Malattie cardiovascolari e ipercolesterolemia: da combattere con prevenzione e programmazione. La situazione in Piemonte

14 Febbraio 2023 – In Italia, ogni anno, per malattie cardiovascolari muoiono più di

224.000 persone: di queste, circa 47.000 sono imputabili al mancato controllo del colesterolo. Su questo tema e sulle possibilità di potenziare e migliorare il percorso di prevenzione, diagnosi e cura delle malattie cardiovascolari si sono interrogati gli esperti all’evento “PNRR, IPERCOLESTEROLEMIA, RISCHIO CARDIOVASCOLARE TRA BISOGNI IRRISOLTI, INNOVAZIONE E NUOVE NECESSITÀ ORGANIZZATIVE”, organizzato da Motore Sanità con il contributo incondizionato di Daiichi-Sankyo.

Il colesterolo rappresenta uno tra i più importanti fattori di rischio cardiovascolare, causando per il servizio sanitario nazionale un impatto clinico, organizzativo ed economico enorme.

La spesa sanitaria diretta e indiretta è quantificabile in circa 16 miliardi di euro l’anno. Nonostante questo scenario, su oltre 1 milione di pazienti a più alto rischio l’80% non raggiunge il target indicato dalle più recenti linee guida internazionali.

In questa area fortunatamente le terapie a disposizione, tutte estremamente efficaci, hanno portato evidenze scientifiche robuste e consolidate negli anni sul loro valore preventivo e curativo sia in prevenzione primaria sia in prevenzione secondaria, ma oggi è necessario intervenire ulteriormente perché ci sono bisogni insoddisfatti.

“Il tema dell’eccesso di colesterolo e delle relative azioni da mettere in campo per ridurlo è proprio il classico tema che costituisce una sfida importante in un settore di programmazione che possa dare dei risultati a lungo termine – ha spiegato Carlo Picco,

Direttore Generale ASL Città di Torino -. In una grande ASL come la nostra, dove attorno ai presidi ospedalieri di primo e secondo livello c’è un territorio piuttosto vasto in cui le malattie croniche vengono affrontate con i Pdta anche in maniera multidisciplinare, un occhio alla prevenzione è assolutamente fondamentale. Sappiamo che l’equilibrio tra la spesa farmaceutica e il beneficio di avere una minore possibilità di sviluppare complicanze in ambito cardiovascolare, in particolare ma non solo, ci mette sempre in una condizione di difficile contesto perché vorremmo vedere i risultati subito. Tuttavia stiamo lavorando sugli stili di vita e ad un progetto di attività fisica prescritta dai sanitari, a livello di Azienda Zero, che possa essere gestita dagli enti del territorio, pubblici e privati, in un contesto di prezzo calmierato che potrebbe dare a molti l’occasione di utilizzare le varie strutture sul territorio per lavorare su stili di vita sani. Inoltre stiamo portando avanti gli studi di sostenibilità e i piani di fattibilità della spesa farmaceutica, abbiamo già presentato alcune proposte al settore regionale. Insomma, siamo impegnati in questo contesto che deve avere un occhio di riguardo alla macro economia regionale e un occhio alla clinica e ai benefici clinici. Abbiamo i professionisti per tutte e due queste visioni e quindi le metteremo insieme per cercare di fare bene”.

“L’ipercolesterolemia è uno dei fattori di rischio cardiovascolari più importanti, ma tra i più correggibili con specifiche terapie, anche se non sempre si assiste ad una buona aderenza terapeutica. Ecco perché la medicina di iniziativa con la prevenzione primaria e secondaria è fondamentale per strutturare una risposta sanitaria di medicina personalizzata e di precisione anche in questo settore – ha spiegato Alessandro Stecco Presidente IV Commissione regionale Sanità e Assistenza sociale, Regione Piemonte -. Si deve puntare sempre di più all’integrazione ospedale- territorio, e il DM77 con il PNRR che vede l’organizzazione delle Case di Comunità e delle COT, sono opportunità per intraprendere una svolta anche in questo settore, vedendo al centro la collaborazione tra medici di medicina generale e specialisti ambulatoriali”.

Secondo Alessandro Stecco “è necessario basarsi anche sui cardini fondamentali rappresentati da prossimità, innovazione, digitalizzazione, ricerca e competenze professionali, che in Regione Piemonte, su nostra proposta legislativa approvata, abbiamo voluto inserire tra le funzioni di Azienda Zero, una super azienda sanitaria che si occuperà del coordinamento di funzioni strategiche per la sanità regionale come queste”.

I farmacisti nell’erogazione del farmaco, in ospedale o sul territorio, possono essere un anello importante per affrontare il problema della scarsa aderenza alla terapia e

la telemedicina può venire in aiuto. “L’ipercolesterolemia soprattutto in pazienti ad alto rischio cardiovascolare, in questo momento rappresenta una patologia sicuramente paradigmatica proprio per il tema della terapia che è sempre di più personalizzata. I nuovi farmaci vengono erogati dalle farmacie ospedaliere in distribuzione diretta e questo ci coinvolge, come farmacisti ospedalieri, sempre di più. Oggi quindi stiamo lavorando per cercare di rendere sempre più fluido il percorso di presa in carico dei pazienti dal punto di vista della terapia proprio perché dobbiamo cercare il più possibile di garantire la corretta aderenza del paziente a questi trattamenti che, sappiamo, possono portare dei grossi benefici di efficacia, di riduzione importantissima di rischio cardiovascolare e di esiti infausti, ma devono essere ben assunti dai pazienti” ha spiegato Paola Crosasso, Direttore SC Farmacie Ospedaliere, ASL Città di Torino. “Credo che per controllare l’aderenza del paziente alle terapie la telemedicina abbia un ruolo importante dal momento che queste terapie sono di prossimità”.

ll tema di oggi è sicuramente caldo perché parliamo di sostenibilità e credo che tra i vari determinanti della sostenibilità forse uno di quelli su cui bisognerà fare molti ragionamenti in futuro è proprio la parte dei farmaci perché è quella più complessa da controllare in quanto le procedure che portano poi all’utilizzo del farmaco sono un po’ meno complesse rispetto ad altri setting – ha spiegato Franco Ripa, Responsabile Programmazione Sanitaria e Socio-sanitaria, Vicario Direzione Sanità e Welfare Regione Piemonte -. Quindi dobbiamo stringere un’alleanza tra tutti, tra chi si occupa più di aspetti manageriali e clinici per cercare di trovare un modello che deve essere assolutamente legato all’innovazione perché ci permette di curare meglio e di aumentare la qualità della vita”.

Le sfide organizzativo/assistenziali del SSN 2023 – Nuovi modelli territoriali per la prevenzione e riduzione della mortalità cardiovascolare

Claudio Bilato, Presidente ANMCO Veneto, Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri – Regione Veneto: “Necessario un grande progetto regionale sulla prevenzione cardiovascolare secondaria dedicato alle reti e ai percorsi, alla formazione e all’informazione”.

Padova, 3 febbraio 2023 – Se da un lato l’Italia si caratterizza per una popolazione con elevata aspettativa di vita alla nascita (circa 83 anni secondo la rilevazione Istat relativa al 2019), dall’altro questo scenario identifica una precisa ricaduta sul Servizio Sanitario Nazionale (SSN): costante invecchiamento della popolazione (23% circa di over 65 e 3,6% circa di over 80), che genera un aumento delle patologie soprattutto croniche. Un impatto rilevante è rappresentato dalle malattie cardiovascolari che da anni rappresentano la principale causa di morte (34,8% del totale dei decessi, dati ISTAT 2017).

Innumerevoli dati, negli ultimi 20 anni, hanno dimostrato che la riduzione dei livelli di colesterolo LDL è associata a un minor rischio di eventi cardiovascolari. Nonostante le evidenze prodotte però, nella pratica clinica la percentuale di pazienti a rischio più elevato in terapia ipolipemizzante che riesce a raggiungere i livelli raccomandati di colesteroloLDL è bassa (33%), in particolare in quelli a rischio più elevato. È quindi facile comprendere che il controllo dei fattori di rischio, insieme a una corretta gestione dell’aderenza alle terapie, attraverso percorsi di presa in carico appropriati, diventi un passaggio fondamentale.

