Pandemia diabete in Sardegna: regione con il più alto numero di casi L’appello delle società scientifiche e associazioni: prevenzione nelle scuole, istituzione di un Registro dati, di Reti e un Pdta omogeneo

8 giugno 2021 – In Italia oltre 3.5 milioni di pazienti dichiarano di essere affetti da diabete, ma le stime in real world parlano di circa 5 milioni con un costo per il Servizio sanitario stimato intorno ai 9 miliardi, senza considerare le spese indirette e una spesa pro capite per paziente più che doppia verso un pari età non malato. Questa malattia è causa di 73 decessi al giorno in Italia. Per citare alcuni dati relativi alla sola aderenza alle cure, secondo l’analisi EFPIA soltanto le complicanze dovute a diabete rappresentano un costo pari al 14% del totale della spesa sanitaria dei Governi Europei, circa 125 miliardi di euro all’anno. Secondo il rapporto dell’osservatorio dei medicinali, in Italia, la percentuale di aderenza per i farmaci antidiabetici è del 63% (OSMed 2015) e questo comporta il raddoppio nel numero di ricoveri ospedalieri e dei costi del trattamento per il Servizio sanitario un aumento ogni anno di circa 6 giorni di assenza dal lavoro ed infine un aumento del 30% della mortalità per tutte le cause (dati SID).

Nel panorama nazionale la Regione Sardegna presenta forti criticità epidemiologiche per diabete. Da sempre infatti detiene il triste primato italiano di incidenza di diabete di tipo 1, con oltre 12.000 adulti, più di 1.500 under 18 e circa 120 nuovi casi di diabete tipo 1 diagnosticati nella fascia di età 0-14 anni (un bambino ogni 150 è affetto da questa patologia). E con questi numeri raggiunge un triste primato collocandosi ai vertici della classifica mondiale, seconda solo alla Finlandia.
L’Assessorato alla Sanità della Sardegna, in stretta sinergia con il Consiglio regionale, ha aumentato i fondi per garantire a 124mila diabetici in terapia insulinica multiniettiva i freestyle, ha ricostituito la Consulta del diabete e ora l’obiettivo è andare a definire le nuove linee guida per le nuove gare anche dei sensori. Ma sono ancora tanti i passi da fare per mettere al centro il paziente. Tra i quali la mancanza di dati per costruire un quadro epidemiologico puntuale della malattia: nel 2016 erano 114mila i pazienti affetti da diabete, un numero che probabilmente è cresciuto ma ad oggi non esiste un Registro che possa testimoniarlo. Inoltre, quasi il 40% della popolazione sarda, circa 600mila persone, è sovrappeso e obeso: l’appello della Società italiana di diabetologia è organizzare una campagna di prevenzione che parta dalle scuole e dalle famiglie. Altro dato: nell’ultimo biennio 2019-2020 si sono registrati 237 nuovi casi di diabete in età pediatrica e con complicanza di chetoacidosi nel 28%, con una incidenza di 64 nuovi casi ogni 100mila bambini in un anno rispetto ai 59 registrati nel biennio precedente.
Motore Sanità e Diabete Italia Onlus hanno aperto un tavolo di confronto dal titolo LA PANDEMIA DIABETE IN REGIONE SARDEGNA per ottenere un grande impegno di tutti Istituzioni, clinici (specialisti e medici di medicina generale), caregiver, farmacisti, pazienti ad ottimizzare ognuno di questi aspetti.

