Cancro: nuove terapie ma per i pazienti una comunicazione chiara sulla loro appropriatezza

Ne sono convinte le associazioni di pazienti oncologici che hanno fatto sentire la loro voce al convegno “ONCOnnection – Stati Generali dell’oncologia Nord Ovest”, organizzato da Motore Sanità

Torino, 16 settembre 2022 – “Il cambiamento culturale nei percorsi di cura delle malattie oncologiche necessita di un appropriato sistema di governance garantito da reti oncologiche regionali realmente attive e supportate da finanziamenti adeguati per bilanciare costi e benefici, per promuovere lo sviluppo di competenze e investire in tecnologie in grado di gestire queste nuove opportunità di cura”. Ne sono convinte le associazioni di pazienti oncologici che hanno fatto sentire la loro voce durante il convegno “ONCOnnection. Stati generali – Nord Ovest: Piemonte, Liguria, Lombardia” organizzati da Motore Sanità con la sponsorizzazione non condizionante di Daiichi-Sankyo, Janssen Pharmaceutical Companies of Johnson & Johnson, Gilead, Merck, Novartis e Takeda.

Davide Petruzzelli, esecutivo nazionale Favo e presidente de “La Lampada di Aladino onlus” sulla rivoluzione che sta attraversando l’oncologia ha commentato “Il legame del binomio cancro=morte sta divenendo sempre più debole grazie alle innovazioni in ambito diagnostico e terapeutico. Per poter cogliere al massimo il loro potenziale intrinseco è necessario rivisitare per ottimizzare i modelli organizzativi e relative modalità di presa in carico, puntando ad assicurare accessi rapidi e omogenei in tutte le strutture oncologiche della nazione. L’innovazione diagnostica e terapeutica non basta per rendere la cura a misura del singolo. Ne è un esempio l’oncologia di precisione, ambito in cui il percorso di approvazione del farmaco e del test per il biomarcatore, quando richiesto, possono non essere sincroni. Abbiamo ancora farmaci approvati e rimborsati che di fatto non risultano accessibili in quanto i relativi test per la loro prescrizione non sono autorizzati/rimborsati”.

È importante che il volontariato passi da un ruolo ancillare ad un ruolo da protagonista, però per essere protagonisti bisogna essere preparati. Quindi è molto importante la formazione sui contenuti per poter difendere la verità scientifica” questo invece il commento di Valeria Martano, Presidente Associazione Vita di Chieri, in provincia di Torino.

Il mondo dell’oncologia ha due grossi vantaggi: una ricerca molto importante e un rapporto medico-paziente importante con una estrema fiducia del paziente negli specialisti – ha spiegato Ugo Viora, Executive manager AMaR Piemonte onlus e responsabile del Coordinamento delle associazioni di malati cronici del Piemonte -. Il paziente vorrebbe avere un’apertura totale nelle nuove terapie ma non è né possibile né giusto dargliela, l’importante è quindi creare una comunicazione chiara e trasparente sull’appropriatezza delle terapie innovative. Sulla rimborsabilità dei farmaci noi associazioni possiamo fare poco ma sicuramente possiamo stare al fianco degli esperti in questa battaglia”.

Angelo Penna, direttore generale ASL Novara, ha portato l’esperienza della sua realtà. “La nostra azienda rispetto alle innovazioni si pone con grande interesse, le nuove innovazioni le viviamo, però, molto lontane dalle necessità del nostro paziente; il nostro ruolo spesso non è solo quello di attuare queste terapie innovative ma di informare nella maniera più corretta su cosa sono queste innovazioni e dove possono essere erogate. Un ospedale di provincia però deve confrontarsi con una drammatica carenza di medici e specialisti. Però va anche rassicurato il cittadino garantendo che anche con tutte le nostre difficoltà riusciamo ad erogare cure e diagnosi di alta qualità”.