Si è parlato di questo nel corso dell’evento “LE SFIDE ORGANIZZATIVO/ASSISTENZIALI DEL SSN 2023 – NUOVI MODELLI TERRITORIALI PER LA PREVENZIONE E RIDUZIONE DELLA MORTALITÀ CARDIOVASCOLARE”, promosso da Motore Sanità, con il contributo incondizionato di Novartis.

Così Claudio Bilato, Presidente ANMCO Veneto, Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri – Regione Veneto: “La causa principale della malattia patologia cardiovascolare aterosclerotica sono gli elevati livelli di colesterolo associato alle lipoproteine a bassa densità, il cui controllo ottimale è ostacolato da differenti fattori, quali la “resistenza culturale” e la “difficoltà operativa” dei medici a prescrivere un regime farmacologico intensivo, la ridotta aderenza dei pazienti alla terapia, il carico poli-farmacologico tipico del paziente a rischio elevato e il timore per gli effetti avversi. Risulta imperativa, quindi, l’adozione di nuove strategie clinico-organizzative e gestionali che permettano di superare le barriere all’ottimizzazione del controllo lipidico. Tali interventi innovativi comprendono l’individuazione del percorso adeguato a secondo del livello di rischio cardiovascolare (specialista o medico di medicina generale), l’integrazione ospedale-territorio (referral e telemedicina), l’empowerment del paziente e l’acquisizione della consapevolezza della malattia (campagne di stampa, attività di reminder, coinvolgimento delle farmacie) e l’accessibilità ai trattamenti farmacologici di ultima generazione (strutture ambulatoriali e personale dedicato). Quest’ultimo aspetto è di particolare importanza, considerata la recente introduzione degli inibitori della PCSK9 quali potenti agenti farmacologici ipocolesterolemizzanti. Tra essi, inclisiran rappresenta una nuova opzione terapeutica in grado di rispondere efficacemente a molti unmet needs esistenti, dal momento che, grazie al suo particolare meccanismo di azione (siRNA), richiede solo due somministrazioni l’anno facendone uno strumento importante per il miglioramento dell’aderenza. Per attuare efficacemente tali strategie è necessario un grande progetto regionale sulla prevenzione cardiovascolare secondaria dedicato alle reti e ai percorsi, alla formazione e all’informazione. Del resto Christian Barnard ebbe una volta a dire: Se mi fossi occupato prima di prevenzione, invece di salvare la vita a 150 persone, avrei potuto salvare 150 milioni di vite”.

Ha parlato di prevenzione anche Mary Elizabeth Tamang, referente del programma del Piano Regionale Prevenzione: “Noi lavoriamo per fare prevenzione sia per il cittadino sano, sia per chi soffre di malattie croniche. La prevenzione promossa dalla Regione riguarda anche la salute attraverso l’attività fisica, la quale permette di migliorare moltissimo la salute di chi soffre di malattie croniche”.

Pensiamo sia fondamentale creare alleanze tra entità pubbliche ed entità private (come le Associazioni), perché la logica è che la prevenzione deve iniziare prima che la persona si ammali, ma deve anche coinvolgere chi è già è malato attraverso un miglioramento della condizione per evitare il peggioramento della malattia”, ha aggiunto Federica Michieletto, referente del Macrobiettivo 1 del Piano Regionale Prevenzione.

Alberto Zambon,Professore Associato di Medicina Interna Università degli Studi di Padova, ha sottolineato un altro aspetto, quello delle linee guida che rappresentano ancora l’obiettivo clinico e terapeutico: “L’obbiettivo clinico è ridurre il colesterolo LDL in base al grado di rischio: maggiore è il rischio cardiovascolare, minore è il colesterolo tollerato. Per molti pazienti il colesterolo deve essere addirittura dimezzato. Però l’approccio terapeutico a “step”, contenuto nelle linee guida, richiede troppo tempo, con un tasso di abbandono del paziente troppo alto. È quindi un approccio fallimentare. Studi recenti indicano come sia importante utilizzare, fin dall’inizio, il farmaco più adatto per il raggiungimento del target di colesterolo del singolo paziente. Da un altro studio però, emerge che il 32,6% dei pazienti a rischio non prende nessuna terapia, mentre il 30% assume una terapia inadeguata. Sono dati molto allarmanti”.

A chiudere il tavolo di lavoro Maurizio Cancian, Segretario Regionale SIMG del Veneto: “Esistono modelli di sistema che vanno cambiati, basti pensare che all’Università non si insegna l’approccio per problemi limitandosi allo studio della singola malattia. Per garantire l’ambito assistenziale che solo l’approccio della medicina generale può offrire, è necessario passare dalla medicina di attesa alla medicina di iniziativa. Se dobbiamo parlare di territorio, dobbiamo parlare di cosa hanno bisogno i pazienti che hanno bisogni non solo sanitari, ma anche sociali e di assistenza e di come possiamo intercettarli precocemente per pianificare le cure. Insieme, infine, dobbiamo considerare un problema non da poco, che è la mancanza di personale”.

Ipercolesterolemia, solo il 20% dei pazienti si cura. Serve un cambio di rotta: valutazione più precoce delle persone a rischio e percorsi di follow up condivisi da specialisti e medici di medicina generale

Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte in Italia. Il colesterolo rappresenta uno tra i più importanti fattori di rischio cardiovascolare, causando per il servizio sanitario nazionale un impatto clinico, organizzativo ed economico enorme. La spesa sanitaria diretta e indiretta è quantificabile in circa 16 miliardi euro l’anno. Su oltre 1 milione di pazienti a più alto rischio l’80% non raggiunge il target indicato dalle più recenti linee guida internazionali. L’appello degli esperti: c’è la necessità di modificare l’approccio al problema.

3 febbraio 2023 – Ogni anno nel mondo muoiono 18 milioni di persone per malattia cardiovascolari (più di 224.000 in Italia di cui circa 47.000 sono imputabili al mancato controllo del colesterolo) di queste l’85% per malattia cardiovascolare aterosclerotica. La malattia ha anche un rilevante impatto economico, non solo in termini di costi diretti ma anche indiretti (perdita di produttività). È ormai assodato che livelli elevati di colesterolo Ldl non sono un fattore di rischio ma causa della malattia, con alterazioni che iniziano già in età giovanile, con il 73% di uomini e il 43% di donne che nella middle-age ha segni di malattia subclinica.

In questa area fortunatamente le terapie a disposizione, tutte estremamente efficaci, hanno portato evidenze scientifiche robuste e consolidate negli anni sul loro valore preventivo e curativo sia in prevenzione primaria sia in prevenzione secondaria, ma oggi è necessario intervenire ulteriormente perché nel mondo reale alte percentuali di pazienti non sono a target anche in prevenzione secondaria (oltre il 60%), molti pazienti “perdono” i trattamenti dopo prescrizione, durante il follow up. L’appello degli esperti è forte e chiaro: bisogna modificare l’approccio al problema. È quanto emerso all’evento “PNRR, IPERCOLESTEROLEMIA, RISCHIO CARDIOVASCOLARE TRA BISOGNI IRRISOLTI, INNOVAZIONE E NUOVE NECESSITÀ ORGANIZZATIVE – LOMBARDIA”, organizzato da Motore Sanità con il contributo incondizionato di Daiichi-Sankyo.

Per molti anni ci siamo focalizzati sulla cura delle malattie ma non sul preservare la salute, vi è la necessità di cambiare approccio” è l’appello di Fabrizio Oliva, Direttore della struttura complessa e Responsabile struttura semplice Cardiologia 1 – Emodinamica unità di cure intensive cardiologiche Ospedale Niguarda, Milano. “Servono pertanto: una valutazione più precoce dei soggetti a rischio, campagne educazionali a livello scolastico e lavorativo, a livello nazionale e regionale, coinvolgimento della medicina generale (prevenzione primaria); valorizzare la profilazione del rischio e il raggiungimento dei target terapeutici, prevedere adeguati percorsi di follow up condivisi da specialisti e medici di medicina generale per favorire, se necessario, l’ottimizzazione del trattamento farmacologico, valutando l’aderenza e la persistenza terapeutica; iniziare i farmaci raccomandati più precocemente, trattare in modo più aggressivo, utilizzare le combinazioni terapeutiche”.

