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Aritmie gravi: al Negrar arriva il corpetto salva cuore

Aritmie gravi

Le aritmie gravi sono un problema per molti pazienti. A circa 750 cardiopatici gravi in tutta Italia, né il defibrillatore né i farmaci riescono a risolvere le gravi aritmie cardiache: la STAR o radioterapia stereotassica ablativa potrebbe essere la soluzione.

Un trattamento innovativo che finora è stato impiegato in poche decine di pazienti in tutto il mondo, utilizzato abitualmente per la cura dei tumori.

L’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar a Verona è l’unico istituto a utilizzare un metodo non invasivo per una diagnosi accurata, grazie a uno speciale corpetto indossabile dal paziente che consente di individuare con estrema precisione l’area da trattare con la radioterapia.

Le radiazioni, attraverso un trattamento che dura soltanto alcuni minuti, vengono mirate con precisione millimetrica sulla zona dove nascono le aritmie, senza toccare le cellule sane adiacenti, e in modo non invasivo provocano la morte del tessuto alterato, creando una cicatrice omogenea che interrompe la conduzione elettrica anomala facendo tornare normale il battito cardiaco.

Questa tecnica non richiede il ricovero e impiega tecnologie elevate, anche per questo sono tuttora pochissimi i Centri che possono erogarla e l’IRCCS di Negrar è la struttura con la casistica maggiore nel nostro Paese.

Tutti i pazienti su cui si è intervenuti stanno bene: persone con tachicardie ventricolari causate da gravi cardiomiopatie dilatative, che prima dell’intervento avevano una qualità di vita molto compromessa e che in alcuni casi in un mese potevano arrivare a subire 20 shock del defibrillatore e sui quali si era costretti ad intervenire con l’ablazione trans catetere, procedura ad alto rischio.

Per identificare nel modo più accurato il punto preciso da trattare, viene utilizzato uno speciale corpetto coperto da elettrodi che consente di mappare tridimensionalmente il cuore.

Ancora oggi si stanno valutando i possibili rischi, con più casi trattati, ma la STAR si spera possa essere una nuova arma per combattere le gravi cardiopatie.

Stefano Sermonti

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