MIGLIORA LA SITUAZIONE COVID IN ITALIA MA LA MORTALITA’ RESTA ALTA

MIGLIORA LA SITUAZIONE COVID

Dopo l’ultimo DPCM varato dal Governo Conte che ha suddiviso le restrizioni delle Regioni in base a dei “colori” iniziano a calare il numero di ricoveri, anche in terapia intensiva e il numero di morti. Anche il tasso di contagiosità, il famigerato indice RT, indica una diminuzione ma l’allerta resta massima.

Infatti secondo gli ultimi bollettini diramati dalla protezione civile nelle ultime 24 ore i nuovi casi sono stati 36176, il giorno prima erano stati 34283) ma con quasi 16mila tamponi in più rispetto al giorno precedente.

La percentuale dei positivi al test quindi cala dal 14,6 al 14,4. Nonostante questi questi dati incoraggianti l’Italia resta ancora maglia nera per quanto riguarda la mortalità. Infatti secondo la classifica redatta dalla Johns Hopkins University di Baltimore il nostro paese è medaglia di bronzo per il più alto tasso di letalità per Covid. Infatti in Italia l’indice è del 3,8%, superato nel mondo solo dal Messico (9.8%) e Iran (5%).

Una netta differenza con i principali europei con la Spagna che registra una mortalità del 2,2%, la Francia del 2% e la Germania dell’1.6%.

Gli esperti ancora non sono riusciti a capire la motivazione di questa netta differenza che è attribuibile probabilmente ad una lunga serie di fattori, ma sono sicuramente dei dati che devono far riflettere i decisori e gli specialisti su come si sta affrontando oggi il Covid in Italia.

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IL VACCINO ANTI COVID UNA POSSIBILE ARMA CONTRO PANDEMIE FUTURE

IL VACCINO ANTI COVID

L’attuale pandemia da Covid non è stata la prima e non sarà l’ultima delle pandemie globali del pianeta, ma grazie ai vaccini che stanno venendo sviluppati potremmo disporre di un’arma in più nel futuro in caso la SARS-CoV-2 mutasse.

Questa possibilità è stata evidenziata nel corso dai test sui vaccini in stadio più avanzato perché se confermato il successo delle sperimentazioni di Pfizer-BioNTech e Moderna (più tutte le altre a seguire) implica che, potenzialmente, disporremo di una nuova potente arma contro future pandemie.

Questo è possibile grazie al meccanismo alla base del funzionamento di questi vaccini che a differenza dei vaccini del passato si basa su una rivoluzionaria tecnologia ad RNA messaggero.

Questa nuova classe di vaccini infatti sono composti di una sequenza di mRNA in grado di codificare una proteina specifica (antigene).

Grazie a questo sistema è possibile per gli esperti inserire una sequenza genetica di un antigene agente-specifico nel copro umano attraverso un veicolo, ruolo che può essere svolto da goccioline lipidiche o vettori di tipo adenovirus umani o animale.

Quindi è possibile creare in poco tempo dei vaccini in grado di produrre l’antigene necessario per combattere la malattia.

Prima però di ipotizzare cure per ipotetici nuovi saltai all’uomo o possibili mutazioni dovute al tempo è necessario prima che questi vaccini vengano approvati e quindi considerati affidabili nella lotta al SARS-CoV-2.

Non dovrebbe volerci però ancora molto tempo visto che il vaccino in sviluppo da Pfizer e BioNTech ha già completato i test di fase 3 su 43500 volontario, con un risultato di efficacia al 95% nel prevenire la comparsa dei sintomi e della malattia, risultato confermato anche nelle fasce di popolazione più anziane.

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LA CURVA DEI CONTAGI CALA, MA NEI REPARTI LA SITUAZIONE RESTA CRITICA

LA CURVA DEI CONTAGI CALA

Con la curva dei contagi in calo e l’indice RT che indica negli ultimi giorni un lieve miglioramento i più ottimisti pensano alle vicine feste natalizie e a delle possibili aperture.

La verità nelle corsie degli ospedali però non è così rassicurante. Infatti con i posti letto vicini all’esaurimento a lanciare l’allarma sono i medici ospedalieri che sottolineano una emergenza per  quanto riguarda i posti letto nei reparti ospedalieri internistici.

Confrontando infatti tra quelli disponibili nel 2018 e quelli attivati nel 2020 emerge un quadro drammatico.

Anaao-Assomed ha deciso di raccogliere e pubblicare i dati sulla saturazione di questi posti letto, mostrando una situazione di collasso in gran parte delle regioni italiane: Il Piemonte è saturo al 191% della sua capacità, la Valle d’Aosta invece al 229%, la Lombardia al 129%, la Liguria al 118%, il Lazio al 91%, la Campania all’87%, nella Provincia autonoma Bolzano il 129%,, nella Provincia autonoma di Trento l’82%, in Abruzzo il 77%, in Sicilia il 73%, in Puglia il 71%, in Emilia Romagna il 66%, in Toscana il 66%, in Veneto il 64%, in Umbria il 60%, in Calabria il 54%, in Basilicata il 52%, nelle Marche il 49% e in Sardegna il 44%.

In tutto le Regioni in allarme sono 19, ma ben presto la situazione potrebbe peggiorare anche per le altre. Gli ospedali di gran parte d’Italia sono prossimi al collasso a causa della carenza di personale sanitario e del gran numero di pazienti Covid.

A soffrire maggiormente per la carenza dei posti letto sono i reparti internistici, ovvero Pneumologia, Medicina interna e Malattie infettive. E non è tutto, perché Anaao-Assomed, il più grande sindacato dei medici ospedalieri, anche rileva differenze sostanziali di efficienza del servizio sanitario tra le diverse regioni.

Una parte aveva già, nel 2018, una carente disponibilità di posti letto internistici, in rapporto alla popolazione. E la pandemia non può che aver acuito le gravi carenze del passato.

Alcune regioni, nonostante i posti letto falcidiati da piani di rientro per i deficit di bilancio sono state capaci di aumentare la loro potenza di risposta alla pandemia, a discapito probabilmente delle attività di altre branche specialistiche, che si sono viste depauperare i letti e hanno dovuto dunque fermare tutte le attività programmate, con gravi ripercussioni sulla salute pubblica.

Una situazione disastrosa che può portare gravissimi ritardi nella diagnosi e nella cura di tutte le malattie no-covid causando così una mortalità anche più alta della pandemia stessa.

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