La sempre più complessa gestione terapeutica rende necessaria l’implementazione di modelli ambulatoriali suddivisi per patologie ai quali i pazienti che ne hanno maggior bisogno possano accedere in modo prioritario e senza difficoltà. L’erogazione di prestazioni ambulatoriali cardiologiche generaliste rende spesso poco efficacie il follow-up del paziente a parità di prestazioni offerte” ha spiegato Edoardo Conte, referente del Poliambulatorio cardiovascolare Unità di Cardiologia Universitaria IRCSS Ospedale Galeazzi Sant’Ambrogio. “A compromettere ulteriormente l’aderenza terapeutica sono spesso difficoltà burocratiche e la distanza tra territorio e ospedale; tale distanza deve essere colmata mediante un maggior coinvolgimento del medico di medicina generale nell’attività ospedaliera”.

Carlo Borghetti, Vicepresidente Consiglio Regionale Componente III Commissione permanente – Sanità e Politiche Sociali ha sottolineato che il lavoro sinergico tra medici di medicina generale, specialisti e pazienti possa essere una delle soluzioni per una adeguata presa in carico del paziente affetto da ipercolesterolemia. “Esistono terapie estremamente efficaci – ha proseguito Carlo Borghetti – ma è necessario intervenire anche sulla riorganizzazione della medicina territoriale, sull’abbattimento delle liste d’attesa perché un paziente non può attendere mesi per poter svolgere un esame. Non è concepibile se veramente si vuol fare una efficace prevenzione costringere un paziente a doversi barcamenare tra i call center pubblici e privati per poter ottenere una visita specialistica o un esame che nella maggior parte dei casi può salvargli la vita”. E ancora: “Prevenzione e abbattimento liste d’attesa devono andare di pari passo e, a questo proposito, la realizzazione delle Case della Comunità può essere una straordinaria occasione per dare una risposta a questa patologia, a patto che ci sia una vera volontà politica di realizzarle come un luogo di integrazione sociosanitaria reale come previsto dal PNRR”.

La figura del farmacista ospedaliero nei gruppi multidisciplinari è fondamentale per effettuare il controllo delle terapie e aiutare il paziente a proseguire con le terapie. Ne è convinto, infine, Marco Ruocco, ASST Brianza, Referente regionale SIFACT e Dirigente Farmacista, che ha fornito due dati indicativi: si registrano molti abbandoni di terapia da parte di pazienti in cura con statine e molti meno abbandoni di terapie dei pazienti in cura con i nuovi farmaci. “La gestione della terapia nelle farmacie ospedaliere permette di riuscire ad affrontare il modello di controllo dell’aderenza terapeutica e allo stesso tempo permette di aiutare i medici a seguire i pazienti. Sicuramente questo aspetto potrà essere implementato nell’ambito delle Case di comunità, potrà essere semplificato in tutti i diversi passaggi, ma la necessità di avere un controllo sulle terapie che in questo momento il medico non riesce a fare per una questione di tempistica va sempre mantenuto e anzi implementato”.

Scompenso cardiaco, boom di ricoveri in Puglia. Nuove cure riducono mortalità e ospedalizzazioni

Scompenso cardiaco, malattia cronica per eccellenza con esito fatale nel 50% dei pazienti entro cinque anni dalla diagnosi: una patologia ad alto tasso di ricoveri e reospedalizzazioni e costi diretti e indiretti molti dei quali tuttavia evitabili e con migliori esiti clinici se si riuscisse ad accedere in percorsi dedicati alternativi all’ospedale, alle nuove cure con terapie innovative (come gli SGLT2i) a livello ambulatoriale e di prossimità. Terapie, dicono gli esperti, che migliorano sensibilmente gli esiti della malattia soprattutto se la diagnosi e il trattamento sono precoci e appropriati.

In Puglia sono stati definiti percorsi per pazienti a basso e alto rischio definendo il ruolo dei medici di medicina generale e degli specialisti territoriali e ospedalieri ed è in pista un “Progetto Ponte” tra cardiologi ospedalieri e territoriali.

Stiamo ottenendo ottimi risultati – avverte Pasquale Caldarola, vice presidente Nazionale ANMCO (Associazione Nazionale Medici Cardiologi) intervenuto al focus “SCOMPENSO CARDIACO. L’INNOVAZIONE CHE CAMBIA E SALVA LA VITA DEI MALATI CRONICI. Focus on SGLT2i – PUGLIA”, promosso e organizzato da Motore Sanità con il contributo incondizionato di Boehringer Ingelheim e Lilly,ma ci sono ancora ampi spazi di miglioramento -. Il ruolo di questi nuovi farmaci è cruciale sia per i pazienti più giovani che nei malati anziani e multipatologici. Noi cardiologi – ha sottolineato Caldarola – siamo entusiasti e sorpresi dal fatto che farmaci nati per il controllo del diabete determinano indiscussi benefici cardiovascolari come la riduzione del 25% di morte durante l’ospedalizzazione e un 30% di calo delle nuove ospedalizzazioni. Benefici che vediamo non solo sul cuore ma anche su rene e metabolismo e questo anche nei pazienti stabili a fronte di scarsissimi effetti collaterali”.

Iniziare presto la terapia e gestire meglio il paziente in fase precoce dunque è l’obiettivo nel mirino: Già dopo 12 giorni di trattamento si vedono tangibili risultati – conclude Pasquale Caldarola – ma i dati del mondo reale sono sconfortanti. Bisogna essere rapidi e organizzati nell’approccio per avere questi esiti positivi. La presa in carico deve essere precoce”.

La Puglia, dopo la Campania al Sud è la regione con la maggiore percentuale di ospedalizzazioni evitabili e se ci si riferisce alla popolazione residente la prima nel Mezzogiorno. Qui lo scompenso è la causa principale di ricovero nelle persone di età superiore ai 65 anni con un impatto non solo clinico ma anche sociale ed economico molto rilevante in uno scenario nazionale ad alto impatto in cui su 1 milione di persone lo scompenso è causa di circa 190 mila ricoveri l’anno (circa 15 mila in Puglia). La spesa totale nazionale ammonta a circa 3 miliardi €/annui nel Paese (200 milioni in Puglia) di cui per l’85% a causa di ricoveri impropri ed evitabili e una spesa media e per ogni paziente che, nel primo anno dopo il ricovero, supera gli 11.800 € l’anno.

IL FOCUS

Il focus di approfondimento organizzato da Motore Sanità ha avuto il patrocinio dell’Università di Bari, l’Ateneo di Foggia, la Fnomceo e L’Aisic (Associazione italiana scompensati cardiaci) e il contributo non condizionante di Boeringher Ingheleim e Lilly. Hanno partecipato Debora Ciliento, consigliere regionale della terza Commissione della Regione Puglia, Carlo Tommasini della direzione scientifica di Motore Sanità, Anna Belfiore, Presidente eletto Fadoi Puglia, Marco Benvenuto, ricercatore dell’Università del Salento, Natale Daniele Brunetti, docente associato presso Università degli Studi di Foggia Pasquale Caldarola, vice presidente Nazionale ANMCO (Associazione Nazionale Medici Cardiologi), Marco Matteo Ciccone, Dipartimento dell’emergenza e dei trapianti di organi, Università degli Studi di Bari Aldo Moro Salvatore Di Somma, Direttore Scientifico AISC Associazione Italiana Scompensati Cardiaci, Ignazio Grattagliano, Presidente SIMG Puglia, Gesualdo Loreto, Professore ordinario di Nefrologia, Università di Bari, Donato Monopoli, Segretario Regionale Fimmg Puglia Cataldo Procacci, Dirigente Farmacista presso Azienda Sanitaria Locale BT, Rosella Squicciarini, Presidente Card Puglia, Cosimo Tortorella, Presidente SIMI Puglia Basilicata.

GLI ESPERTI

In Puglia i ricoveri per ovvii motivi si sono ridotti solo durante i lockdown – ha sottolineato Pasquale Caldarolamentre le riospedalizzazioni sono invece in aumento. In effetti ancora non utilizziamo al meglio le terapie di cui disponiamo. Usando precocemente gli SGLT2i i benefici sono in effetti notevoli. Quando il paziente si ricovera, sia in ambiente internistico sia cardiologico la malattia viene affrontata in maniera tardiva e il malato si giova soltanto della più approfondita stratificazione diagnostica e prognostica ma aumentano i costi diretti”.