Secondo Francesco Locati, direttore generale dell’Asst di Bergamo Est “l’innovazione nei servizi sanitari e nelle modalità con cui vengono erogate le cure rappresenta una delle sfide decisive che si profilano al nostro orizzonte. In particolare l’innovazione diagnostica, soprattutto in un settore come quello oncologico, è strettamente correlato alle strategie terapeutiche che sono sempre più improntate alla medicina di precisione. Il laboratorio e la clinica, che mai come in questo momento si presentano come un binomio in grado di incidere in termini di beneficio reale per i pazienti, fanno tesoro dell’esperienza acquisita durante la pandemia da Covid-19. La sinergia di vari attori, stimolata dall’emergenza sanitaria, ha favorito lo sviluppo e la successiva implementazione di sistemi open, versatili per la diagnostica anche su grandi numeri”.

Sui grandi passi della medicina di precisione è intervenuto Paolo Pronzato, Coordinatore DIAR Oncoematologia di Regione Liguria. “La medicina di precisione comporta tre aspetti di rilievo: diagnostica molecolare, terapie innovative, sostenibilità economica. Se pensiamo di fondare le nostre scelte terapeutiche più importanti (medicina di precisione) sul risultato di test di profilazione genomica, allora bisogna che consideriamo: la necessità di avere laboratori di genomica altamente qualificati (l’accuratezza del risultato è fondamentale per la scelta terapeutica ed il risultato), quali si possono realizzare (considerando anche i costi di apparecchiature e risorse umane) solo come hub (d’altro canto è il materiale del prelievo che può viaggiare verso di essi), gruppi di lavoro (Molecular Tumor Board) che abbiano la competenza per l’interpretazione dei test e quindi includano non solo clinici, ma anche genetisti, bioinformatici, ecc,; un sistema di erogazione dei farmaci a bersaglio molecolare che sfrutti tutte le risorse disponibili in collaborazione con l’industria (quindi farmaci registrati, ma anche farmaci in sperimentazione)”.

Stiamo cercando di creare una centralizzazione del sistema di next generation sequencing che non ha una ragione di essere polverizzato sul territorioha commentato Carlo Alberto Tondini, Oncologia dell’ospedale di Bergamo – ASST Papa Giovanni XXIII -. Il centro di riferimento sarà però connesso e lavorerà a stretto contatto con gli altri ospedali e con il territorio. Altra cosa importante su cui stiamo lavorando è il nuovo concetto di continuità tra ospedale e territorio: attualmente non esiste un modello organizzativo consolidato, va quindi creato un nuovo modello che tenga conto anche delle nuove figure professionali che saranno necessarie per far funzionare il nuovo territorio”.

Sui farmaci innovativi si è espressa Barbara Rebesco, Direttore SC Politiche del Farmaco Alisa di Regione Liguria. “L’istituzione del fondo per i farmaci innovativi è una opportunità ed una strategia che favorisce l’accesso all’innovazione. Questa strategia è stata consolidata grazie anche all’ampliamento del fondo con la finanziaria di quest’anno. Per questo riguarda la gestione dei farmaci innovativi nella nostra Regione abbiamo la possibilità di disporre di un ottimo strumento di gestione e organizzazione che è il DIAR che rende la rete oncologica maggiormente potente ed efficace. In generale l’approccio che noi abbiamo è di assicurare di coinvolgere tutte le oncologie della Regione proprio per garantire capillarmente l’accesso all’innovazione sul territorio; naturalmente alcuni farmaci che richiedono expertise e competenze centralizzate vengono gestiti in maniera differente”.

