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Indagine Istat sulla salute nelle Regioni Foto degli ultimi 10 anni con 24 indicatori

Indagine Istat sulla salute nelle Regioni Foto degli ultimi 10 anni con 24 indicatori

di Redazione

 Roma. 1 Ottobre 2019 – La classifica della salute nelle Regioni italiane dal 2005 al 2015 l’ha redatta l’Istat nella sua ultima pubblicazione in cui traccia il bilancio del decennio. Per farlo ha selezionato 24 indicatori di salute – dall’alcol al fumo, dall’eccesso di peso, al diabete all’ipertensione – riferiti a tutta la popolazione, ma pure altri più specifici per alcune classi di età con lo scopo di mettere meglio a fuoco, specie per alcune patologie, aspetti più critici della salute degli adulti o degli anziani. In testa alla classifica si trovano Veneto e Trentino Alto Adige, mentre Lombardia, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche e Sardegna presentano condizioni di salute discrete, ma anche comportamenti a rischio. Nel Lazio, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia la caratteristica dominante sono le malattie croniche. In Valle d’Aosta invece desta preoccupazione la mortalità prematura e ancora i comportamenti a rischio. Ma chi sta in precarie condizioni di salute – unica Regione – è la Campania.

 

Da una prima analisi di insieme scaturisce un quadro pressoché diviso in due. Quattro regioni, rappresentate da tre gruppi, definiscono due poli opposti nei profili di salute: le condizioni ottimali del Veneto e del Trentino-Alto Adige (gruppo 2) si contrappongono alle condizioni più critiche della Valle d’Aosta (gruppo 1) e della Campania (gruppo 4), caratterizzate da comportamenti profondamente atipici rispetto al contesto generale.


Il resto dell’Italia, a sua volta, si suddivide in due parti geograficamente contigue che tuttavia non ricalcano perfettamente le ripartizioni tradizionali. Le caratteristiche comuni ai due gruppi (3 e 4) sono tendenzialmente polarizzate anche se con un differenziale di salute meno marcato rispetto ai gruppi precedenti.

Al Gruppo 1 (rosso chiaro) “Mortalità prematura e comportamenti a rischio” appartiene la sola Valle D’Aosta segnata da importanti fragilità fra cui emerge l’elevato tasso di mortalità per tumore negli adulti, causa di 20,3 decessi ogni 10 mila abitanti (l’intensità più elevata nel confronto intergruppo), cui si accompagna il primato nel ricorso alle cure ospedaliere per tumore (139,1 per 10 mila persone). Il quadro di vulnerabilità generale è confermato dai valori significativi della mortalità prematura, misurata in 292 anni di vita perduta (APVP) ogni 10 mila, valore che lo posiziona al secondo posto in ordine di gravità dopo il Gruppo 5 (Campania).

Il contesto della morbosità è inoltre caratterizzato da un’elevata ospedalizzazione per malattie neurologiche negli anziani quali Alzheimer e Parkinson (12,2 dimissioni ogni 10 mila residenti) confermate dall’alto tasso di mortalità per disturbi psichici e malattie del sistema nervoso che causa quasi 56 decessi ogni 10 mila residenti della stessa fascia di età, il valore medio più elevato fra i 5 cluster.

Il gruppo detiene inoltre il primato dell’incidenza nel ricorso alle cure ospedaliere al di fuori dei confini regionali che interessa oltre 16 ricoveri ogni 10 mila, così come è caratterizzante lo svantaggio della sopravvivenza maschile con basso titolo di studio a 90 anni che sfiora, ma non raggiunge, i 17 individui su cento.

La speranza di vita in buona salute traccia un profilo regionale in cui la qualità della sopravvivenza assume valori intermedi fra i gruppi: un maschio residente in Valle d’Aosta ha un’aspettativa di vita in buona salute di 60,2 anni mentre una femmina di 57,9.