In medicina Interna arrivano tantissimi pazienti e lo scompenso è la prima causa di ricovero negli ultra 65 enni – ha aggiunto Anna Belfiorecon vari step che complicano l’approccio terapeutico e acuiscono l’isolamento sociale. Molti vivono soli, ci sono barriere sociali, economiche e familiari. Spesso nei malati che hanno una frazione di eiezione conservata scontiamo la limitazione alla prescrizione di questi nuovi farmaci mentre sarebbe utilissimo rendere precoce la presa in carico con le nuove terapie. Quello dello scompensato è un trattamento complesso: abbiamo attivato un ambulatorio dedicato per rivalutare i pazienti. Inserire i nuovi farmaci in terapia consente di ridurre le riammissioni in ospedale del 40%.  Fondamentale poi è l’integrazione dell’attività sul territorio tra cardiologi, internisti e medici di medicina generale”.

I TEMI

Sotto la lente del focus anche gli investimenti del Pnnr per potenziare le reti di prossimità e incidere sugli esiti di malattie croniche ad alto impatto come lo scompenso, l’accesso precoce ai trattamenti con SGLT2i capaci di favorire anche l’aderenza garantendo migliori esiti e vantaggi nella sostenibilità economica dei trattamenti.

Centrale, in questo nuovo scenario inimmaginabile fino ad alcuni anni fa per questo tipo di patologia, anche il ruolo dello specialista cardiologo e l’integrazione tra le professioni nei percorsi di cura previsti dalle nuove linee guida europee che, se ben seguite, garantiscono migliori performance cliniche. Fari puntati infine sulla digitalizzazione, la condivisione dei dati e la telemedicina.

Ipercolesterolemia: molti pazienti non raggiungono livelli di colesterolo “Ldl” desiderabili, servono percorsi di presa in carico in prevenzione secondaria e primaria

27 Gennaio 2023 – In Italia, ogni anno, per malattie cardiovascolari muoiono più di 224.000 persone: di queste, circa 47.000 sono imputabili al mancato controllo del colesterolo. Il colesterolo, infatti, rappresenta uno tra i più importanti fattori di rischio cardiovascolare, causando per il servizio sanitario nazionale un impatto clinico, organizzativo ed economico enorme. La spesa sanitaria diretta e indiretta è quantificabile in circa 16 miliardi di euro l’anno. Nonostante questo scenario, su oltre 1 milione di pazienti a più alto rischio l’80% non raggiunge il target indicato dalle più recenti linee guida internazionali. In questa area fortunatamente le terapie a disposizione, tutte estremamente efficaci, hanno portato evidenze scientifiche robuste e consolidate negli anni sul loro valore preventivo e curativo sia in prevenzione primaria sia in prevenzione secondaria, ma oggi è necessario intervenire ulteriormente perché ci sono bisogni insoddisfatti.

Su questo tema e sulle possibilità di potenziare e migliorare il percorso di prevenzione, diagnosi e cura delle malattie cardiovascolari si sono interrogati gli esperti di Emilia Romagna e Toscana, all’evento “PNRR, IPERCOLESTEROLEMIA, RISCHIO CARDIOVASCOLARE TRA BISOGNI IRRISOLTI, INNOVAZIONE E NUOVE NECESSITÀ ORGANIZZATIVE”, organizzato da Motore Sanità con il contributo incondizionato di Daiichi-Sankyo.

Quali nuove opportunità di cura e quale accesso e quali bisogni organizzativi? Rossella Marcucci, Professoressa Ordinaria Medicina Interna, Università di Firenze e Direttrice SOD Malattie Aterotrombotiche, AOU Careggi di Firenze, ha evidenziato le molteplici possibilità di intervento terapeutico, tali da consentire di ottenere l’obiettivo desiderato nella quasi totalità dei casi: la terapia di primo livello con statine che inibisce la sintesi epatica e che deve essere impiegata alla dose massima tollerata, scegliendo la statina in funzione della riduzione di colesterolo LDL necessaria in quel soggetto; alla statina può essere affiancato l’impiego di ezetimibe che inibisce l’assorbimento intestinale di colesterolo; di prossima introduzione nel mercato è l’acido bempedoico, da solo o in formulazione di associazione con ezetimibe, che può essere usato in aggiunta a statine ed ezetimibe o senza statine nei pazienti intolleranti.

Rispetto a queste classi di farmaci per os, abbiamo adesso a disposizione anche nuovi farmaci che hanno come target PCSK9, proteina necessaria nella regolazione del recettore LDL. Bloccare PCSK9 significa ridurre in modo importante (circa 50%) i livelli di colesterolo LDL” ha proseguito la professoressa Rossella Marcucci. “Possono essere impiegati anticorpi monoclonali (evolocumab e alirocumab) che richiedono una somministrazione sc ogni 15 giorni: per entrambi abbiamo la dimostrazione derivante da studi di fase 3 della riduzione degli eventi cardiovascolari successiva all’assunzione del farmaco. Di più recente introduzione è il blocco di PCSK9 attraverso l’azione di inibizione della trascrizione di RNA messaggero con inclisiran che può essere somministrato, sempre sc ma in ambito ospedaliero, ogni sei mesi”.

La disponibilità di molteplici agenti farmacologici fa sì che, allo stato attuale, la vera necessità clinica è quella di trovare il modo adeguato di raggiungere tutti i pazienti – ha sottolineato ancora la Marcucci – Le ‘fotografie’ dal mondo reale, infatti, ci raccontano una realtà molto lontana dalle linee guida, con un elevato numero di pazienti che non raggiunge i livelli di colesterolo LDL desiderabili. Lo sforzo che dobbiamo fare è creare dei percorsi di presa in carico del paziente: in prevenzione secondaria, in modo che il paziente riceva un controllo a 1-3 mesi dall’evento acuto che consenta di modulare la terapia e iniziare, se necessario, una terapia di secondo livello. Successivamente il paziente potrà essere reinviato al territorio per la fase cronica, in cui dovrebbe essere messe in atto le strategie per ottimizzare l’aderenza terapeutica. In prevenzione primaria, creare un canale di connessione tra il medico di medicina generale e il centro ospedaliero di riferimento che possa accogliere e diagnosticare i pazienti con FH”.

Secondo Fabio Pieraccini, Direttore Assistenza farmaceutica ospedaliera Forlì-Cesena AUSL della Romagna, bisogna investire non solo sulla prevenzione ma anche nel cercare di capire il fenomeno del mancato raggiungimento del targetsostanzialmente possiamo attribuirlo o ad una intolleranza terapeutica o ad un mancato raggiungimento del target da parte dei pazienti in terapia o, soprattutto, alla mancata aderenza alla terapia che in questa patologia si interseca anche con il tema della politerapia. Questo tema va affrontato usando strumenti corretti ma soprattutto va affrontato con un approccio multiprofessionale che includa il medico di medicina generale, lo specialista, l’infermiere di comunità, il farmacista ospedaliero e il farmacista di comunità. Credo che questa rete vada sempre più messa a terra, è vero ci sono progetti che hanno cercato di dare la vera presa in carico del paziente ma sono a macchia di leopardo. Credo che oggi dobbiamo fare passi avanti per fare in modo che il paziente sia al centro e che tutta la sua storia sia controllata da tutti i professionisti, investendo in programmi ad hoc”.

Credo anche – haaggiunto il dottor Pieraccini – che non dobbiamo abbandonare monitoraggi e studi di farmaco-utilizzazione a livello locale perché possono essere dei “campanelli di allarme” per poi andare a verificare meglio se il paziente sta assumendo bene la terapia. Alcuni dati raccolti nella coorte di pazienti dal 2012 al 2019 hanno mostrato che solo il 20% dei pazienti erano a target e c’era una aderenza che oscillava tra il 40-50%, un po’ più alta nei pazienti ad alto e altissimo rischio, un po’ più bassa in quelli a medio e a basso rischio”.

