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Tumori cutanei: bando alla vergogna e alla paura. Oggi guarire si può, grazie alla diagnosi precoce 

“È importante conoscere la malattia, per poterla affrontare al meglio. Per questo occorre coinvolgere i pazienti e i loro familiari”. 

21 dicembre 2021 – È uno dei tumori della pelle più comuni, secondo per diffusione solo al melanoma. È il carcinoma squamo cellulare (CSCC), che rappresenta da solo il 20-25% di tutti i tumori cutanei, caratterizzato da una crescita anomala e accelerata delle cellule squamose che, se individuata precocemente, nella maggior parte dei casi è curabile. Può localizzarsi ovunque sul corpo, ma si trova più spesso sulle aree esposte alle radiazioni ultraviolette, che rappresentano uno dei principali fattori di rischio, unitamente all’età superiore a 50 anni e a un sistema immunitario indebolito. 

Con l’obiettivo di discutere degli strumenti più adatti a una diagnosi precoce e delle attuali prospettive di cura, Motore Sanità ha organizzato l’evento ‘Presa in carico del paziente affetto da tumore cutaneo’, dove hanno partecipato i maggiori esperti in campo. 

“Si tratta di una patologia importante su cui va mantenuta alta l’attenzione”, ha dichiarato a inizi lavori Sonia Brescacin, Presidente V Commissione Sanità e Politiche Sociali Consiglio Regionale Veneto: “anche in un periodo come questo dove la diffusione del Covid-19 sta coinvolgendo settori importanti del Sistema sanitario regionale. Molto è stato fatto nella Regione Veneto anche sulla scorta di scelte programmatorie e di capacità organizzative e gestionali negli anni precedenti, per cui il Sistema sanitario regionale vanta la Rete Oncologica e Centri di eccellenza per il trattamento delle patologie tumorali

“È molto importante che il paziente sia messo in prima linea, soprattutto nel percorso di cura e anche nella precocità della diagnosi”, ha aggiunto Giovanna Niero, Presidente AIMaMe (Associazione Italiana dei Malati di Melanoma e NMSC): “Su questo si sono fatti oggi passi da gigante, anche grazie al nostro lavoro. La nostra Associazione, ad esempio, è nata proprio sulla necessità di dare voce al paziente malato di melanoma. Io stessa sono malata di melanoma dal 2009 e nel 2019 ci siamo aperti anche al non-melanoma skin cancer perché abbiamo accolto la voce dei pazienti che avevano bisogno di un sostegno e soprattutto perché la medicina, in questo caso l’immunoterapia, ha fatto enormi progressi e oggi possiamo dire che la malattia è affrontabile e curabile, se presa precocemente. Ecco qui l’importanza della nostra Associazione di lavorare sul territorio nazionale, affinché tutti vengano a conoscenza della patologia. Nel caso specifico del carcinoma a cellule squamose, fino a poco tempo fa se ne parlava poco e ancora oggi persistono paura e vergogna legate a questa malattia esteticamente invasiva che colpisce una fascia d’età molto avanzata e una categoria di immunodepressi come malati di HIV e trapiantati. Se non abbiamo consapevolezza della malattia, non siamo in grado di affrontarla: gli stessi familiari che assistono o vivono accanto a questi pazienti hanno difficoltà a capire la malattia, ed è per questo che molto spesso il paziente arriva in ritardo alla diagnosi, quando la malattia è già metastatica.  

“Il bisogno assistenziale di questi pazienti ha bisogno di percorsi diagnostico terapeutici appropriati, perché la grande maggioranza di questi pazienti per fortuna è curabile con cure precoci che consentono di prevenire lesioni invasive”, chiosa Pierfranco Conte, Coordinatore Rete Oncologica Veneta: “La gran parte delle lesioni invasive è curabile con interventi chirurgici anche molti limitati e conservativi e solamente quei pochi casi che progrediscono verso una malattia avanzata hanno bisogno di un approccio multidisciplinare e multiprofessionale, per cui vanno individuati pochissimi Centri di riferimento. Abbiamo molte armi terapeutiche: la chirurgia, la chirurgia estetica-ricostruttiva, la radio terapia e le terapie mediche, ultima risorsa qualora le altre terapie non siano sufficienti. La Regione Veneto è all’avanguardia per gli aspetti organizzativi, però in generale si continua a parlare di tumori rari e a mio avviso questa è una definizione anti scientifica. Bisognerebbe che anche a livello politico si cambiasse questa mentalità per far capire che parlare di tumori rari oggi significa identificare o situazioni biologicamente ben definibili (mutazioni rare in tumori frequenti), o situazioni cliniche altrettanto ben definibili (tumore cutaneo localmente avanzato, che è una situazione clinica rara e che richiede di individuare Centri di riferimento che abbiano competenze, specialisti, esperienze per la presa in carico di questi pazienti)

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