiologia della malattia. La spesa stimata al lordo di eventuali sconti o pay back – ad oggi non noti – è di almeno 100 milioni di euro e questa cifra rappresenta l’8% della spesa farmaceutica complessiva in Veneto. E’ evidente che, in assenza di specifici ulteriori finanziamenti statali, le Regioni faticheranno non poco a trovare le risorse necessarie. Sarà necessario porre in atto ulteriori manovre di razionalizzazione della spesa sanitaria».

Secondo il Dottor Davide Croce, Direttore del Centro di Ricerca in Economia e Management in Sanità e nel Sociale – Università Carlo Cattaneo LIUC, Castellanza (VA) «problematica risulta essere la sostenibilità economica dei trattamenti, tema che deve essere affrontato con una organizzazione dei servizi e una programmazione puntuale delle attività, dopo una altrettanto importante selezione dei pazienti attraverso la definizione delle opportunità di trattamento e delle risposte virologiche sostenute (Svr) al trattamento stesso. La conoscenza su effetti collaterali, comorbilità e atteggiamento di pazienti, solo per citarne 3, sono scarse e la comunità scientifica deve attrezzarsi anche su questo punto per far circolare le informazioni che possano aiutare ad affrontare in maniera efficace le patologie. La sostenibilità è un tema complicato da affrontare in un Paese che è ancora attanagliato dalla crisi economica».

Dunque, cronicità, cure innovative e budget: come conciliare tutto questo? Stefano Carugo, Consigliere della Regione Lombardia ha dichiarato: «E’ indispensabile definire i percorsi diagnostico-terapeutici e di appropriatezza, per consentire ai nostri cittadini lombardi di poter disporre delle terapie innovative senza però avere il collasso del nostro sistema di Welfare. Scopo di questo focus vuole essere, quindi, quello di focalizzare cosa Regione Lombardia potrà fare per armonizzare queste esigenze».

In merito alla determina per la rimborsabilità del farmaco Sofosbuvir per i pazienti più gravi, ha espresso qualche soddisfazione, anche se con qualche preoccupazione, Epac l’associazione dei malati con epatite C. Ivan Gardini, presidente Epac ha dichiarato: «Inizia oggi una nuova era per la cura dei malati con epatite C. Auspicabilmente, è anche l’inizio dell’eradicazione totale della malattia. Sofosbuvir è il primo di una serie di farmaci molto potenti in grado di raggiugere tassi di guarigione vicini al 100%. L’approvazione corona anche una battaglia di EpaC durata diversi mesi

per avere il farmaco disponibile. C’è però un problema. Non ci sono ancora i fondi per curare tutti i pazienti che ne hanno necessità. Ci auguriamo che la legge di stabilità, passando in Senato, possa recepire una serie di emendamenti già annunciati per la costituzione di un fondo per la cura dell’epatite C. Diversamente – ha concluso Gardini – avremo grossi problemi di accesso al farmaco. Ecco perché continueremo a chiedere i fondi per poter curare tutti i pazienti indistintamente, senza doverli selezionare in base alla gravità. EpaC vigilerà affinchè le Regioni concedano l’immediato e pieno accesso a farmaco già a partire dalla prossima settimana».

La Salute dei Cittadini

10MODELLI E COLLABORAZIONI PER LA SOSTENIBILITA’ DEL DIRITTO ALLA SALUTE IN ITALIA ED IN EUROPA

LECCE, 5 Dicembre 2014

Hotel President Via Salandra 6

COMUNICATO STAMPA

Il futuro della Sanità in Puglia, Michele Emiliano, candidato alla Presidenza della Regione Puglia: «Spero che il futuro della Sanità pugliese sarà migliore del presente, è un dovere».

Assessore alla Salute Pentassuglia: Collaborazione pubblico-privato. «Nel mio modello di sistema salute ho inserito il sistema territoriale, ospedaliero-pubblico e privato, in cui è necessario muoversi all’interno di regole chiare».

“Spero che il futuro della Sanità nella nostra regione sarà migliore del presente, è un dovere». E’ il commento del candidato alla Presidenza della Regione Puglia Michele Emiliano, ex magistrato, ex Sindaco di Bari e Segretario Pd pugliese nel corso dell’intervento al convegno leccese “La Salute dei cittadini: il SSN e i modelli e collaborazioni per la sostenibilità del diritto alla salute in Italia ed in Europa”, organizzato congiuntamente da Motore Sanità e dalla sezione Sanità e Sicurezza di Confindustria Lecce, con il sostegno ed il patrocinio della Città di Lecce, Regione Puglia, Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, di Federsanità Anci.