Elisabetta Alti, Direttore Dipartimento Medicina generale AUSL TC, ha posto l’attenzione sulla necessità di una appropriatezza organizzativa e di una appropriatezza prescrittiva. “La pandemia ha purtroppo fatto molti danni, è il momento di ripartire con una sanità di iniziativa che significa che il medico di medicina generale in modo proattivo controlla determinati target di popolazione da lui assistita coordinandosi con gli specialisti che li hanno in cura. Il valore aggiunto è dato dalla telemedicina e dal teleconsulto perché offrono la possibilità di avere contatti più snelli e di integrare quei percorsi sempre più personalizzati e più territorio-ospedale-territorio. Per quanto riguarda l’appropriatezza prescrittiva, dalla parte del medico di medicina generale si ha una discrasia fra la prescrivibilità e la rimborsabilità e lo stesso accade per lo specialista. Inoltre, anche i nuovi farmaci devono essere inseriti in una maggiore prescrivibilità, ci deve essere una alleanza con i professionisti ma anche con gli organi regolatori in modo da favorire un appropriato uso della risorsa del farmaco che porta ad una diminuzione degli eventi e della mortalità solo se utilizzato correttamente”.

Secondo Emanuele Ciotti, Presidente Regione Emilia-Romagna ANMDO e Direttore sanitario AUSL di Ferrara, bisogna lavorare sull’interdisciplinarietà:serve una interlocuzione continua tra lo specialista, il medico di medicina generale, gli infermieri di comunità e le équipe multidisciplinari.  Serve un approccio integrato tra professionisti e medici altrimenti non riusciremo a raggiungere gli obiettivi che ci siamo preposti”.

Altro tema affrontato: l’appropriatezza prescrittiva per cui secondo Ciotti molte persone sono sotto-trattate, occorre fare formazione in questo senso, e la digitalizzazione in sanità che è fondamentale per vedere a distanza la persona, per effettuare monitoraggi continui, video-consulti, video-colloqui,che possono fare la differenza “e la nostra Regione sta facendo molto in questo senso” ha concluso Ciotti.

Elisa Romagnoli, Dirigente Medico SC Medicina interna e Area critica AOU Modena, ha infine posto l’accento sullo screening e sul ruolo dello specialista internista.

Lo screening raccomandato dalle linee guida internazionali per identificare i pazienti con fattori di rischio predisponenti la patologia cardiovascolare (pressione arteriosa e valori di colesterolemia LDL) è di tipo opportunistico ovvero senza una strategia predefinita, e pertanto da mettere in atto ogni volta un paziente si presenta alla nostra osservazione per una qualsiasi ragione. Fondamentale diviene quindi il ruolo dello specialista internista, ovvero del medico della complessità e della gestione a 360°gradi delle problematiche del paziente che dovrà identificare i pazienti che beneficeranno maggiormente del trattamento dei fattori di rischio cardiovascolare. Tra questi i pazienti affetti da diabete mellito, insufficienza renale cronica, con storia di ipercolesterolemia famigliare, i pazienti affetti da patologia cardiovascolare aterosclerotica nota ma anche i pazienti apparentemente sani” ha concluso Elisa Romagnoli.

Accesso alle terapie innovative: come rendere i percorsi meno accidentati, per garantire le migliori cure possibili a tutti i cittadini. L’esempio del Veneto.

Padova, 23 gennaio 2023 – Nonostante il grande impegno normativo di questi anni dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) per accelerare le procedure di approvazione e di accesso alle terapie innovative, ancora oggi la tempistica reale di accesso alla terapia per il paziente può richiedere da 3 a 6 mesi, a causa della burocrazia regionale. 

Partendo dall’esempio di una regione virtuosa nell’organizzazione assistenziale, come la regione Veneto, Motore Sanità intende analizzare i flussi di accesso per raccogliere idee pratiche utili a facilitare le tempistiche di accesso in un’area ad altissima innovazione come quella oncologica, ematologica, immunologica, che negli anni ha visto una accelerazione in termini di prodotti di ricerca innovativi davvero dirompente, nei confronti della quale in alcuni casi il paziente non ha tempo di attendere. L’occasione è l’evento L’ACCESSO REGIONALE ALLE TERAPIE INNOVATIVE – L’ESEMPIO DELLA REGIONE VENETO” a Padova, presso l’Istituto Veneto di Medicina Molecolare (il VIMM), organizzato con il contributo incondizionato di Janssen Pharmaceutical Companies of Johnson&Johnson, Pfizer, Amgen, Bristol Myers Squibb, Gilead, MSD, Lilly, Takeda.

Così Enzo Bonora, Professore Ordinario di Endocrinologia, Università di Verona e Direttore della UOC di Endocrinologia, Diabetologia e Malattie del Metabolismo della AOUI Verona: “Nel campo del diabete si sono resi disponibili nuovi farmaci anti-diabete con importanti benefici cardio-renali, più semplici sensori glicemici, più sofisticati microinfusori insulinici. Nel campo delle dislipidemie abbiamo oggi a disposizione farmaci che abbassano il colesterolo a livelli un tempo impensabili e con vantaggi cardio-vascolari che sembravano irraggiungibili. Anche nel campo di alcune malattie endocrine quali acromegalia, ipercortisolismo, iperparatiroidismo, ipogonadismo, le opzioni terapeutiche sono aumentate. L’accesso all’innovazione deve però superare barriere (piani terapeutici, centri prescrittori, specialisti prescrittori, ecc.) che, in genere, hanno come giustificazione l’appropriatezza clinica, ma che sono erette soprattutto per contenere la spesa legata a farmaci costosi. Il perdurare per molti anni della necessità di redigere un piano terapeutico non ha giustificazione diversa da quella della invocata sostenibilità economica. Redigere un piano terapeutico per un farmaco che potenzialmente ha un bacino di utenti di milioni di persone appare improprio, per non dire sconcertante. Redigere un piano terapeutico per un farmaco generico sembra un paradosso. Costringere un paziente a cercare lo specialista abilitato alla prescrizione o il centro con lo specialista autorizzato, non poche volte ostacola o impedisce l’accesso. Non c’è dubbio che le risorse economiche siano definite, ma certi percorsi potrebbero o dovrebbero essere resi meno accidentati per garantire l’accesso delle migliori cure possibili a tutti i cittadini”. 

Mauro Krampera, Direttore UOC Ematologia AOUI Verona, Responsabile del Gruppo di Lavoro Regionale Farmaci Innovativi Ematologici e Roberta Joppi, Direzione Farmaceutica, Protesica e Dispositivi Medici della Regione del Veneto hanno spiegato che: “Il Gruppo di lavoro (GdL) farmaci innovativi ematologici, istituito con DGR il 15/7/2015 all’interno della Rete ematologica veneta, ha lo scopo di coniugare la migliore scelta terapeutica per i pazienti con l’accurata programmazione della spesa farmaceutica. Il GdL è composto da: ematologi dei Centri Hub di 1° livello (UOC di Ematologia) e dei Centri Spoke di 2° livello (UOSD/UOS di Ematologia) e 3° livello (ematologi in altre UOC); farmacologi, farmacisti, rappresentanti di Associazioni di pazienti, esperti di Economia e Health Technology Assessment, medici di medicina generale, epidemiologi. Mediante il metodo GRADE, il GdL valuta mensilmente per ciascun farmaco le evidenze scientifiche disponibili, il rapporto rischio/beneficio, proponendone il “place in therapy” rispetto alle alternative disponibili e indicatori d’uso atteso. Inoltre, il GdL stima per ogni nuovo farmaco/indicazione terapeutica l’impatto sulla spesa regionale nei successivi 1-3 anni. I report prodotti sono poi validati dalla Commissione tecnica regionale farmaci. Da circa un anno e mezzo la metodologia di lavoro ha incluso un’attività di Horizon Scanning, prendendo in analisi i nuovi farmaci già approvati a livello europeo, prima della loro valutazione da parte di AIFA. Questo approccio ha consentito di allineare efficacemente la pratica clinica dei Centri ematologici regionali con la disponibilità dei farmaci innovativi ad alto costo, non appena approvati da AIFA”. 

