TELEMEDICINE R-EVOLUTION LA DIGITALIZZAZIONE DEL PAZIENTE – 15 Luglio 2020
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Il documento della Commissione Europea affrontava il tema di un piano strategico per abbattere le barriere dell’utilizzo diffuso della telemedicina nei Sistemi Sanitari Europei. Il grande obiettivo socio-sanitario-assistenziale era offrire al paziente, in particolare cronico, servizi e cure mediche più capillari per un controllo del suo stato di salute, realizzando una migliore presa in carico che portasse ad una contemporanea ottimizzazione dei costi.
Eravamo nell’ormai lontano 7 dicembre 2012 ed il documento citava: “Tutto ciò in un momento in cui il settore della Sanità deve ancora sfruttare appieno il cospicuo potenziale offerto dalla svolta digitale. Il piano d’azione deve procedere in questa direzione ad un ritmo più serrato”.
Ma nonostante l’evoluzione della dinamica demografica (quota crescente di anziani e patologie croniche) e la conseguente modificazione dei bisogni di salute, le linee di indirizzo nazionali sulla telemedicina (MINSAL), il patto per la sanità digitale (PSD), il piano nazionale cronicità (PNC) e altri importanti documenti, tutto ciò che riguarda la realizzazione e la concretizzazione di quanto scritto non è ancora pienamente avvenuta nel nostro Paese. È necessario quindi chiedersi: cosa impedisce alla telemedicina di decollare?
– L’assenza di risorse finanziarie per investimenti vincolati?
– La mancanza di Lea specifici e conseguenti DRG/Tariffe ambulatoriali?
– La scarsa penetrazione di banda larga e ultralarga soprattutto nelle zone più periferiche dove la telemedicina sarebbe più efficace?
– La scarsa conoscenza dell’argomento?
– Fattori culturali e resistenza al cambiamento da parte degli operatori del sistema e dei pazienti?
– Diverse visioni tra gli attori di sistema che non si incontrano (Istituzioni, Specialista, MMG, Farmacista, Caregiver, Produttore di Tecnologia e Servizi, Paziente)?
Oggi in epoca Post-Covid forse è arrivato il momento di dar seguito in concreto e con i fatti a tutti questi documenti rispondendo insieme a queste precise domande, ma soprattutto ai bisogni dei pazienti. Covid-19 ha fatto emergere il grave ritardo nella riforma dei servizi territoriali mostrando la necessità indifferibile di spostare il fulcro dell’assistenza dei malati cronici dall’ospedale al territorio, emergenza che si acuisce in alcune Regioni rispetto ad altre.
Le modalità di erogazione delle prestazioni socio-sanitarie abilitate dalla telemedicina sono fondamentali in tal senso negli ambiti di prevenzione, diagnosi, cura, riabilitazione e monitoraggio (qualità della presa in carico, equità nell’accesso alle cure, gestione delle cronicità, appropriatezza dei percorsi e dell’accesso all’alta specializzazione, continuità ed aderenza alle cure, confronto multidisciplinare, supporto ai servizi di emergenza-urgenza e filtro di accesso appropriato ad essi, contenimento degli sprechi).
Molteplici sono le esperienze di Telemedicina a livello nazionale, che troppo spesso tuttavia si riconducono a sperimentazioni, prototipi, progetti, caratterizzati da casistica limitata e distribuita in modo eterogeneo sul territorio.
Tutte esperienze legate alle iniziative di poche ed illuminate persone le cui progettualità con i relativi risultati non sono valorizzate, diffuse e riconosciute.
Forse è il momento di partire dalla consapevolezza della conoscenza reale della Telemedicina e del suo potenziale impatto sulla società e sulla salute ampiamente riconosciute a livello internazionale, ma probabilmente non abbastanza divulgate e comunicate nel nostro Paese. Un punto di partenza sul quale ripartire e ricostruire insieme, al fine di essere pronti alle opportunità che le nuove frontiere della ricerca ci offriranno.