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29 Mar 2022
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La proteina C reattiva (PCR) è un indice di infiammazione e come tale le sue concentrazioni nel sangue aumentano in presenza di processi flogistici di varia natura.  Essa viene prodotta principalmente a livello epatico e dagli adipociti in risposta a diverse condizioni che vanno da microrganismi patogeni( batteri o virus) più o meno comuni, a traumi di varia natura, in caso di malattie autoimmuni (come quelle reumatologiche o gastroenterologiche), di danni cardiovascolari (come l’infarto), di neoplasie o di interventi chirurgici. Infatti aumenta la sua concentrazione ematica nella fase acuta di queste condizioni e nel giro di poche ore i suoi livelli possono raggiungere valori centinaia di volte superiori (fino a 500-1.000 mg/L) rispetto alle condizioni basali (generalmente non superiori a 5-6 mg/L).

In generale, quindi, elevati livelli di proteina C reattiva rappresentano un campanello d’allarme per lo stato di salute della persona che richiede poi adeguati approfondimenti diagnostici. Dopo averne valutato i risultati, il medico può quindi orientarsi verso le più appropriate indagini di approfondimento. In presenza di una diagnosi certa, come indice di flogosi diventa anche molto interessante dal punto di vista prognostico per valutare l’andamento e la gravità di un processo infiammatorio o per determinare l’efficacia di una terapia o il rischio cardiovascolare globale (insieme ad altri parametri) anche in una persona sana.

Uno degli utilizzi più interessanti sia nei pazienti pediatrici che negli adulti potrebbe essere la valutazione dei livelli di CRP, condotta al fine di guidare la prescrizione di antibiotici. Un recente articolo su NEMJ lo indica come parametro utile per ottenere un impiego più parsimonioso di questi farmaci anti-infettivi essenziali nei pazienti affetti da riacutizzazioni di Bpco. Grazie al test della Proteina C Reattiva  è possibile distinguere le infezioni batteriche da quelle virali, un test rapido e  mininvasivo che può davvero fare la differenza. L’analisi della PCR consente  una valutazione rapida dello stato di salute del paziente e rappresenta una guida clinica fondamentale per la valutazione di prescrizione antibiotica. Studi scientifici indicano che il test della PCR riduce la prescrizione di antibiotici senza compromettere il processo di cura dei pazienti. Oggi per il clinico e soprattutto per il paziente si presenta una grande opportunità di semplificazione riguardo all’accesso al test di misurazione della PCR: infatti può essere effettuata in setting Point of Care, come la farmacia, insieme ai già conosciuti test che valutano il profilo glicemico e quello lipidico. Tutto ciò è molto interessante anche in ottica di spostamento degli esami di primo livello sul territorio, garantire cioè la prossimità di diagnosi e soprattutto nell’accelerare la diagnosi stessa.