Silvia Vigna, Direttore Unità Organizzativa “Monitoraggio e Controllo attuazione PSSR” Direzione Programmazione e Controllo SSR Area sanità e Sociale di Regione del Veneto, ha messo in evidenza alcuni dati: il tempo che passa dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale all’inserimento nell’ordine del giorno e alla discussione nella Commissione regionale del farmaco è di 16 giorni per i farmaci con innovatività piena; il tempo trascorso dalla pubblicazione all’adozione del decreto regionale sono 40 giorni e dal primo utilizzo da parte delle aziende trascorrono tre mesi.

A ben vedere il tema delle terapie innovative è assai complesso e va necessariamente affrontato tenendo conto degli aspetti clinici e scientifici al riguardo.

Per quanto concerne le patologie reumatologiche”, aggiunge Silvia Tonolo, Presidente ANMAR Onlus Associazione Nazionale Malati Reumatici, “al momento non sono stati autorizzati farmaci con le caratteristiche di innovatività indicate da AIFA, a differenza di quanto accade per l’oncologia, l’ematologia e altre branche specialistiche. In ambito reumatologico indubbiamente sono state introdotte “nuove” terapie farmacologiche che contribuiscono a fornire cure adeguate alle caratteristiche di malattia, peculiari per ogni paziente. Ricordiamo che le patologie reumatologiche sono oltre centocinquanta e colpiscono individui differenti tra loro per genere, età e storia clinica. Ciò che è importante, quindi, come Associazione dei pazienti, in un contesto di discussione istituzionale, è ricordare che ogni malato ha diritto di essere curato con la miglior terapia disponibile tenendo conto dei progressi della scienza medica e delle autorizzazioni degli enti regolatori. Una Regione può dirsi virtuosa e attenta ai bisogni dei cittadini/pazienti solo se è in grado di garantire la dispensazione del farmaco, anche all’avanguardia, che il clinico ha ritenuto opportuno prescrivere per quel particolare paziente. In estrema sintesi, occorre che le istituzioni garantiscano cure personalizzate, a carico del Servizio Sanitario, tenendo conto delle terapie disponibili. Disponibilità di terapie all’avanguardia significa migliore qualità di vita del paziente e quindi sostenibilità del Servizio Sanitario, regionale e nazionale, attraverso la limitazione dei costi indiretti dati dai ricoveri e dalle recidive di malattia”.

Ipercolesterolemia: nuove opzioni terapeutiche per combatterla

Gli strumenti ci sono, ma la presa in carico di questi pazienti per portarli a target non è facile. Tra le soluzioni, il Dipartimento di cure specialistiche territoriali, che mette insieme cardiologi, diabetologi, nefrologi e pneumologi. 

23 gennaio 2023 – Il colesterolo rappresenta uno tra i più importanti fattori di rischio cardiovascolare, causando per il Servizio sanitario nazionale un impatto clinico, organizzativo ed economico enorme. Basti pensare che in Italia, ogni anno, muoiono più di 224mila persone per malattie cardiovascolari: di queste, circa 47mila sono imputabili al mancato controllo del colesterolo. I costi, in termini di spesa sanitaria diretta e indiretta sono quantificabili in circa 16 miliardi di euro l’anno. Nonostante questo scenario, su oltre 1 milione di pazienti a più alto rischio l’80% non raggiunge il target indicato dalle più recenti linee guida internazionali.

Fortunatamente in quest’area le terapie a disposizione, tutte estremamente efficaci, hanno portato evidenze scientifiche robuste e consolidate negli anni sul loro valore preventivo e curativo sia in prevenzione primaria sia in prevenzione secondaria, ma oggi è necessario intervenire ulteriormente perché ci sono bisogni insoddisfatti.

Su questo tema e sulle possibilità di potenziare e migliorare il percorso di prevenzione, diagnosi e cura delle malattie cardiovascolari si sono interrogati gli esperti all’evento PNRR, IPERCOLESTEROLEMIA, RISCHIO CARDIOVASCOLARE TRA BISOGNI IRRISOLTI, INNOVAZIONE E NUOVE NECESSITÀ ORGANIZZATIVE – TRIVENETO”, organizzato da Motore Sanità con il contributo incondizionato di Daiichi-Sankyo.

Come cardiologo ho un problema molto serio: quello di garantire il target lipidico nei pazienti che hanno avuto una sindrome coronarica acuta”, conferma Claudio Bilato, Presidente ANMCO Veneto e Delegato SIPREC – Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare Triveneto. “Ciò, probabilmente, è dovuto al fatto che non riusciamo a controllare completamente quello che chiamiamo rischio residuo, nonostante le terapie mediche ottimali che mettiamo in atto. Questo rischio residuo è la somma di vari elementi: diabete, rischio trombotico, rischio di un’infiammazione cronica che si mantiene, ma soprattutto è legato al fatto che, molto spesso, non controlliamo in maniera adeguata i livelli di colesterolo LDL (che, con le nuove linee guida suggerite dalla Società Europa di Cardiologia e la Società Europea dell’Aterosclerosi, in pazienti a rischio cardiovascolare, vanno portati sotto il 55%)”.

Gli strumenti insomma ci sono, il problema è come riuscire a raggiungere il target organizzativo, per far sì che i pazienti che necessitano di cure appropriate possano avere la terapia appropriata. 

Ha parlato degli strumenti anche Nadia Citroni, Responsabile Centro Dislipidemie e Aterosclerosi, ospedale di Trento, con queste parole: “Da sempre ci occupiamo di pazienti con dislipidemia e per noi questo è un buon momento storico: siamo entusiasti di avere a disposizione nuove opzioni farmacologiche che ci permettono teoricamente di portare a target pazienti. In questo contesto di possibilità terapeutiche ci sono però dei limiti, come quello dell’intolleranza alle statine che riguarda il 9% dei pazienti trattati. Altra problematica, quella di portare a target pazienti che sono a rischio vascolare molto alto, o anche rischio estremo. Vediamo anche pazienti con ipercolesterolemia familiare, nei quali tante volte anche le opzioni terapeutiche disponibili associate non ci portano i pazienti a  target, per cui c’è un problema di non raggiungimento dei target nei pazienti che hanno eventi secondari. Altro capitolo importante sono le criticità organizzative e gestionali che hanno portato anche all’avvento di queste nuove terapie organizzative. Bisogna trovare percorsi legati nei vari contesti, per cercare di mettere insieme criteri di monitoraggio”.  

E poi c’è il problema dalla bassa aderenza terapeutica, sottolineato  da Giorgio Colombo,Direttore Scientifico CEFAT Centro Economia e valutazione del Farmaco e delle Tecnologia Sanitarie Università degli studi di Pavia: “Secondo i dati dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), i soggetti sopra i 65 anni prendono più di 10 sostanze all’anno. Quello che mi spaventa non è tanto il numero dei farmaci, ma chi si prende in carico di ottimizzare queste terapie. Lo fa il medico di famiglia? Il farmacista? Questo è un tema importante che deve entrare in ambito di politica sanitaria. Ricordiamoci inoltre che l’aderenza dipende non solo dalla complessità del trattamento, ma anche dal costo del farmaco (compartecipazione del soggetto alla spesa). Più questo è oneroso, minore è l’aderenza del paziente. Ultima riflessione, è che quando aumenta la compartecipazione, si riduce l’aderenza e aumentano i costi per il Servizio Sanitario Nazionale. Da qui ecco le principali strategie per aumentare l’aderenza: programmi di auto-monitoraggio e auto-gestione dei medicinali, maggiore spiegazione in merito all’utilità dei farmaci e ai danni della loro scorretta assunzione, coinvolgimento diretto dei farmacisti nella gestione dei farmaci, adozione di schemi terapeutici quanto più possibile semplificati”.

Sulla presa in carico dei pazienti si è espresso Andrea Di Lenarda, Direttore SC Patologie Cardiovascolari ASUGI: “Finché anche noi specialisti siamo frammentati nel territorio, è evidente che la presa in carico di questi pazienti per portarli a target non è facile. Una delle soluzioni che abbiamo proposto e che è stata accettata per favorire la presa in carico del paziente cronico e per aumentare la probabilità di portarlo a target, è costituire un nuovo dipartimento di cure specialistiche territoriale, che mette insieme cardiologi, diabetologi, nefrologi e pneumologi”. 

