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FOCUS LAZIO. LA REALTÀ ITALIANA DELLA CIRROSI EPATICA IN EPOCA PANDEMICA TRA TERAPIE E IMPATTO SOCIO ECONOMICO

Data

05 Mar 2021
Expired!

Ora

11:00 - 13:00

L'evento è finito

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Documento di Sintesi

 

SLIDES

Paolo Guzzonato, Direzione Scientifica Motore Sanità

Dario Manfellotto, Presidente FADOI

 

I deceduti per cirrosi epatica in Italia sono oggi circa 15.000 all’anno. Le nuove terapie per l’Epatite C ed i successi dei trapianti di fegato nei pazienti candidabili, hanno portato e porteranno un aumento della sopravvivenza dei pazienti con cirrosi. Di conseguenza questa malattia inciderà in maniera significativa sull’organizzazione socio-assistenziale, e sull’impatto economico gestionale dei vari sistemi sanitari regionali. L’esperienza drammatica della recente pandemia ha fatto emergere ancor più la necessità di una nuova organizzazione per la presa in carico di questi pazienti altamente complessi e quasi sempre pluripatologici. Non sappiamo ancora se i dati epidemiologici aggraveranno il quadro già descritto, viste le molte difficoltà gestionali/organizzative emerse in questo periodo per la continuità delle cure e l’accesso ai centri, come documentato nella lettera aperta di 61 associazioni pazienti (tra cui EpaC) per chiedere al Governo misure di continuità terapeutico/assistenziale a domicilio per pazienti costretti a casa dalle misure imposte. A seguito di questo oramai dovrà esserVi un impegno da parte di tutti gli Stakeholders, affinché nei vari piani regionali della cronicità non debba mancare un’attenzione al paziente affetto da cirrosi epatica. Attenzione che deve partire dal disegno di PDTA regionali dove sia ben chiara e dettagliata tra medicina ospedaliera e medicina territoriale la presa in carico del paziente. Questo potrà garantire obiettivi fondamentali come: l’accesso uniforme e la corretta aderenza alla terapia di mantenimento, fondamentale per la prevenzione di complicanze gravi quali encefalopatia ed ascite, causa di gravi e ripetuti ricoveri, il potenziamento della assistenza infermieristica territoriale, la formazione del paziente e del care giver all’autocura, la sostenibilità delle cure appropriate e soprattutto un aumento dell’aspettativa di vita in buona salute.