Farmaci equivalenti, troppo bassi i consumi: occorre incentivarne l’uso facendo rete e cultura

In Emilia Romagna l’uso dei farmaci griffati è dell’88, quello dei “generici puri” è del 38%: questo comporta una compartecipazione alla spesa del cittadino che, soprattutto di questi tempi, si trova spesso in difficoltà economiche.

9 maggio 2022 – Il mercato dei farmaci equivalenti registra una continua ascesa a livello nazionale, ma nonostante questo dato si registra ancora una profonda differenza tra il nostro Paese e la media degli altri Stati Europei che hanno una penetrazione di mercato maggiore, in particolare Regno Unito e Spagna. Questo conferma l’importanza di mantenere attiva una educazione culturale per vincere la resistenza che incontriamo spesso da parte dei pazienti ma anche da parte di alcuni medici e operatori sanitari. 

Fare cultura e fare rete sono le parole d’ordine quando si parla di farmaci equivalenti. Fare cultura: perché esistono ancora grosse sacche di resistenza tra operatori del settore e soprattutto pazienti, ai quali le informazioni arrivano senza opportuni approfondimenti e da fonti spesso prive di autorevolezza in materia. Fare rete: medici di medicina generale, medici specialisti, farmacisti territoriali ed ospedalieri ed associazioni dei pazienti devono essere consapevoli che poter utilizzare questi medicinali, consente di liberare risorse e reinvestirle in nuove tecnologie e biotecnologie soprattutto per patologie molto importanti. 
Motore Sanità intende fare chiarezza su questi aspetti con il supporto dei più autorevoli esperti, condividendo strumenti utili per una migliore scelta e buone pratiche disponibili già messe in atto, grazie all’evento con focus Emilia-Romagna “IL RUOLO SOCIALE DEL FARMACO EQUIVALENTE. CALL TO ACTIONQuesto progetto è stato realizzato grazie al contributo incondizionato di Teva Italia S.r.l.

In Italia nel 2020 si registra ancora una bassa incidenza della spesa per i farmaci equivalenti (39,9%) e del consumo (52,2%) rispetto ad altri Paesi europei (Fonte: Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali. L’uso dei Farmaci in Italia. Rapporto Nazionale Anno 2020. Roma: Agenzia Italiana del Farmaco, 2021). Per quanto concerne la spesa a carico del cittadino, secondo l’ultimo rapporto OsMed nel 2020 la spesa per la compartecipazione per la quota eccedente il prezzo di riferimento dei farmaci a brevetto scaduto è stata pari a 18,07 euro pro capite, equivalente a circa 1,1 miliardi di euro. Nel 2021, la quota di compartecipazione sul prezzo di riferimento da parte del cittadino è stata di oltre 982 milioni di euro. Tale spesa sostenuta dai cittadini potrebbe essere evitata tramite la scelta di impiego del farmaco equivalente. 
Conferma il valore virtuoso del farmaco equivalente, anche per il Sistema Sanitario Nazionale, il dato che in Italia la presenza del mercato competitivo dei farmaci equivalenti ha permesso nel tempo una riduzione del 40-60% circa del prezzo dei farmaci rispetto ai prodotti coperto da brevetto, mantenendo immutato il profilo di efficacia e garantendo l’ampliamento del numero dei pazienti trattati (Colombo et al. Off-Patent Generic Medicines vs. Off-Patent Brand Medicines for Six Reference Drugs: A Retrospective Claims Data Study from Five Local Healthcare Units in the Lombardy Region of Italy. PLoS One. 2013; 8(12): e82990).
Anche nella regione Emilia Romagna la quota dei medicinali che hanno perso il brevetto cresce, nel 2021 si registra un 88% circa di impiego ma i cosiddetti “generici puri” registrano un impiego di circa il 38%, andamento simile alla media nazionale. Questo comporta una compartecipazione alla spesa da parte del cittadino che, soprattutto di questi tempi, si trova spesso in difficoltà economiche.

“Proprio per non appesantire ulteriormente la fascia sociale più debole dei cittadini è necessario mantenere una corretta informazione sugli equivalenti anche per il valore sociale che questi hanno oltre ad un valore di sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale – ha spiegato Fabio Pieraccini, Direttore Assistenza Farmaceutica AUSL Romagna -. Tutti gli stakeholder coinvolti tra cui medici di medicina generale, medici specialisti, farmacisti territoriali ed ospedalieri ed associazioni dei pazienti devono fare rete attorno al medicinale equivalente, con la reale consapevolezza di quanto sia importante poter utilizzare questi medicinali, che ci consentono di liberare risorse e reinvestirle in nuove tecnologie e biotecnologie soprattutto per patologie molto importanti. Parlare di equivalenti significa quindi anche parlare indirettamente di innovazione. Ma non solo, significa anche continuare a sostenere il peso della cronicità, tema preponderante in sanità legato anche all’importanza dell’aderenza terapeutica dei pazienti. In sintesi attuare azioni concrete per riconoscere il ruolo sociale dei medicinali equivalenti