Prossimità, innovazione e digitalizzazione per affrontare le malattie cardiovascolari e l’ipercolesterolemia

9 Gennaio 2023 – In Italia, ogni anno, per malattie cardiovascolari muoiono più di 224.000 persone: di queste, circa 47.000 sono imputabili al mancato controllo del colesterolo. Il colesterolo, infatti, rappresenta uno tra i più importanti fattori di rischio cardiovascolare, causando per il servizio sanitario nazionale un impatto clinico, organizzativo ed economico enorme. La spesa sanitaria diretta e indiretta è quantificabile in circa 16 miliardi euro l’anno. Nonostante questo scenario, su oltre 1 milione di pazienti a più alto rischio l’80% non raggiunge il target indicato dalle più recenti linee guida internazionali. In questa area fortunatamente le terapie a disposizione, tutte estremamente efficaci, hanno portato evidenze scientifiche robuste e consolidate negli anni sul loro valore preventivo e curativo sia in prevenzione primaria sia in prevenzione secondaria, ma oggi è necessario intervenire ulteriormente perché ci sono bisogni insoddisfatti.

Su questo tema e sulle possibilità di potenziare e migliorare il percorso di prevenzione, diagnosi e cura delle malattie cardiovascolari si sono interrogati gli esperti all’evento “PNRR, IPERCOLESTEROLEMIA, RISCHIO CARDIOVASCOLARE TRA BISOGNI IRRISOLTI, INNOVAZIONE E NUOVE NECESSITÀ ORGANIZZATIVE”, organizzato da Motore Sanità con il contributo incondizionato di Daiichi-Sankyo.

Il tema dell’eccesso di colesterolo e delle relative azioni da mettere in campo per ridurlo è proprio il classico tema che costituisce una sfida importante in un settore di programmazione che possa dare dei risultati a lungo termine – ha spiegato Carlo Picco, Direttore Generale ASL Città di Torino -. In una grande ASL come la nostra, dove attorno ai presidi ospedalieri di primo e secondo livello c’è un territorio piuttosto vasto in cui le malattie croniche vengono affrontate con i Pdta anche in maniera multidisciplinare, un occhio alla prevenzione è assolutamente fondamentale. Sappiamo che l’equilibrio tra la spesa farmaceutica e il beneficio di avere una minore possibilità di sviluppare complicanze in ambito cardiovascolare, in particolare ma non solo, ci mette sempre in una condizione di difficile contesto perché vorremmo vedere i risultati subito. Tuttavia stiamo lavorando sugli stili di vita e ad un progetto di attività fisica prescritta dai sanitari, a livello di Azienda Zero, che possa essere gestita dagli enti del territorio, pubblici e privati, in un contesto di prezzo calmierato che potrebbe dare a molti l’occasione di utilizzare le varie strutture sul territorio per lavorare su stili di vita sani. Inoltre stiamo portando avanti gli studi di sostenibilità e i piani di fattibilità della spesa farmaceutica, abbiamo già presentato alcune proposte al settore regionale. Insomma, siamo impegnati in questo contesto che deve avere un occhio di riguardo alla macro economia regionale e un occhio alla clinica e ai benefici clinici. Abbiamo i professionisti per tutte e due queste visioni e quindi le metteremo insieme per cercare di fare bene”.

“L’ipercolesterolemia è uno dei fattori di rischio cardiovascolari più importanti, ma tra i più correggibili con specifiche terapie, anche se non sempre si assiste ad una buona aderenza terapeutica. Ecco perché la medicina di iniziativa con la prevenzione primaria e secondaria è fondamentale per strutturare una risposta sanitaria di medicina personalizzata e di precisione anche in questo settore – ha spiegato Alessandro Stecco Presidente IV Commissione regionale Sanità e Assistenza sociale, Regione Piemonte -. Si deve puntare sempre di più all’integrazione ospedale-territorio, e il DM77 con il PNRR che vede l’organizzazione delle Case di Comunità e delle COT, sono opportunità per intraprendere una svolta anche in questo settore, vedendo al centro la collaborazione tra medici di medicina generale e specialisti ambulatoriali”.

Secondo Alessandro Stecco “è necessario basarsi anche sui cardini fondamentali rappresentati da prossimità, innovazione, digitalizzazione, ricerca e competenze professionali, che in Regione Piemonte, su nostra proposta legislativa approvata, abbiamo voluto inserire tra le funzioni di Azienda Zero, una super azienda sanitaria che si occuperà del coordinamento di funzioni strategiche per la sanità regionale come queste”.

I farmacisti nell’erogazione del farmaco, in ospedale o sul territorio, possono essere un anello importante per affrontare il problema della scarsa aderenza alla terapia e la telemedicina può venire in aiuto. “L’ipercolesterolemia soprattutto in pazienti ad alto rischio cardiovascolare, in questo momento rappresenta una patologia sicuramente paradigmatica proprio per il tema della terapia che è sempre di più personalizzata. I nuovi farmaci vengono erogati dalle farmacie ospedaliere in distribuzione diretta e questo ci coinvolge, come farmacisti ospedalieri, sempre di più. Oggi quindi stiamo lavorando per cercare di rendere sempre più fluido il percorso di presa in carico dei pazienti dal punto di vista della terapia proprio perché dobbiamo cercare il più possibile di garantire la corretta aderenza del paziente a questi trattamenti che, sappiamo, possono portare dei grossi benefici di efficacia, di riduzione importantissima di rischio cardiovascolare e di esiti infausti, ma devono essere ben assunti dai pazienti” ha spiegato Paola Crosasso, Direttore SC Farmacie Ospedaliere, ASL Città di Torino. “Credo che per controllare l’aderenza del paziente alle terapie la telemedicina abbia un ruolo importante dal momento che queste terapie sono di prossimità”.

ll tema di oggi è sicuramente caldo perché parliamo di sostenibilità e credo che tra i vari determinanti della sostenibilità forse uno di quelli su cui bisognerà fare molti ragionamenti in futuro è proprio la parte dei farmaci perché è quella più complessa da controllare in quanto le procedure che portano poi all’utilizzo del farmaco sono un po’ meno complesse rispetto ad altri setting – ha spiegato Franco Ripa, Responsabile Programmazione Sanitaria e Socio-sanitaria, Vicario Direzione Sanità e Welfare Regione Piemonte -. Quindi dobbiamo stringere un’alleanza tra tutti, tra chi si occupa più di aspetti manageriali e clinici per cercare di trovare un modello che deve essere assolutamente legato all’innovazione perché ci permette di curare meglio e di aumentare la qualità della vita”.

Mieloma multiplo: passi da gigante sul fronte dell’innovazione

Il risvolto della medaglia è il costo oneroso dei farmaci, che incidono sul bilancio delle singole Regioni. Un problema di sostenibilità per il nostro SSN, che deve essere affrontato quanto prima.

Trento, 20 dicembre 2022 – Le patologie oncoematologiche hanno visto una grande evoluzione in termini di ricerca e di innovazione prodotta. Un esempio è quello del mieloma multiplo: neoplasia ematologica caratterizzata dalla proliferazione di cellule maligne nel midollo osseo, che rappresenta l’1,3% di tutti i tumori nella donna e l’1,2% nell’uomo (dati AIRTUM), con incidenza di 5.759 nuovi casi all’anno (report AIOM 2020). L’età è il principale fattore di rischio: oltre il 60% delle diagnosi di mieloma riguardano persone di età superiore ai 65 anni e solo l’1% riguardano persone al di sotto dei 40 anni.

Le cause del mieloma multiplo non sono ancora del tutto note, anche se recenti studi hanno evidenziato la presenza di anomalie nella struttura dei cromosomi e in alcuni specifici geni nei pazienti affetti dalla patologia. Dopo la diagnosi è indispensabile definire lo stadio del mieloma, in base al quale si ottengono anche indicazioni sulla prognosi della malattia e sulle scelte terapeutiche. L’innovazione in questi ultimi anni ha prodotto una notevole quantità di opzioni terapeutiche per questi pazienti e ha segnato per molti di loro una maggiore sopravvivenza libera da progressione con un aumento della qualità di vita attesa. Ma l’organizzazione è pronta ad accogliere questo cambio di scenario continuo verso la cronicizzazione di malattia?

