Aderenza terapeutica: criticità e soluzioni messe in atto da Puglia, Sicilia e Calabria

Aderenza e appropriatezza terapeutica

17 giugno 2021 – L’aderenza terapeutica si dimostra bassa in maniera allarmante: si parla di appena il 52-55% per pazienti in trattamento per osteoporosi, il 60% per artrite reumatoide, il 40-45% nel caso della terapia per diabete di tipo II, il 36-40% per inefficienza cardiaca e solo il 13-18% per asma e Bpco (secondo il Rapporto OsMed di Aifa). Ma non solo.
Considerando i 7 milioni di persone in Italia colpite da malattie croniche, si stima che solo la metà di queste assuma i farmaci in modo corretto e fra gli anziani le percentuali superano il 70%. La scarsa o mancata aderenza terapeutica, prima causa di inefficacia delle terapie, comporta uno spreco “dovuto ad aumento degli interventi assistenziali, della morbilità e della mortalità, con un danno palese per pazienti e società” (Organizzazione Mondiale della Sanità).
Le cause sono molteplici: complessità del trattamento, inconsapevolezza della malattia, follow-up inadeguato, timore di reazioni avverse, decadimento cognitivo e depressione. Tutti aspetti acuiti dall’avanzare dell’età e dalla concomitanza di altre patologie. Nasce da questi presupposti la necessità di una call to action, ovvero azioni concrete per migliorare l’aderenza ai percorsi diagnostici e terapeutici dei pazienti.
È quanto evidenziato dagli esperti di CalabriaPuglia Sicilia, nel corso del webinar “IL VALORE DELL’ADERENZA PER I SISTEMI SANITARI REGIONALI, DAL BISOGNO ALL’AZIONE”, organizzato da Motore Sanità. Da qui le proposte di sviluppare strumenti di valutazione concreti dell’aderenza per monitorare e correggere i comportamenti che impattano sulla scarsa aderenza e l’implementazione delle tecnologie che facilitano i pazienti a seguire il percorso di cura.

In Regione Sicilia si registra una crescita delle malattie circolatorie e del diabete, con un forte eccesso di mortalità. A questo si aggiunge la disuguaglianza del fattore socio economico, tema che riguarda in generale le Regioni meridionali, il cui peso si riflette sia sulla parte che riguarda la prevenzione, sia sull’accesso alle cure e quindi sulla qualità dell’assistenza, nonché l’aumento della quota di popolazione anziana che richiede sempre maggiore quota di risorsa per l’assistenza.

«All’impatto della malattie croniche si aggiunge l’impatto e l’interazione che il Covid ha avuto nella gestione di tali malattie, una doppia sfida quindi a cui dobbiamo prepararci anche per il futuro» ha spiegato Salvatore Scondotto, Dirigente Dipartimento Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico, Assessorato Salute, Regione Siciliana. «Non è più pensabile investire soltanto in termini di assistenza, quindi dovremo cominciare a rafforzare tutti gli interventi che sono orientati da un lato alla riduzione dell’incidenza intervenendo sui fattori di rischio comportamentali (cattiva alimentazione, sedentarietà, ovvero stili di vita errati che incidono sui fattori di rischio cardiovascolari), agire sul contrasto alle disuguaglianze. Altri due pilastri fondamentali sono l’appropriatezza nella gestione di queste condizioni (implementazioni dei percorsi diagnostici assistenziali) e la qualità (vanno sviluppati accanto a questi percorsi strumenti di valutazione e di misurazione della efficacia di questi programmi). È fondamentale avere sempre più strumenti informativi affidabili che vanno interconnessi, per restituire un quadro il più possibile affidabile delle gestione della presa in carico. Credo che il nuovo sistema di garanzia dei LEA, in quanto sistema condiviso tra le Regioni, possa dare un valore aggiunto sulla parte del confronto». 

La Regione Puglia, che registra un’aderenza di appena il 13% in alcune circostanze, si è dotata dei service per la Bpco, per l’asma e per le patologie legate al sonno che permettono in un unico accesso la gestione di questi pazienti evitando il ricovero ospedaliero: si è registrato un azzeramento dei ricoveri inappropriati e un notevole miglioramento della condizione clinica dei pazienti. Poi è arrivato il Covid e questo ha destabilizzato il tutto.

