“Presa in carico completa, collaborazione ospedale, medici di famiglia e pediatri di libera scelta e condivisione dati clinici, solo così sarà possibile rinnovare la medicina del territorio”

Blockchain e AI

16 luglio 2021 – I fondi del Recovery Plan destinati al nostro Paese dalla UE nel progetto Next Generation UE saranno circa 10 miliardi e saranno usati per l’implementazione della medicina territoriale. Home care, case di comunità, ospedali di comunità e centrali di coordinamento sono i capisaldi della medicina territoriale che ha come obiettivi, presa in carico completa e trasversalità vera tra ospedale e territorio. Alla base del progetto è previsto un nuovo rapporto tra medicina di famiglia ed i pediatri di libera scelta, la connessione tra tutti gli attori di sistema per la condivisione dei dati clinici, è diventato elemento cruciale per la riuscita del nuovo progetto organizzativo.  Per fare il punto su questi temi, Motore Sanità ha organizzato il Webinar ‘MEDICINA DEL TERRITORIO E RECOVERY PLAN: UN’OPPORTUNITÁ DI CAMBIAMENTO’. 

“L’emergenza Covid ha messo in luce criticità del nostro servizio sanitario, a livello nazionale e regionale, che da anni erano sotto gli occhi di tutti e che adesso ci auguriamo siano affrontate in maniera strutturale. Nell’ambito dell’assistenza territoriale, ad esempio, è urgente affrontare la carenza di medici ed infermieri, così come porre rimedio alle differenti capacità delle regioni di garantire l’assistenza domiciliare integrata e posti nelle RSA. Al Nord, un over 65 ha il triplo delle possibilità di essere ospitato in una residenza sanitaria assistenziale rispetto a un cittadino del Sud, e ha a disposizione circa il quintuplo di assistenza domiciliare, in termini di ore e di servizi. Il PNRR può essere una prima risposta a patto che il tema dell’assistenza territoriale sia affrontato non in termini di ‘spazi’ e ‘strutture’ quanto di reti e competenze. L’ottica vincente sarebbe quella di pianificare e semplificare il percorso seguito dal cittadino, a partire dalla prevenzione e dai suoi bisogni di salute”, ha dichiarato Anna Lisa Mandorino, Segretario Generale Cittadinanzattiva

“Il tema trattato è tanto complesso quanto importante, perché si parla di una grande occasione: quella di risolvere i molti problemi sul tappeto della sanità nazionale. In linea generale, sono criticità già presenti da tempo, ma rese anco più evidenti durante la pandemia, prima fra tutte, la mancanza di soluzioni efficaci nella gestione della cronicità che rappresenta la maggior parte della spesa sanitaria nazionale. L’auspicio è quello di avviare riforme che superino il concetto di sistema a comparti stagni e che siano invece ispirate ad una visione globale dell’assistenza, pertanto, verso un coordinamento di reti interprofessionali (farmacisti, medici, specialisti, infermieri) che si interfaccino nei diversi livelli di assistenza: ospedale-territorio. Gli strumenti indispensabili di questa gestione trasversale della cronicità sono prima di tutto il FSE e il Dossier Farmaceutico. Solo attraverso la loro consultazione da parte di tutti gli operatori sanitari può rendersi concreta la consapevolezza del percorso del paziente; per quanto riguarda le farmacie, la conoscenza del completo quadro terapeutico del paziente e di come questo cambi nel tempo, con la conoscenza delle relative informazioni di aderenza e farmacovigilanza. Faccio un altro esempio. Le farmacie possono essere efficacemente proattive nell’ambito dei PDTA, con azioni di prevenzione primaria e secondaria nonché di monitoraggio permanente. In altre parole, bisogna che venga valorizzata l’assistenza di prossimità e, in questo, che si gestisca l’ipotesi delle Case della Salute come centri intermedi tra ospedale e territorio, non togliendo competenze al territorio, ma affidando loro funzioni inerenti la specialistica e la diagnostica con il fine ultimo di decongestionare i centri ospedalieri, senza penalizzare il rapporto fiduciario tra cittadino e il proprio MMG e la propria farmacista.”, ha spiegato Giovanni Petrosillo, Presidente Federfarma-Sunifar

