Tavolo di lavoro sullo screening dell’HCV in Piemonte
INTRODUZIONE DI SCENARIO
Claudio Zanon, Direttore Scientifico Motore Sanità
SCREENING EPATITE C E NUOVI ALGORITMI DIAGNOSTICI
Francesco De Rosa, Professore Associato, Malattie Infettive – Direttore AOU Città della Salute e Scienza – Presidio Molinette – Torino – Ospedale Cardinal Massaia, Asti
PROPOSTA DISCUSSANT
Giovanni Di Perri, Direttore Infettivologia Dipartimento Scienze Mediche Università di Torino
Francesco De Rosa, Professore Associato, Malattie Infettive – Direttore AOU Città della Salute e Scienza – Presidio Molinette – Torino – Ospedale Cardinal Massaia, Asti
Ivan Gardini, Presidente dell’Associazione EpaC Onlus
Mauro Occhi, Direttore Sanitario Asl Asti
Ruggero Fassone, Componente Segreteria Regionale FIMMG Piemonte
La diagnosi e la cura dell’HCV hanno rappresentato il primo vero esempio di come innovazione, sostenibilità del sistema, accesso alle cure e determinazione del prezzo in un Market Access complesso e frammentato, siano temi su cui si è dovuta impostare e sviluppare una vera politica del farmaco nazionale ed europea. Le diverse regioni hanno impostato o tentato di impostare una filiera applicativa e di controllo sullo screening dei potenziali soggetti malati, sull’uso di tali cure attraverso la valutazione delle terapie tramite HTA, la stima dei pazienti eleggibili, la programmazione delle terapie e il monitoraggio dei risultati nei casi trattati. La vicenda dell’epatite C ha rappresentato un paradigma della ricerca biomedica, in primis per i farmaci innovativi con grande efficacia terapeutica, che hanno peraltro determinato un importante impatto economico con criticità per la sostenibilità, da un lato per il notevole numero di pazienti da trattare e dall’altro a causa della limitata disponibilità di risorse impiegate, in uno scenario peraltro in rapida evoluzione per la sequenza temporale di nuove molecole che di volta in volta sono comparse sul mercato e per le strategie, complesse e talvolta troppo confidenziali, di negoziazione dei farmaci.
Di conseguenza, seppur in un progressivo reclutamento dei pazienti affetti da Epatite C secondo i criteri AIFA, le realtà regionali non hanno sempre assicurato omogeneamente l’accesso al trattamento coi nuovi farmaci per l’Epatite C. Un’analisi della realtà del Piemonte non può che contribuire ad una migliore conoscenza dei percorsi virtuosi necessari alla miglior gestione della patologia, per un trasferimento ora dal livello di consapevolezza degli specialisti a quello dei medici di base, attraverso un’informazione più schematica e capillare.