“Questo incontro vorrei che fosse una opportunità per creare delle nuove strade da percorrere insieme, medici, pazienti, istituzioni, per il paziente diabetico” si è appellata Mariangela Ghiani, Presidente SID, Regione Sardegna che ha evidenziato alcune criticità nella gestione del paziente con diabete. “Purtroppo da un punto di vista epidemiologico della malattia abbiamo solo dati indiretti, da anni stiamo chiedendo che venga istituito un Registro sardo della malattia diabetica per avere maggiori elementi, per capire perché siamo secondi solo alla Finlandia per numero di nuovi casi di diabete di tipo 1 e per capire i fattori ambientali che impattano sulla genetica dell’autoimmunità; la stessa carenza di dati vale per il diabete di tipo 2. L’aggiornamento dei dati avviene grazie alla buona volontà dei medici. Inoltre una rete diabetologica non esiste in Sardegna, sono stati istituiti Pdta locali, regionali, per singole ASSL, ma ciò di cui abbiamo bisogno sono Pdta applicati su tutto il territorio regionale in modo che il paziente abbia un equo accesso alle cure. Tutto questo si può fare solo se vengono ricostituiti i tavoli tecnici, se si mette il paziente al centro e se torniamo a parlare di diabete insieme, cercando soluzioni condivise”.

“Ci hanno detto che a breve avremo la possibilità di prescrivere nuove tecnologia ma oggi la situazione è che se arriva un paziente in ambulatorio come medico diabetologo non posso prescrivere il sensore sottocutaneo e questo è un grande limite” ha spiegato Gianfranco Madau, Presidente AMD, Regione Sardegna. “La stessa cosa vale per i farmaci, fino ad un anno fa non tutto era prescrivibile, attualmente alcuni farmaci sono prescrivibili però sono somministrati in maniera diretta, che vuol dire che il paziente si deve recare presso la farmacia ospedaliera con tutti i problemi di viabilità e di trasporto che ci sono in questa regione, e vuol dire anche aumentare i costi indiretti della terapia. Mi auguro che finalmente riusciamo ad avere un dialogo di collaborazione con le istituzioni per affrontare i nodi di questa patologia, dalla prescrivibilità di device e farmaci alle intensità di cura. Mettere al centro le persone significa prendere in carico non solo i bisogni di salute ma anche i bisogni socio-assistenziali”.

“Manca una rete diabetologica regionale pediatrica: ci sono 10 ambulatori di diabetologia di cui solo uno è una struttura dedicata esclusivamente al diabete e questo crea un reale problema di assistenza ai bambini – ha spiegato Carlo Ripoli, Direttore SSD Diabetologia Pediatrica AO “G. Brotzu”, Cagliari -. Per quanto riguarda le tecnologie, non possiamo prescrivere né i microinfusori più moderni né quelli che agiscono senza il catetere a meno che non si ricorra a prescrizioni fuori gara. Un altro problema riguarda i bimbi sotto i 4 anni che non possono utilizzare il freestyle: o si pungono le dita tante volte al giorno oppure è concesso loro di avere solo 12 sensori l’anno. Infine, esiste ancora molta disinformazione su questa malattia nelle scuole, così molte mamme per seguire i loro bambini rinunciano a lavorare, o devono ricorrere a modalità parti time di lavoro oppure stanno ricorrendo alla richiesta di indennità di accompagnamento che invece sono tutele che dovrebbero essere riservate a pazienti con grandi disabilità; il piano per l’inserimento del bambino diabetico in ambito scolastico potrebbe essere risolutivo di questo problema”.

“Abbiamo il dovere etico e morale di poter dare ai pazienti il meglio del meglio delle cure e dell’assistenza, di metterci allo stesso piano delle innovazioni e dei dispositivi che vengono dati ai pazienti, essere al pari con gli ultimi farmaci che sono a disposizione del programma scientifico mondiale. Dobbiamo fare tanti passi avanti e impegnarci di più. È un compito che riguarda la politica e l’Assessorato alla sanità, il compito della Commissione è sollecitare e dare una risposta ai pazienti” ha dichiarato Domenico Gallus, Presidente VI Commissione Salute e Politiche Sociali, Regione Autonoma della Sardegna

“La ricostituzione della Consulta della diabetologia rappresenta il luogo ideale per poter effettuare la programmazione e l’individuazione delle priorità e i bisogni dei pazienti con diabete, la stessa decisione di incrementare la spesa per garantire un accesso ai sensori per il monitoraggio della glicemia è uno spiraglio, ma bisogna porre attenzione su questo tema perché se non creiamo un equilibrio tra i dispositivi e le reali disponibilità delle persone rischiamo di creare ulteriori diseguaglianze e discriminazione. La variabile del tempo ha la sua importanza in tutto questo: la velocità con la quale si riuscirà a rendere concreti questi intendimenti sarà il valore aggiunto attraverso il quale di svilupperanno i maggiori benefici” ha concluso Marcello Grussu, Comitato Coordinamento Diabete Italia, Presidente ANIAD Nazionale