Il Gruppo 2 (verde) “ Buone condizioni di salute” racchiude due regioni del Nord, Trentino Alto Adige e Veneto, che presentano i migliori valori assunti di quasi tutti gli indicatori scelti per l’analisi, sintetizzati dall’elevata speranza di vita in buona salute per entrambe le componenti di genere (61,7 anni per le femmine e 62,9 per i maschi) e dal minor condizionamento del titolo di studio nella sopravvivenza a 90 anni, soprattutto femminile, che raggiunge una proporzione del 40,1 per cento. Per la descrizione del profilo del gruppo è particolarmente significativo il basso rischio di mortalità prematura (230,3 per 10 mila), accompagnato dai buoni risultati del tasso medio di dimissioni per tumore negli adulti (97,6 per 10 mila) e dalla minore diffusione di due o più malattie croniche rispetto agli altri gruppi (17,7 per cento). Il cluster è caratterizzato positivamente anche da fattori collegati agli stili di vita adottati dalla popolazione fra i quali il buon controllo dell’eccesso ponderale, che si riflette su una prevalenza media di diabete e di ipertensione fra i più contenuti. Da segnalare inoltre la minor propensione media al tabagismo che riguarda poco più di 17 persone su 100. Le aree di fragilità del cluster sono riferite a un consumo di alcol sopra gli standard (quasi il 21% degli individui), alla mortalità per traumatismi (5,6 per 10 mila) e, sul fronte dello stato di salute in senso stretto, a un’elevata incidenza della mortalità per disturbi psichici e malattie del sistema nervoso (44,1 per 10 mila) accompagnate dal più elevato tasso di dimissioni per le stesse patologie (35,8 per 10 mila).


Il Gruppo 3 (giallo) “Discrete condizioni di salute e comportamenti a rischio” si riferisce a un gruppo che comprende la Sardegna più una buona parte dell’Italia centro settentrionale: Toscana, Umbria e Marche per il Centro, Piemonte, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Emilia-Romagna per il Nord. Con i buoni risultati raggiunti nella sopravvivenza in buona salute sia maschile (60,5 anni) che femminile (58,0 anni), confermata anche dall’e-levata quota dei sopravviventi a 90 anni con bassi titoli di studio, il gruppo si colloca al secondo posto nella graduatoria della sopravvivenza rilevata nei diversi cluster. La denominazione del cluster ‘Discrete condizioni di salute’, spiega Istat, è giustificata dai valori intermedi assunti dalla maggior parte degli indicatori di mortalità e di morbosità che descrivono e tipizzano il gruppo. I dati della mortalità prematura sono fra i più confortanti. Infatti, per una persona appartenente alla fascia di età 35-69 anni il rischio di morte determinato dalle cause più frequenti (“maggiori cause”) sfiora i 23 decessi ogni 10 mila residenti e l’indice APVP (Anni Potenziali di Vita Perduti) si attesta a 249 anni ogni 10 mila. Tuttavia, emerge un aspetto di fragilità che deriva dai più elevati tassi di mortalità per tumore negli adulti (18,5%), secondi solo al Gruppo 1 mentre il ricorso alle cure ospedaliere per la medesima patologia (116,2 ogni 10 mila residenti) è fra le più contenute. Risalta nel gruppo un quadro abbastanza rassicurante anche per quanto riguarda le malattie neurologiche, dalle demenze e malattie del sistema nervoso degli anziani alle malattie psichiche, Alzheimer e Parkinson sia in termini di mortalità (42,7 ogni 10 mila) che in ter-mini di ricorso alle cure ospedaliere (27,3 ogni 10 mila). Tra i comportamenti a rischio per la salute emerge la notevole diffusione dall’abitudine al fumo presente quasi nel 21% della popolazione. Positivo anche il ricorso alle cure fuori Regione che riguarda l’8,0% dei ricoveri effettuati dai pazienti residenti.