Ma quanto oggi c’è davvero un interesse nei confronti dell’oncologia nel mondo politico?”ha posto l’interrogativo Roberto Labianca, oncologo medico, già direttore del Cancer Center ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo.“Anche in fase elettorale dalla classe politica non si sono sentite proposte in oncologia. Troppo spesso si pensa di risolvere tutti i problemi facendo tavoli e gruppi di lavoro e la stesura di documenti. Non basta creare un elenco di cosa andrebbe fatto senza un ragionamento in termini di sostenibilità e attuazione. L’obbiettivo deve essere la concretezza, bisogna parlare meno e realizzare degli obiettivi molto concreti. Attualmente si parla anche di oncologia territoriale, attualmente esistono progetti e fondi, bisogna solo realizzarli. Bisogna capire il ruolo e l’interesse dei vari attori all’interno dei sistemi a rete, soprattutto dal punto di vista istituzionale”.

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Semplicità, efficienza, meno burocratizzazione, il percorso immaginato dai malati oncologici

Torino, 16 settembre 2022 – Semplicità, efficienza, meno burocratizzazione, più sensibilità. Sono queste le parole chiave che ruotano attorno al percorso ideale di un malato oncologico e che sono risuonate vive al tavolo che ha messo di fronte le istituzioni regionali che governano la sanità e le associazioni di pazienti. Motore Sanità per la prima volta ha voluto dare risalto istituzionale ai bisogni dei malati oncologici e le risposte della politica, nella sessione “L’oncologia in concreto. L’azione della politica tra presente e futuro” dell’evento torinese “ONCOnnection. Stati generali – Nord Ovest: Piemonte, Liguria, Lombardia” con la sponsorizzazione non condizionante di Daiichi-Sankyo, Janssen Pharmaceutical Companies of Johnson & Johnson, Gilead, Merck, Novartis e Takeda.

Le istituzioni e le strutture sanitarie devono imparare ad essere concave e convesse, a seconda delle situazioni che si trovano ad affrontare” è stato il commento di Loredana Pau, vicepresidente Europa Donna Italia “Di tumore metastatico al seno si muore e queste terapie devono essere rese possibili a tutte le pazienti, nel più breve tempo possibile. Alleggeriamo il carico burocratico e amministrativo della donna affetta da cancro e soprattutto rendiamo disponibili le cure. L’oncologia in concreto è anche questo. Ricordiamocelo: il 13 ottobre c’è la seconda giornata dedicata al cancro al seno metastatico”.

Donatella Tubino, biologa e presidente Lilt – Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori di Torino ha rimarcato un punto cruciale: la semplificazione. “E’ una necessità impellente: pensiamo ai moduli in inglese con mille domande.La Lilt ha il bonus psicologo, perché non renderlo più semplice? Perché non mettere nelle condizioni le donne, tutte le donne, di riuscire a compilare questi moduli autonomamente, senza bisogno del figlio o del nipote che traducano per loro? Dobbiamo capire che la diagnosi di tumore è un macigno. Dirò di più: è in grado di disgregare una famiglia”.

Di fronte ai bisogni dei malati oncologi Sara Zambaia, Componente della IV Commissione Sanità di Regione Piemonte ha risposto “Possiamo essere divisi nell’approccio, ma in materia sanitaria quello che ci unisce è la sensibilità. Dobbiamo individuare la strada, non basta essere nei posti apicali di potere”. 

Mettere il turbo nelle attività di screening è stato il richiamo di Sarah Disabato, Componente IV Commissione Sanità Regione Piemonte ha aggiunto: “Molti cittadini non riescono a recepire le informazioni e questo è un problema. Dobbiamo far capire che la prevenzione costa meno e salva la vita. Il tumore alla mammella crea sì una cronicità, ma dal tumore al seno si può guarire e questo avviene se la malattia viene diagnosticata e curata in tempo. Se la pandemia ha aggravato una situazione che c’era già prima, oggi tocca mettere il turbo nelle attività di screening”. 

Marco Maria Fumagalli, Componente della III Commissione Sanità e Politiche sociali di Regione Lombardia ha concluso rimarcando la necessità della sanità territoriale e della cura. “C’è la necessità di fare prevenzione oncologica, ma anche di curare gli stili di vita. L’inquinamento significa anche malattie respiratorie e con questo anche tumore. Nella zona dove vivo, per esempio, ci sono problemi seri di respirazione. Questo per dire che ci vuole la sanità territoriale, però ci vuole anche la cura che includa vivere in un ambiente compatibile con uno stile di vita salutare”. 