Farmaco equivalente: “Dopo anni, pur garantendo sostenibilità al SSN e risparmio ai cittadini, il loro uso in Italia è ancora a macchia di leopardo”

farmaci equivalenti

8 giugno 2021 – I farmaci equivalenti avendo stesso principio attivo, concentrazione, forma farmaceutica, via di somministrazione e indicazioni di un farmaco di marca non più coperto da brevetto (originator), sono dal punto di vista terapeutico, equivalenti al prodotto di marca ma molto più economici, con risparmi che vanno da un minimo del 20% ad oltre il 50%. Questo è fondamentale per mantenere sostenibile l’SSN, consentendo da un lato di liberare risorse indispensabili a garantire una sempre maggiore disponibilità di farmaci innovativi, dall’altro, al cittadino di risparmiare di propria tasca all’atto dell’acquisto dei medicinali. Ma l’uso del farmaco equivalente in Italia è ancora basso rispetto ai medicinali di marca, per fare il punto sulla situazione in Italia e sul perché di queste differenze Motore Sanità ha organizzato il Webinar FOCUS LAZIO: FARMACI EQUIVALENTI MOTORE DI SOSTENIBILITÀ PER IL SSN, realizzato grazie al contributo incondizionato di TEVA.

“I farmaci equivalenti rappresentano in tutti i paesi industrializzati una risorsa preziosa per consentire l’accesso alle cure a costi sostenibili, i farmaci equivalenti, inoltre rappresentano numerosissime molecole collaudate, di impiego sicuro, su tutta una serie di patologie sia acute che croniche. Superati i problemi legati, all’inizio della genericazione, dall’esiguità delle molecole genericabili, alla lunghezza della copertura brevettuale, oggi moltissime sono le molecole disponibili. Ciò che però è poco considerato è come l’informazione sui farmaci cosiddetti maturi sia, soprattutto sui medici più giovani, carente. Se un medico di 60 anni, che ha visto l’uscita di molte delle molecole genericate, ha una vasta conoscenza di questi farmaci, un medico giovane ha sicuramente una buona informazione sulle molecole nuove, un’ informazione più scarsa su farmaci ormai privi di copertura brevettuale. Molti colleghi, su farmaci “antichi” hanno una informazione che deriva dalla farmacologia clinica studiata ai tempi dell’Università. Una informazione più accurata sarebbe opportuna già nella formazione Universitaria, o quantomeno nella fase post laurea, affiche’ il personale medico che entra in ruolo, abbia la giusta conoscenza su molecole, largamente utilizzate, ma paradossalmente meno conosciute, dai giovani, rispetto alle molecole innovative”, ha detto Pierluigi Bartoletti, Vice Segretario Vicario FIMMG

“Ormai il farmaco equivalente ha dimostrato ampiamente la sua importanza, in termini di risparmio. Quello che oggi dobbiamo fare è diffondere maggiormente la cultura del farmaco equivalente con un’informazione corretta e puntuale. In questo credo che le farmacie, proprio per la fiducia di cui godono da parte del cittadino, potranno dare il loro importante contributo alla diffusione del farmaco equivalente”, ha dichiarato Eugenio Leopardi, Presidente Federfarma Regione Lazio

“Le proposte su cui lavorare sono quelle di continuare verso un’informazione corretta, che possa trasmettere una conoscenza, sia da un punto di vista scientifico ma soprattutto anche in termini di vantaggio economico e sostenibilità, una formazione adeguata e diffusa per medici e farmacisti, campagne istituzionali di sensibilizzazione. Infine, siamo arrivati al punto in cui potrebbe essere determinante una attuazione di politiche sanitarie e di welfare regionali che possano incentivare la prescrizione e la dispensazione di farmaci equivalenti, in modo tale da poter ridurre significativamente quella che è la compartecipazione dei cittadini in un momento storico dove il Paese soffre una crisi economica rilevante”, ha spiegato Alberto Giovanzana, Associate Director Government & Regional Affairs Teva Italia

