Skip to content

INCONTINENZA URINARIA RISVOLTI SOCIALI E TERAPEUTICI – Vicenza, 16 Settembre 2020

Data

16 Set 2020
Expired!

Ora

08:30 - 14:00

L'evento è finito

Programma
Comunicato stampa
Rassegna stampa

 

SLIDES 

Fabio Amatucci, SDA Bocconi
Elena Cavaliere, Medico, Specialista in Ginecologia e Ostetricia AOUI di Verona, UOC di Ginecologia e Ostetricia B
Fanni Guidolin, Infermiera Stomaterapista Riabilitatrice del pavimento pelvico ULSS 2 Marca Trevigiana
Paolo Guzzonato, Motore Sanità
Mariangela Leucci, Responsabile di Riabilitazione Mielolesioni ULSS 8 Berica
Francesco S. Mennini, Research Director-Economic Evaluation and HTA, CEIS, Università degli Studi “Tor Vergata”, Roma
Giulio Santoro, Responsabile Centro di III° Livello per l’Incontinenza, Stomie e Pavimento Pelvico, Ospedale di Treviso e Responsabile unico per la ULSS 2 Marca Trevigiana della Rete per la Incontinenza
Susanna Zardo, Farmacia Territoriale ULSS 3 Serenissima

 

Il termine incontinenza urinaria (UI) comprende in modo generico tutti i tipi di perdite involontarie di urina che si verificano improvvisamente, in genere a seguito di un piccolo sforzo, di un colpo di tosse o di un’attività.
Esistono però diverse manifestazioni di questo disturbo come l’incontinenza urinaria da sforzo, l’incontinenza urinaria mista, l’incontinenza urinaria da urgenza, e molte altre forme. Questa condizione non sempre è spia di patologia, malgrado costituisca un problema imbarazzante, igienico e relazionale con profonde ricadute anche in ambito socio assistenziale e terapeutico. Dati di letteratura evidenziano infatti come il 57,2% delle persone affette tende a non manifestare tale disturbo e solo il 25% si rivolge ad un medico. Ma ben più importante è il fatto che la UI può influenzare significativamente il benessere psicologico di chi ne soffre determinando, nelle forme più gravi, isolamento e sentimenti di inferiorità.
Non tutte le forme di UI sono uguali, così come diverse sono anche le cause di quella maschile e di quella femminile, dell’incontinenza nei bambini e nelle persone anziane. E’ comunque un sintomo che accomuna un numero piuttosto consistente di malattie o condizioni fisiologiche. In menopausa, per fare un esempio, la donna subisce trasformazioni fisiche anche a livello vescicale, per cui può lamentare il sintomo. L’UI rappresenta anche la sindrome geriatrica più frequente con un 39% nei pazienti seguiti in ADI (come indicato nell’indagine 2018 di Italia Longeva) mentre secondo stime relative al 2016 di Federanziani, gli adulti (età maggiore di 18 anni) affetti in Italia erano circa 4,5 milioni. Tutto ciò oltre alla gestione di terapie specifiche necessita spesso dell’uso di ausili come i pannoloni, di una attenzione socio- sanitaria, di un impegno economico con impatto importante sui costi assistenziali del SSN e sui costi di gestione familiari. Secondo un recente studio la spesa ipotizzata per i soli ausili ammonterebbe nel 2020 a oltre 320.000.000.
Il trattamento dell’UI dipende quindi dalla causa che ne sta all’origine, oltre che dalla gravità della condizione, dall’età del soggetto e dalla tipologia di incontinenza. Ad esempio, quella da sforzo non sempre necessita di terapia farmacologica, mentre la forma derivata da un’instabilità del muscolo detrusore, l’incontinenza da stress, l’incontinenza da urgenza, necessitano di terapie farmacologiche a cui si possono aggiungere esercizi da praticare di tipo conservativo. Alcuni approcci terapeutici sono ottimali per gli uomini, mentre altri per le donne. Le terapie comportano a secondo del tipo di incontinenza l’uso di estrogeni (ad applicazione topica), anticolinergici, imipramina e SSRI, antidepressivi e antimuscarinici.
L’obiettivo di ogni trattamento per consiste nel migliorare la qualità di vita del paziente e nella maggior parte dei casi, è possibile ottenere grandi miglioramenti e la risoluzione dei sintomi.