Il Gruppo 4 (azzurro) “Malattie croniche” è composto da 6 regioni: Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Abruzzo, tutte del Sud Italia e il Lazio, unica rappresentante del Centro. Fatti salvi i due gruppi isolati rappresentati dalla Valle d’Aosta (Gruppo1) e dalla Campania (Gruppo 5), seguendo un ideale asse geografico che parte dall’eccellenza del Gruppo 2, attraversa le discrete condizioni di salute del Gruppo 3 si arriva a definire condizioni del Gruppo 4 che nel complesso racchiude condizioni di fragilità generale. Risultano particolarmente critici i dati di mortalità per le “maggiori cause” negli adulti (24,4 persone per 10 mila) e di vita perduta (276,2 anni per 10 mila), che forniscono elementi di dettaglio in ordine alla stima della mortalità prematura. Anche dall’analisi della sopravvivenza emergono aree di vulnerabilità: la sopravvivenza in buona salute è all’ultimo posto per la componente maschile (56,2 anni) e al penultimo per quella femminile (55,4), confermate dalle mediocri performance della sopravvivenza a 90 anni per bassi titoli di studio. Le condizioni di salute possono definirsi precarie anche in relazione alle circa 48,3 persone ogni 100 che si trovano in condizione di eccesso di peso, cui è associata una prevalenza di diabete del 6,2 per cento. Questo dato, insieme alla presenza di elevati tassi di dimissioni per malattie ischemiche del cuore, all’alta presenza di ipertesi (18,0%) e alla notevole diffusione di persone colpite da due o più malattie croniche (22,0%) concorre a delineare i contorni di un gruppo in cui la salute è maggiormente a rischio. Elementi positivi del gruppo sono invece quelli collegati ad alcuni comportamenti individuali quali l’abitudine al fumo e il consumo di alcol e i dati sulla mortalità per tumore (significativamente inferiore agli altri gruppi) e quella per traumatismi (5,0%). Caratterizza inoltre questo gruppo l’alta mobilità ospedaliera, seconda solo alla Valle d’Aosta.

Il Gruppo 5 (viola) “Precarie condizioni di salute” è composto dalla sola regione Campania che si caratterizza per il suo profilo generale piuttosto critico. Tra i diversi fattori che concorrono a definire la debolezza del gruppo risaltano i 30,4 decessi negli adulti ogni 10 mila imputabili alle “maggiori cause”, cui si aggiunge la più alta propensione alla mortalità prematura, che supera i 315 anni di vita perduta ogni 10 mila e gli alti valori della mortalità e delle dimissioni per tumore. Questi elementi portano a effettuare un parallelo con lo stato di salute del Gruppo 1, costituito dalla Valle d’Aosta, accomunata alla Campania non dalla vicinanza geografica ma dal valore critico assunto da questi indicatori. A eccezione del consumo di alcol, il gruppo è caratterizzato dalla più alta frequenza di comportamenti a rischio e dalla presenza di patologie correlate: oltre metà della popolazione è affetta da eccesso ponderale che si accompagna al più alto tasso di diabete (6,8%) e cobormosità cronica (22,8%). Seguono l’abitudine al fumo, presente nel 22% della popolazione e dal più alto tasso di ipertensione. È invece al di sotto della media il consumo di alcol. I livelli di sopravvivenza in buona salute rispecchiano il quadro tracciato e assumono i valori tra i più bassi per maschi e femmine, rispettivamente di 54,9 e 56,5 anni. Emergono forti disuguaglianze anche nella sopravvivenza senile per condizioni socioeconomiche: un residente campano di 90 anni con un basso titolo di studio ha infatti una probabilità di sopravvivere del 14,7% se maschio e 30,3% se femmina: i valori meno elevati tra le medie dei gruppi. Assieme a questi elementi di debolezza si osservano alcuni fattori positivi: la contenuta mortalità per traumatismi (4,0 per 10 mila), per demenza e malattie del sistema nervoso degli anziani (32,1 per 10 mila) e per le dimissioni dovute a patologie quali Alzheimer e Parkinson.

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