DIABETE: “Rapida diagnosi, presa in carico efficace e accesso all’innovazione, solo così potrà migliorare la situazione in Sardegna”

Ero malato di diabete

 

8 giugno 2021 – Il diabete rappresenta una patologia cronica la cui condizione spesso poli patologica, richiede una gestione multidisciplinare complessa che la recente pandemia ha evidenziato in modo drammatico e le Regioni devono rivedere l’organizzazione della rete assistenziale. La Regione Sardegna detiene il triste primato italiano di incidenza di diabete di tipo 1, con oltre 12.000 adulti, più di 1.500 under 18 e circa 120 nuovi casi di diabete tipo 1 diagnosticati nella fascia di età 0-14 anni e collocandosi a livello mondiale, seconda solo alla Finlandia. Oggi fortunatamente ci sono innovazioni tecnologiche (farmaci e devices) che consentono una qualità della vita pressoché normale. Motore Sanità e Diabete Italia Onlus insieme, con lo scopo di far confrontare Istituzioni, Clinici e Pazienti, hanno organizzato il Webinar ‘LA PANDEMIA DIABETE IN REGIONE SARDEGNA’, realizzato grazie al contributo incondizionato di MEDTRONIC. 

“Questo è il primo webinar promosso da Diabete Italia per incontrare le Regioni. Non a caso è stata scelta la Sardegna: si tratta della Regione italiana con la maggiore incidenza di diabete di tipo 1 in Italia e, probabilmente, tra le maggiori per diabete tipo 2 di cui però manca un registro epidemiologico. Nonostante questi dati, questa realtà fatica a trovare un equilibrio gestionale che permetta un accesso più equo a farmaci e devices e, più in generale a percorsi di cura condivisi e definiti. La nostra iniziativa intende analizzare le difficoltà ed i motivi per cui esistono le carenze descritte creando un momento di condivisione che possa avviare una stagione di riforme a favore della popolazione diabetica garantendo la sostenibilità del sistema”, ha spiegato Stefano Nervo, Presidente Diabete Italia

“C’è un dibattito aperto da tempo nel nostro Paese e che riguarda le differenze e le disuguaglianze che contraddistinguono i vari Sistemi Sanitari Regionali. Differenze che la pandemia Covid-19 ha accentuato ancor di più facendo emergere in tutta la sua gravità le criticità e i ritardi soprattutto in quelle Regioni già notoriamente in difficoltà. L’esempio più eclatante riguarda l’approccio e l’assistenza alle malattie croniche come per esempio il diabete. Chi ha a che fare con questa patologia, infatti, trova soluzioni terapeutiche e accesso alle cure diverse a seconda di dove risiede. Diabete Italia, dove al suo interno trovano spazio e aderiscono le componenti del volontariato ma anche delle Società Scientifiche, ha maturato l’idea che occorra procedere ad una ricognizione puntuale delle criticità e delle differenze che riguardano la cura e l’assistenza alle persone con diabete nelle varie Regioni al fine di poter elaborare proposte organizzative alternative e comuni in coerenza con i reali bisogni. La Sardegna che rappresenta una Regione particolare sia sul piano epidemiologico (è il secondo territorio al mondo dopo la Finlandia dove si registra l’incidenza più alta di Diabete di tipo 1 nella fascia adolescenziale), sia su quello organizzativo per alcuni annosi ritardi che si trascina come una discreta limitazione prescrittiva che riguarda l’accesso ai device e ai farmaci innovativi, ci è sembrato potesse essere un punto di partenza molto interessante nell’attività che Diabete Italia vuole appunto portare avanti”, ha dichiarato Marcello Grussu, Comitato Coordinamento Diabete Italia, Presidente ANIAD Nazionale