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Scompenso cardiaco: l’innovazione aggiunge 8 anni di vita in più ai malati cronici, rispetto a una terapia di base

Alessandro Navazio, Direttore UOC Cardiologia AUSL Reggio Emilia: “Se iniziamo la terapia adeguata dopo i 55 anni garantiamo al paziente, rispetto a una terapia di base, 8 anni di vita in più. Dopo i 65 anni, potremmo garantire una differenza di 6 anni di vita in più”.

15 febbraio 2023 – Proseguono i tavoli di confronto nelle diverse regioni italiane per favorire una condivisione di idee sulla revisione del disease management (gestione integrata della malattia) per lo scompenso cardiaco, patologia cronica con esito fatale nel 50% dei pazienti entro cinque anni dalla diagnosi e che interessa un’ampia fetta di cittadini. In Italia è la causa principale di ospedalizzazione nelle persone di età superiore ai 65 anni con un impatto non solo clinico, ma anche sociale ed economico molto rilevante.

Ad aprire i lavori di “L’INNOVAZIONE CHE CAMBIA E SALVA LA VITA DEI MALATI CRONICI – SCOMPENSO CARDIACO – Focus on SGLT2i EMILIA-ROMAGNA”, evento promosso da Motore Sanità, con il contributo incondizionato di Boehringer Ingelheim e Lilly, Andrea Costa, Componente IV Commissione Politiche per la Salute e Politiche Sociali Regione Emilia-Romagna, che ha ricordato il grande lavoro svolto dalla regione regione Emilia-Romagna in ambito di prevenzione delle malattie cardiovascolari.

Lo scompenso cardiaco è la prima causa di morte in Emilia Romagna”, ha aggiunto Pasquale Gerace, Componente IV Commissione Politiche per la Salute e Politiche Sociali Regione Emilia-Romagna. “Provoca circa 16mila decessi all’anno e uno dei maggiori fattori di rischio è l’ipertensione, di cui soffre circa un terzo della popolazione della nostra regione. Seguono le cardiopatie ischemiche. Fortunatamente l’innovazione in campo medico sta cambiando lo scenario, a beneficio delle persone colpite da questa patologia cronica. Ritengo sia nostro dovere fornire ai professionisti di settore gli strumenti e le opportunità per continuare a migliorare e sviluppare le loro capacità di intervento”.

Quando i pazienti hanno le terapie raccomandate, hanno un outcome nettamente migliore”, spiega Alessandro Navazio, Direttore UOC Cardiologia AUSL Reggio Emilia. “Se iniziamo la terapia adeguata dopo i 55 anni noi garantiamo al paziente, rispetto a una terapia di base, 8 anni di vita in più. Dopo i 65 anni, potremmo garantire una differenza di 6 anni di vita in più”.

Luciano Potena, Direttore SSD Scompenso Cardiaco e Trapianti dell’IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, ha posto l’accento sul concetto di “stabilità”, che è diverso da quello della “gravità”. “Noi questo lo vediamo spesso nei pazienti che ci vengono riferiti”, racconta il Direttore. “A questo proposito, la terapia adeguata non deve essere patrimonio del Centro super specialistico – come possiamo essere noi – ma deve essere patrimonio comune, sia perché i pazienti con scompenso cardiaco sono tanti, sia perché la gestione e la gravità di questi pazienti necessita di strategie organizzative e terapeutiche adeguate al rischio di ospedalizzazione e di morte che questi pazienti portano con sé”.

A conclusione dell’incontro Immacolata Cacciapuoti, Servizio Assistenza Territoriale Emilia Romagna, che ha spiegato che la regione Emilia Romagna ha deciso, con i fondi del Ministero, di fare la piattaforma regionale di telemedicina su cui le aziende stanno transitando. Insieme alla centrale operativa – con infermieri disponibili h12 7 giorni su 7, che devono avere una conoscenza molto forte sul territorio a livello distrettuale – e il numero riservato ai pazienti con bassa complessità (116117) sono obiettivi importanti. “Se andiamo a regime con questi temi”, ha precisato Cacciapuoti, “il ricovero deve essere episodico, la presa in carico deve essere specialistica, ma poi il paziente torna a casa. Aggiungo il tema delle cure palliative: speriamo di sensibilizzare sempre di più i medici di medicina generale e gli specialisti ospedalieri”.

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