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Ritorno al futuro vincendo il tumore prima che si manifesti. Oggi si può, con i nuovissimi test

Torino, 15 settembre 2022 – In Italia ogni anno circa 60mila persone vengono colpite da un tumore ereditario, il 15-17% dei 377mila casi totali di cancro. Dei circa 500.000 soggetti che sono stimati essere portatori di una sindrome ereditaria, solo 1 cittadino su 10 ad oggi viene identificato. Queste persone, in massima parte ancora sane, rischiano, in una misura variabile da 2 a 40 volte in più rispetto alla popolazione normale, di sviluppare una o più neoplasie nell’arco della loro vita, ma non ne sono consapevoli. È quindi indispensabile intercettarle mediante i test genetici e genomici, per inserirle in percorsi clinici dedicati rimuovendo gli ostacoli tecnologici, amministrativi ed economici tuttora esistenti. 

Il tema dei tumori ereditari è stato affrontato in occasione del convegno “ONCOnnection. Stati generali – Nord Ovest: Piemonte, Liguria, Lombardia” organizzati da Motore Sanità con la sponsorizzazione non condizionante di Daiichi-Sankyo, Janssen Pharmaceutical Companies of Johnson & Johnson, Gilead, Merck, Novartis e Takeda, si sono aperti a Torino per fare il punto sullo stato dell’arte dell’oncologia. Sui tumori ereditari si è espresso Salvo Testa, ideatore, fondatore, promotore e presidente della fondazione Mutagens,nata per iniziativa di persone portatrici di sindromi ereditarie per rivolgersi sia a chi a causa di un’alterazione genetica ha già sviluppato un tumore, sia a chi è ancora sano ma potrebbe ammalarsi in futuro.

“In questo momento il nostro focus prioritario è sulla collaborazione con le strutture ospedaliere che hanno formalizzato Pdta aziendali dedicati ai soggetti ad alto rischio eredo-familiareha spiegato Salvo Testa -. La diffusione sul territorio nazionale di tali percorsi di presa in carico è il punto di partenza fondamentale per identificare quanti più soggetti a rischio possibili e orientarli verso un processo diagnostico, terapeutico e di prevenzione adeguato, sulla base delle linee guida nazionali e internazionali più consolidate. A tale proposito la Fondazione Mutagens è anche presente al tavolo multidisciplinare coordinato da Aiom sulle linee guida nazionali per i tumori ereditari, che saranno approvate entro la fine del 2022”.

La fondazione Mutagens aiuta i primi a curarsi nel modo più efficace grazie alla medicina di precisione e a prevenire la ricomparsa della malattia e lo sviluppo di nuove neoplasie; sollecita per i secondi l’inserimento in percorsi di sorveglianza intensificata per migliorare la prevenzione secondaria e, dove possibile, quella primaria. Ha stretto partnership importanti nell’ambito della ricerca, in quello clinico e del volontariato. Tra queste una convenzione con Alleanza Contro il Cancro – rete istituzionale degli IRCCS oncologici – che le permette di contribuire alla ricerca oncologica specifica sui tumori ereditari, un protocollo d’intesa con le società scientifiche Aifet (tumori ereditari) e Nido (Procreazione Medicalmente Assistita e Diagnosi Genetica Pre-Impianto), l’affiliazione alla Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (Favo) e a Uniamo (malattie rare), per fare un gioco di squadra con le maggiori organizzazioni di pazienti presenti sul territorio.

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Appello dei malati oncologici: “La nuova cultura della gestione del cancro deve prevedere reti tra pubblico, privato e il privato non profit”.