«Ci siamo chiesti come fare per ovviare questo problema della bassa aderenza terapeutica e una della risposte è l’applicazione dei Pdta di cui ci siamo dotati in Regione Puglia. Sono pronti da prima del Covid, però andrebbero implementati, visto che si tratta di dispositivi studiati per essere modificati sistematicamente e aggiornati alla luce delle nuove terapie. Non appena finirà l’emergenza Covid, inizieremo a lavorare in questo senso» ha evidenziato Alessandro Palumbo, Dirigente Medico UO Malattie Apparato Respiratorio, Università degli Studi di Bari.

Anche dalla Regione Calabria la pandemia ha presentato situazioni di criticità.
«Ecco perché potrebbe essere un’opportunità per la nostra sanità, che da dieci anni è stato abbandonata dalla politica» ha aggiunto Ciro Indolfi, Professore ordinario di Cardiologia, Direttore Centro Ricerche Malattie Cardiovascolari dell’Università Magna Graecia, Catanzaro. «Noi adesso avremo un’opportunità di spendere risorse che mai avremo avuto in passato e che mai avremo in futuro. La mia preoccupazione è che non abbiamo un sistema Italia che ci consente di spendere con attenzione questi soldi per queste risorse immani che arriveranno nei prossimi mesi».

«L’appropriatezza prescrittiva e l’aderenza alla terapia rimangono una priorità per il servizio sanitario nazionale, come anche per gli operatori (farmacisti, direttori sanitari e generali)», ha concluso Luca Pinto, Principal Real World Insightsl, IQVIA Italia. «Quanto più la cronicità diventa una cronicità complessa, ovvero su pazienti fragili e multipatologici, più il tema diventa assolutamente critico. Il ruolo della medicina di base è una medicina che costituisce un riferimento importantissimo. L’appropriatezza e l’aderenza si compongono di diversi indicatori e, secondo noi, gli step per monitorarla sono la completezza informativa, l’interoperabilità dei sistemi e la gestione del cambiamento. Questo cambio culturale è stato avviato e il Covid in questo senso ha dato un’accelerazione fortissima. L’elemento di telemedicina deve essere poi sempre molto dettagliato e c’è bisogno di ridisegnare percorsi assistenziali». 

Interstiziopatie polmonari: “Al via la Road Map per valutare i modelli organizzativi regionali e garantire uniforme accesso a livello nazionale”

17 giugno 2021 – Le interstiziopatie polmonari sono malattie rare dell’apparato respiratorio, a complessa gestione. La prevalenza della sola Fibrosi Polmonare Idiopatica (IPF) in Italia è di circa 15.000 pazienti. I centri dedicati alla cura di questa patologia in Italia sono 107, di cui 30 segue circa il 70% dei pazienti, con carico di lavoro oneroso e gravoso. L’approccio alla gestione di questi pazienti da parte delle Regioni è sempre più quello a rete regionale con sistemi ‘Hub & Spoke’. I Centri regionali sono gravati spesso da liste d’attesa di 6-8 mesi e per questo sarebbe necessario un ammodernamento del modello organizzativo a gestione multidisciplinare. Oggi, alcune di queste patologie sono state riconosciute nei LEA, ed è importante che sia garantita uniformità di accesso alle cure sul territorio Nazionale a tutti i pazienti. Con l’obiettivo di far confrontare tutti gli stakeholders a livello regionale impegnati nella cura di questa patologia, per implementare modelli gestionali e organizzativi, con al centro il paziente, Motore Sanità ha organizzato il webinar ‘INTERSTIZIOPATIE POLMONARI: FOCUS VENETO’, terzo di 9 appuntamenti a livello regionale, realizzati grazie al contributo incondizionato di Boehringer Ingelheim.

