Il futuro del SSN tra modelli organizzativi, sostenibilità e innovazione
Mai come negli ultimi anni si è imposta la necessità di un ripensamento complessivo del sistema di management della sanità regionale: dinnanzi alla crescente esigenza della piena sostenibilità del nostro Sistema socio-sanitario e a fronte del contestuale aumento della domanda assistenziale, delle patologie croniche, dell’invecchiamento della popolazione e dell’innovazione tecnologica, occorre garantire il mantenimento dell’alto livello qualitativo raggiunto dai servizi socio-sanitari erogati agli assistiti, attraverso l’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse impiegate. L’obiettivo, quindi, non è spendere meno riducendo i servizi, bensì spendere meglio, incrementandoli.
Un moderno sistema assistenziale agisce attraverso un complesso sistema di reti di strutture e di professionisti, orientato ad assicurare la continuità dei servizi e a garantire percorsi assistenziali adeguati ed appropriati; a tale sistema partecipano gli ospedali ed i servizi sanitari territoriali. La prima necessaria riflessione consiste nell’individuazione, sulla base dei riferimenti scientifici più aggiornati, dell’evoluzione futura del concetto di ospedale.
I punti critici da superare nei contesti individuati sono: strutture sovraffollate nei centri di riferimento e parallelo sottoutilizzo dei centri minori; sistema privo di una chiara gerarchia di prestazioni offerte e carente in termini di interconnessione funzionale; efficienza media limitata da procedure e problemi estranei all’assistenza vera e propria; ambienti che non favoriscono rapporti proficui tra il cittadino e l’organizzazione sanitaria; strutture obsolete, generalmente poco idonee ad ampliamenti o trasformazioni interne.
Si affronteranno le problematiche legate all’innovazione, al suo vero significato ed alla sostenibilità della medesima. Industria e sanità. In Italia, a causa dei vincoli finanziari a cui è sottoposto l’intero Sistema Paese, si trovano ora a un bivio. Inseguire l’innovazione e curare meno persone? O adoperare strumenti più consolidati e maturi che già garantiscono buoni risultati con molti pazienti, ma rischiando così di perdere il treno dell’innovazione?