Secondo le stime epidemiologiche pubblicate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la depressione potrà diventare, entro il 2030, la patologia cronica più diffusa. Il costo drammaticamente in ascesa di questa malattia che corrode il funzionamento individuale e sociale della persona, riducendo la capacità di interpretare un ruolo “normale” nelle diverse attività in ambito familiare, socio‐relazionale e lavorativo, ci spinge a tenere alta l’attenzione sul tema e a individuare le strategie più efficaci per combattere i pregiudizi, superare lo stigma e la discriminazione e garantire un adeguato e tempestivo accesso alle cure. Molteplici possono essere le cause della patologia depressiva, sostanzialmente individuabili in fattori ambientali, biologici, di predisposizione genetica, personologici, da stress, da malattie organiche e da farmaci. Non vi è quindi un unico fattore determinante quanto una combinazione di più concause. Una recente stima europea indica che la prevalenza annuale di disturbi mentali stimata in Europa è del 38,2%. Controllato per età e comorbidità, questo corrisponde a 164,8 milioni di persone affette. Recenti studi indicano che la patologia depressiva presenta livelli di prevalenza in Europa di circa il 13% nella popolazione generale. Il sesso femminile presenta un rischio di sviluppare il disturbo doppio rispetto al sesso maschile. La depressione maggiore è un disturbo psichiatrico ampiamente diffuso nella popolazione e in continua crescita. Dal punto di vista economico la depressione rappresenta una delle patologie a più elevato impatto, anche a causa degli effetti che genera in termini di perdite di produttività. Con questo contributo desideriamo sensibilizzare le Istituzioni e tutti gli interlocutori coinvolti con l’obiettivo di giungere alla definizione di un Piano d’Azione che garantisca ai pazienti l’accesso a una diagnosi precoce, ad appropriati percorsi terapeutico assistenziali e a un’efficace rete di servizi territoriali.
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