Livelli Essenziali di Assistenza: il quadro delle malattie è cambiato, vanno aggiornati subito

9 maggio 2022 – La definizione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e delle relative tariffe è un percorso lungo, complesso e poco coerente con l’evoluzione rapida e dirompente delle tecnologie e delle conoscenze della medicina. Come se non bastasse, la loro applicazione continua a presentare diseguaglianze tra le diverse Regioni Italiane.
Per questo motivo Motore Sanità, con il contributo incondizionato di Roche Diagnostics, ha organizzato l’evento dal titolo “I LEA E LA RICERCA DI EQUILIBRIO TRA I BISOGNI E LA SOSTENIBILITÀ”, per mettere a confronto i vari attori del sistema, al fine di arrivare a proposte utili e necessarie a un progressivo cambiamento e/o rivisitazione dei Livelli Essenziali di Assistenza.
 

Ad aprire i lavori Tommaso Trenti, Presidente della Società Italiana di Medicina di Laboratorio-Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica (SIBIOC), il quale ha evidenziato il fatto che la pandemia ha mostrato, ora come non mai, il valore della diagnostica di laboratorio nella sanità quale insostituibile strumento di tutela della salute per tutti i cittadini. “SIBioC (Società Italiana di – Medicina di Laboratorio-Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica), Società scientifica che rappresenta i professionisti del laboratorio clinico, medici, biologi, chimici e tecnici biomedici apprezza e approva la revisione dei Livelli Essenziali di Assistenza della diagnostica di laboratorio, legge che permetterà a tutti i cittadini italiani, senza distinzione di residenza regionale, di fruire di nuove e efficaci prestazioni”, continua Trenti. “I nuovi LEA propongono un nuovo positivo processo dinamico di rivisitazione su base annuale dei contenuti dei Livelli Essenziali di Assistenza, eliminando gli esami divenuti obsoleti e inutili oltre a introdurne di nuovi. Tuttavia, Sibioc-Medicina di Laboratorio, pur condividendo le finalità, ha espresso preoccupazione per le conseguenze che potrebbe avere l’applicazione del tariffario dei nuovi LEA nella forma in cui è stato presentato alle Regioni. Tra i punti che più preoccupano c’è l’estrema contrazione delle risorse destinate alla diagnostica che mette a rischio la sostenibilità dei servizi di Medicina di Laboratorio, la mancata valutazione del valore delle competenze professionali, i molti errori e incongruenza dei contenuti del decreto indubbiamente da rivedere”.

Sul tema è intervenuta anche la Senatrice di Italia Viva e Presidente della Commissione Sanità del Senato Annamaria Parente, che si è espressa così: “Il governo apra in tempi brevi un tavolo di confronto per la riorganizzazione dei LEA. Bisogna aggiornarli e dare una risposta a tanti pazienti che aspettano di veder riconosciuta la loro malattia. I Livelli Essenziali di Assistenza sono un caposaldo del nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e indicano tutti i servizi ai quali i cittadini possono accedere gratuitamente o con il ticket nelle strutture pubbliche e convenzionate. L’ultimo aggiornamento risale però al 2017 e nel frattempo il quadro delle malattie è cambiato. Chiediamo perciò al governo di essere veloce nella nuova definizione. Sono tante le malattie che ancora non rientrano nell’elenco dei Livelli essenziali e molti pazienti, tra cui quelli affetti da malattie rare, e le loro famiglie sono in grande difficoltà. Tra l’altro, sappiamo che l’applicazione dei Lea continua a presentare diseguaglianze nell’applicazione tra le diverse regioni, e questo è un problema che va risolto. I malati hanno infatti il diritto di essere trattati allo stesso modo da Nord a Sud. Ai Lea è collegato anche il decreto tariffe, che è fermo da molto tempo. Al governo quindi chiediamo di aprire un confronto con tutte le Associazioni per dialogare e definire con i soggetti interessati un tariffario che sia il più adeguato possibile ai bisogni dei cittadini”.

“L’introduzione dei Livelli Essenziali di Assistenza è stata un’intuizione fondamentale per il SSN, cercando di assicurare equità e omogeneità della presa in carico dei pazienti delle cure in tutto il territorio nazionale. Purtroppo però, dopo alcuni anni dalla loro applicazione, esistono ancora disparità Nord-Sud e, in taluni casi, iniquità dell’accesso al SSN spesso legato alla differente gestione a livello regionale”, conferma Sergio Bernardini, Professore Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica Università Tor Vergata Roma. “Recentemente sono state proposte tariffe per la Medicina di Laboratorio assolutamente improprie, che non considerano il valore della disciplina e i costi fisiologici nella gestione della stessa. Se confermate, ne conseguirà un impoverimento dell’offerta e della qualità delle prestazioni soprattutto nei laboratori pubblici che sarebbero stretti nella morsa tra la riduzione del personale e le riduzioni del costo degli approvvigionamenti, pur di fornire prestazioni tariffate fortemente al ribasso”