Come arginare le infezioni correlate all’assistenza? “Programmazione, risorse adeguate e personale dedicato”

Innovazione del SSN

16 luglio 2021 – Quando si parla di antimicrobicoresistenza, i programmi di prevenzione sono indispensabili per limitare il fenomeno, così come la ricerca di nuove terapie per arginare il fenomeno. Le tempistiche di realizzazione, approvazione, accesso e disponibilità per un nuovo antibiotico sono un percorso ad ostacoli e vi è la tendenza ad utilizzare i nuovi antibiotici soltanto dopo altre terapie impiegate da anni e di cui si conoscono gli effetti collaterali. Anche in tema di sostenibilità si potrebbero evitare i costi (diretti sanitari e indiretti) legati sia a ritardi di accesso alle nuove terapie che a scelte inappropriate di utilizzo. Per approfondire il tema, Motore Sanità, in collaborazione con Maris, ha coinvolto i massimi esperti in Regione Campania nel Webinar ‘FOCUS CAMPANIA. DAL “CUTTING EDGE” DELLA RICERCA IN ANTIBIOTICO TERAPIA AL BISOGNO DI NUOVI ANTIBIOTICI, DALLA VALUTAZIONE DEL VALORE AL PLACE IN THERAPY APPROPRIATO’, realizzato grazie al contributo incondizionato di MENARINI ed IT-MeD. 

“L’antimicrobicoresistenza rappresenta un problema spinoso in Sanità. Un nemico insidioso alla cui base vi sono molteplici fattori legati non solo al cattivo uso degli antibiotici ma anche all’approccio che si ha nella gestione dei soggetti ospedalizzati. Il circolo vizioso nel quale siamo ormai entrati da un paio di decadi almeno ha comportato il ripetersi di fenomeni quali precoce insorgenza di resistenze a nuovi antibiotici immessi in commercio con conseguente riduzione di pipeline di antibiotici. Pertanto, un uso appropriato e guidato da specialisti del settore rappresenta una strategia mandatoria nella gestione non solo dell’AMR ma anche delle Infection Control. La pandemia da COVID-19 ha mostrato chiaramente in alcuni setting come un approccio basato su strategie di appropriata gestione in ambiente ospedaliero, possano ridurre insorgenza di infezione. Oggi dobbiamo ragionare, anche sulla scorta di questa pandemica esperienza, su come approcciare in modo consapevole, disciplinato e organizzato all’uso non solo dei nuovi antibiotici ma anche della gestione dei soggetti infetti”, ha dichiarato Alessandro Perrella, Infettivologo AORN Cardarelli

“La Regione Campania vanta il triste primato, per la maggior parte dei batteri, di ceppi resistenti agli antibiotici nel nostro Paese. A questa situazione hanno certamente contribuito l’abuso ed il cattivo uso degli antibiotici sia in ambito comunitario che ospedaliero. Per superare il problema occorrono, tra l’altro, programmi di Antimicrobial Stewardship diffusi a tutti gli ospedali, anche e soprattutto nei nosocomi dove non vi è la figura dell’infettivologo, nonché a livello territoriale. Ciò vuol dire utilizzare gli antibiotici di cui disponiamo in maniera appropriata. In particolare, per quanto concerne i nuovi farmaci, va stabilito e condiviso il loro corretto place-in-therapy, in modo da salvaguardare il loro utilizzo, rendendoli, allo stesso tempo, disponibili e utilizzabili nel giusto setting di pazienti. Nella mia personale esperienza come Direttore della UOC di Malattie Infettive alla Federico II, mi rendo conto che sono utilissimi programmi di Stewardship nei reparti internistici e chirurgici, nonché in terapia intensiva. Occorrono regole chiare fin dall’inizio con i colleghi, con cui impostare un dialogo costruttivo e volto al miglioramento degli outcome di cura. È fondamentale, in questo senso, creare protocolli di trattamento condivisi e validati ed anche monitorare il loro rispetto con audit periodici”, ha spiegato Ivan Gentile, Direttore UOC Malattie Infettive AOU Federico II