Per risponde a questa e ad altre domande ancora, Motore Sanità ha promosso l’evento: “INNOVAZIONE NEI PERCORSI DI CURA IN EMATOLOGIA. L’ESEMPIO DEL MIELOMA MULTIPLO – COME EFFICIENTARE LA FILIERA E VALORIZZARE IL TERRITORIO? FOCUS TRENTINO-ALTO ADIGE”, con il contributo incondizionato di Janssen pharmaceutical companies of Johnson&Johnson e IT-MeD.

Così Atto Billio,Direttore Ematologia e Centro di Trapianto Midollo Osseo ASAA Bolzano: “La qualità della vita del paziente con mieloma multiplo è inficiata da diversi fattori, tra i quali sono preminenti il dolore osseo e la “fatigue”. Il trapianto autologo di midollo è stata la prima grande innovazione nello scenario terapeutico del mieloma multiplo. Le nuove terapie innovative a base di farmaci di cui disponiamo oggi hanno consentito di migliorare la curva di sopravvivenza rispetto agli anni antecedenti al 2000. Alla fine del 2023 arriveranno le CAR-T: grande tecnologia di frontiera della terapia cellulare, immunologica e genica, che permette di riconoscere e centrare le cellule tumorali. La gestione della terapia con CAR-T necessita di un team multidisciplinare (ematologo, trasfusionista, intensivista, neurologo, specialista delle malattie infettive, farmacista) per far fronte ai bisogni assistenziali e alle eventuali complicanze post infusionali delle CAR-T. L’ematologia di Bolzano è già qualificata per l’uso delle CAR-T ed è in attesa del rinnovo dell’accreditamento del Centro Trapianti da parte del Centro Nazionale Trapianti per avviare la fase operativa sul paziente”.

Atto Billio, Direttore Ematologia e Centro di Trapianto Midollo Osseo ASAA Bolzano

Il tema del mieloma multiplo mi tocca da vicino”, ha chiosat Gianna Zamaro, Direzione centrale salute, politiche sociali e disabilità Regione Friuli Venezia Giulia: “Per il Friuli Venezia Giulia si contano 120 nuovi casi all’anno. La terapia è stata rivoluzionante: abbiamo un aumento dell’aspettativa di vita notevole. La spesa è impattante e conta 1milione e 200mila euro nel servizio di ematologia. È un problema da affrontare. A fronteggiare questo impatto abbiamo un progetto pilota importante e stiamo ripercorrendo una fase di riorganizzazione su quella che è l’ematologia e l’oncoematologia di prossimità”.

Antonio Ferro, Direttore Generale APSS Trento ha sottolineato invece quanto: “Abbiamo preparato una riforma territoriale innovativa reinserendo i Distretti, dove il personale è gestito da 6 Dipartimenti, e superando l’ottica dei silos. In questo ambito si colloca lo sviluppo della rete oncologica. Il mieloma multiplo è una patologia che deve avere tutta la nostra attenzione e siamo molto coinvolti nella sua gestione. Il costo dei farmaci incide sul nostro bilancio in maniera importante e, per fare fronte a questo, la Regione Trentino Alto Adige ha fatto rete con Bolzano anche per il protocollo diagnostico e terapeutico del mieloma multiplo”.  

Sull’importanza di fare rete si è espresso anche Florian Zerzer,Direttore Generale ASAA Bolzano: “Abbiamo l’obbligo di fare rete: abbiamo tante collaborazioni con l’Austria e anche con la Germania. In questo confronto mi sento spesso messaggero del nostro SSN, uno dei migliori al mondo se organizzato bene. Purtroppo negli ultimi anni ci sono state molte criticità. Quello che però voglio sottolineare è che non abbiamo mai dovuto negare a un paziente una terapia per mancanza di finanziamenti e questo è importante. Il tema dell’innovazione e della ricerca è fondamentale: per la prima volta vedo che nostri medici che si formano in Austria e in Germania tornano in Alto Adige”.

Sul fare rete AIL è una struttura che fa network. AIL Trento e Bolzano collaborano e hanno collaborato più volte insieme”, ha aggiunto Simone Verza, Presidente AIL Bolzano. “Bisogna pensare alle ricadute sui pazienti: il beneficio che ne hanno in termini di qualità di vita. Il paziente deve sentirsi al sicuro ed essere certo di essere trattato nel miglior modo possibile. Ci sono dei pazienti informatissimi e forse questo, da un lato, diventa più sfidante per il medico. Potrebbe essere migliorata la collaborazione tra terzo settore e amministrazione pubblica. Se ci si siede tutti attorno a un tavolo, credo che si possano fare cose migliori”.

A chiudere la mattina di lavori Paola Cristina Cappelletto,Dirigente Farmacista presso Azienda Sanitaria dell’Alto Adige, che ha proposto l’istituzione di un fondo per i farmaci innovativi anche in regione Trentino Alto Adige, aggiungendo: “Dal punto di vista dell’impatto economico, la spesa farmaceutica relativa al mieloma multiplo non è indifferente. La soluzione per risparmiare potrebbe essere quella di implementare, anche nei comprensori periferici, l’accesso agli studi clinici. Si potrebbe pensare anche a budget per patologia”.

La migliore cura delle persone con epilessia? L’aspetto farmacologico e i Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali

Ecco quanto emerso dalla serie di eventi promossi da Motore Sanità dedicati all’Epilessia: patologia che colpisce 720mila italiani e 50milioni di persone circa in tutto il mondo.

19 dicembre 2022 – Si è conclusa la serie di eventi promossi da Motore Sanità -con il contributo incondizionato di Angelini Pharma -dedicati all’Epilessia, che fanno fotografato, nelle varie regioni d’Italia, qual è la situazione delle persone con questa malattia e qual è la loro presa in carico assistenziale.

Una patologia che riguarda da vicino 720mila italiani che ne sono affetti e, al contempo, una delle malattie neurologiche più frequenti che conta 50milioni di persone circa in tutto il mondo.

Così Oriano Mecarelli, Past Presidente LICE (Lega Italiana Contro l’Epilessia), aprendo il tavolo di lavori conclusivo PERSONE CON EPILESSIA, PRESA IN CARICO ASSISTENZIALE: “Le epilessie costituiscono nell’insieme una patologia molto complessa sia dal punto di vista diagnostico, sia da quello terapeutico e assistenziale, che impatta severamente sul piano individuale e sociale. Lo stigma che aleggia, inoltre, è sempre di grande rilievo ed è una problematica a livello mondiale. Una rilevante percentuale di chi ne soffre è farmacoresistente: significa che queste persone non rispondono adeguatamente alle terapie farmacologiche a disposizione. Altro problema è quello della scarsa conoscenza dell’epilessia, ancora oggi, a tutti i livelli e in tutti gli ambiti. Il sistema migliore per organizzare in ogni ambito territoriale la cura delle persone con epilessia? Occorre basarsi su documenti che si chiamano Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali (PDTA), che per l’epilessia si possono predisporre. Ogni PDTA prevede la presa in carico attiva e totale della persona con specifica patologia, per la gestione della quale sono necessari interventi multiprofessionali e multidisciplinari  svolti anche in ambiti diversi. Concludo dicendo che noi abbiamo un Servizio Sanitario Nazionale e 20 regioni sul territorio nazionale. Ebbene, ognuna di queste agisce dopo l’autorizzazione dell’Agenzia Italiana del Farmaco a modo suo e questo è un problema”.

Per quanto riguarda l’aspetto farmacologico la Puglia è in una situazione felice”, commenta Angela La Neve, Dirigente Medico di Neurologia presso l’Unità di Emergenza Neurologica Clinica  “Amaducci” del Policlinico di Bari. “Abbiamo un Dirigente del Dipartimento preposto alla distribuzione dei farmaci regionale che è un Dirigente molto accorto, aperto e disponibile all’interlocuzione con gli specialisti. Diverso il discorso del PDTA: per quanto possa esserci l’impegno e la voglia dei clinici, evidentemente bisogna essere fortemente supportati dalle aziende e dalle Associazioni dei pazienti. Questo perché, ancora in Puglia, non è chiaro che il paziente con epilessia debba essere gestito da uno specialista neurologo con competenze specifiche per questa patologia”.