«Siamo uno dei sistemi sanitari italiani in equilibrio economico – ha dichiarato a Motore Sanità Michele Emiliano -, significa che dei tanti difetti che abbiamo, non abbiamo quello di non tenere sotto controllo la spesa».

Sul rapporto tra pubblico e privato Emiliano ha evidenziato: «Non esiste differenza tra strutture pubbliche e private nel sistema sanitario perché possono convivere nel realizzare entrambi gli stessi fini. I privati possono costruire l’interesse pubblico purché non venga loro lasciata troppa briglia, perché può accadere di lasciare fuori controllo la spesa pubblica o, peggio ancora, di non avere il controllo della qualità delle prestazioni».

Richiamare eccellenze per bloccare la mobilità passiva dei pugliesi è stato infine l’appello di Michele Emiliano: «Dobbiamo ingaggiare bravi medici ed organizzare buone strutture sanitarie».

Il Senatore Dario Stefàno ha ribadito che «il tema della sostenibilità del diritto alla salute è un terreno importante sul quale confrontarsi. La sostenibilità va accompagnata da risorse finanziarie necessarie per assicurarne l’efficacia e affinché il cittadino non abbia classificazioni di serie B».

Per Dario Stefàno «è ora di dire basta alla distinzione tra sanità pubblica e privata perché il sistema privato accreditato che opera nel rispetto delle regole ha pari dignità di quello pubblico e ne costituisce integrazione in una ottica di efficienza ed efficacia delle prestazioni».

Nel corso della sessione Donato Pentassuglia, Assessore alla Salute Regione Puglia ha puntato la sua attenzione sulla necessità di collaborazione dei livelli istituzionali. «Il Patto della Salute che abbiamo sottoscritto è una sfida per tutti, il problema è la collaborazione dei livelli istituzionali perché solo questa ci consente di essere più forti – ha spiegato -. Non è possibile far pagare in periferia un debito, come non è possibile scaricare in periferia soltanto i tagli. Abbiamo bisogno di riorganizzare la macchina del sistema perché la sua sostenibilità è data dal fatto che all’interno del sistema stesso ci sono le risorse per garantire accessibilità universale e fruibilità dei servizi. Io sono pronto per la mia parte anche se a scadenza di mandato».

L’Assessore Pentassuglia ha concluso: «Nella mia bozza di modello ho inserito il sistema territoriale, il sistema ospedaliero-pubblico e il sistema privato, perché questo stesso concorre nell’offerta di servizi per i cittadini. In questo modello è necessario muoversi all’interno di regole chiare che mettano tutti nella condizione di lavorare con serenità e serietà».

E’ stato anche affrontato il tema dell’innovazione nel settore farmaceutico insieme a Maurizio Agostini, Direttore della Direzione Tecnico Scientifica di Farmindustria che ha dichiarato: «Velocizzare l’accesso ai nuovi prodotti, rispettare i tempi europei, valutare i nuovi farmaci con criteri scientifici e non economicistici e accelerare le procedure per gli studi clinici. Solo così si potrà continuare a garantire l’innovazione che è il motore dell’industria. E che è anche un impegno verso i pazienti e un obiettivo per tutto il Paese, perché significa efficienza delle cure, qualità del Servizio Sanitario Nazionale e del sistema della ricerca. Oggi l’innovazione, frutto di un lungo, complesso e costoso processo di ricerca e sviluppo, nasce da un network di eccellenze pubbliche e private con una visione internazionale. E l’Italia ha le carte in regola per essere parte di questa rete».

Il concetto di umanizzazione delle cure quale risorsa fondamentale del sistema è stato affrontato da Francesco Coluccia, consulente ecclesiastico nazionale Acos Associazione Cattolica Operatori Sanitari. – «La salute, richiede cure e comprensione da parte dell’individuo e da parte della società. L’umanizzazione delle cure è la risorsa fondamentale del sistema – spiega -. La politica chiami tutti coloro che in questo senso possono dare una mano senza distinzioni formali o di schieramento. C’è una emergenza etica che è destinata ad acuirsi nel tempo. Ignorarla sarebbe un atto di irresponsabilità».

Nelle conclusioni Filippo Surace, Sezione Sanità di Confindustria Lecce ha riaffermato che «in un sistema in continua evoluzione, il governo ai vari livelli deve tener presente sia i bisogni dei cittadini sia le legittime istanze delle imprese private accreditate che devono avere pari dignità rispetto al settore pubblico. Le imprese di Confindustria Lecce sono pronte a fare la propria parte e a collaborare per un sistema della salute sostenibile».