“Come Azienda Ospedale Università di Padova sono onorato di poter agevolare quanti, esperti nel nostro Ospedale, si occupano di queste patologie complesse che la pandemia Sars-Cov2 ha messo particolarmente in luce. Chi soffre di queste malattie molto invalidanti, ha la necessità di trovare Centri che siano in grado di rispondere con tempestività e professionalità agli imminenti bisogni di salute che si trovano ad affrontare. Auspico quindi che, quanti impegnati nella ricerca di miglioramenti e soluzioni per la diagnosi e la cura di queste patologie, trovino soluzioni sempre più consone che diventino imperativo professionale ed etico per chi lavora nell’ambito della salute, al fine che nessun malato attenda mesi per la sua presa in carico”, ha dichiarato Giuseppe Dal Ben, Direttore Generale AOU Padova

“Le interstiziopatie rappresentano in Italia la patologia con maggiore indicazione al trapianto polmonare. Sebbene ci siano 2 farmaci di relativa recente approvazione per la terapia medica della fibrosi polmonare idiopatica, purtroppo molti malati hanno comunque una progressione dell’insufficienza respiratoria che condiziona gravemente la qualità di vita e la sopravvivenza dei pazienti. Il trapianto polmonare rappresenta una grande opportunità terapeutica per questi pazienti ed il Centro trapianto di polmone di Padova oltre ad essere quello italiano con maggiore volume di attività è particolarmente dedicato a questa patologia sia per la parte diagnostica che terapeutica medica e chirurgica”, ha spiegato Federico Rea, Direttore Dipartimento di Scienze Cardio-Toraco-Vascolari e Sanità Pubblica e Direttore Unità di Chirurgia Toracica e Trapianto di Polmone AOU Padova

“Le interstiziopatie polmonari costituiscono un gruppo eterogeneo comprendente molte patologie assai diverse tra di loro per eziologia, decorso, letalità, età di insorgenza e opzioni terapeutiche disponibili. Grossolanamente si possono riconoscere 5 macro-gruppi di patologie, cioè le patologie polmonari primitive, tra cui ad esempio la fibrosi polmonare idiopatica o la proteinosi alveolare polmonare nella forma autoimmune o in quella idiopatica etc., la sarcoidosi, le vasculiti con interessamento polmonare, alcune connettivopatie come la sclerosi sistemica progressiva con interessamento polmonare e altre patologie, tra cui la linfoangioleiopatosi polmonare. In tutto sono riconoscibili e attualmente riconducibili all’elenco delle malattie rare riconosciute in Italia 35 patologie, alcune relativamente frequenti, altre eccezionali. Nella Regione Veneto sono residenti e/o seguiti oltre 5.000 pazienti con una forma che presenta o può presentare nel corso della storia naturale della patologia un interessamento interstiziale polmonare. Di questo il gruppo più consistente è dato dalle patologie del connettivo con interessamento polmonare (61%), seguito dalla sarcoidosi (16%), dalle vasculiti (15%), e poi dal gruppo delle patologie polmonari primitive (7%). Le altre forme sommano solo l’1% dei pazienti. Le patologie polmonari primitive sono quelle che hanno un esordio ad età più avanzata, anche se sono presenti forme ad esordio in età adulta o giovane età adulta e con una letalità cumulativa maggiore. Infatti, se la letalità grezza cumulativa di 15 anni è del 10.6%, quella delle patologie polmonari primitive sale al 26.8% mentre quella della sarcoidosi è appena all’1.3%. Il numero di decessi per l’intero gruppo delle patologie dell’interstizio polmonare si mantiene in Veneto relativamente costante intorno ai 90-100 casi con una fluttuazione di 10-15 casi da anno in anno. Fa eccezione l’anno 2020 dominato dalla pandemia da Sars-COV-2 con un aumento del 77% rispetto ai decessi attesi, ciò nonostante, la persistenza della prescrizione ed erogazione di farmaci specifici ma presumibilmente con un cambiamento e riduzione dell’accesso a controlli e presa in carico globale dei casi. Questo dato sembra suggerire ancora una volta che il mantenimento di una buona funzione e qualità di vita e persino sopravvivenza dipendono in modo diretto non solo dalla disponibilità e all’accesso a singole terapie farmacologiche ma alla disponibilità di un coretto e globale monitoraggio del paziente e piano di presa in carico articolato e ricco di diversi tipi di trattamento”, ha detto Paola Facchin, Coordinamento Malattie Rare Regione del Veneto AOU di Padova