Torino, 15 settembre 2022 – C’è bisogno di lavorare insieme, di creare reti per rendere più facile la vita dei pazienti oncologici in un percorso di diagnosi, cura e assistenza adeguati e a misura delle loro esigenze. L’appello al convegno “ONCOnnection. Stati generali – Nord Ovest: Piemonte, Liguria, Lombardia” organizzati da Motore Sanità con la sponsorizzazione non condizionante di Daiichi-Sankyo, Janssen Pharmaceutical Companies of Johnson & Johnson, Gilead, Merck, Novartis e Takeda, arriva dalle associazioni dei pazienti impegnate in Piemonte sulla prevenzione dei tumori, la cura, l’assistenza dei malati e la ricerca sul cancro.

Fondo Edo Tempia insieme alla Fondazione Tempia, collabora da 41 anni in modo sinergico con la sanità piemontese negli ambiti oncologici della prevenzione, diagnosi, cura, assistenza e ricerca. Viola Erdini, Presidente della Fondazione Tempia ha parlato di vere e proprie sfide a cui si è chiamati per affrontare le criticità dell’oncologia. “Le sfide a cui siamo chiamati negli ambiti dell’oncologia, ma più in generale nel sistema sanitario nazionale, in particolare nel periodo post Covid, richiedono competenze, volontà e coraggio di promuovere nuove forme di collaborazione tra il pubblico, il privato e il privato non profit. Le sinergie, le partnership e la cooperazione rappresentano, oggi più che mai, dei mezzi necessari, e non più solo delle opportunità, al fine di garantire adeguati livelli di efficienza, efficacia e qualità della prestazione, anche in termini di equilibrio tra sostenibilità e di universalità all’accesso alle cure”. 

Secondo la Erdini “in virtù del principio di sussidiarietà, il privato non profit può portare sia un valore necessario, al fine di sostenere i piani regionali oncologici, sopperendo ad eventuali carenze o bisogni, intervenendo ad esempio sul lato delle risorse umane, economiche o di sensibilizzazione; sia un valore aggiunto, con progettualità e iniziative che possano innovare i percorsi oncologici sostenendo la promozione e l’introduzione di nuove tecnologie, metodiche e modelli organizzativi, non solo necessariamente con risorse finanziarie o umane, ma anche con il proprio know-how, ossia con competenze ed expertise. Ed è su questi due elementi di valore che si è da sempre basata la storia e la mission del Fondo Edo Tempia”.

L’associazione per la prevenzione e la cura dei tumori in Piemonte Odv è impegnata da quasi 40 anni nella prevenzione dei tumori erogando visite di controllo, stando accanto ai pazienti attraverso uno sportello informativo, una linea telefonica diretta, una campagna di comunicazione e di sensibilizzazione – il tour “Più Prevenzione Meno Superstizione” nato per diffondere i corretti stili di vita e promuovere le “12 regole del Codice europeo contro il cancro, e con molte iniziative che organizza sul territorio. «Siamo finalmente ripartiti dopo due anni in cui, a causa della pandemia Covid-19, l’Associazione non ha più potuto erogare le visite di prevenzione ed è in corso la nuova campagna di comunicazione e di sensibilizzazione per incentivare tutti noi a seguire i corretti stili di vita e a sottoporsi agli screening della sanità pubblica. È necessario arrivare alla gente con una nuova comunicazione per la prevenzione dei tumori, perché soprattutto nel periodo pandemico molte visite si sono fermate e le persone hanno fatto meno prevenzione prese dal timore di entrare negli ospedali o negli studi medici. Oggi è dunque il tempo di ricominciare ad avere corretti stili di vita ed effettuare anche la prevenzione secondaria».

Loredana Pau, vicepresidente e coordinatrice delle associazioni Europa Donna Italia ha sottolineato che le associazioni di volontariato sono chiamate a nuove sfide, “dato che si aprono nuove prospettive anche nell’organizzazione delle strutture sanitarie territoriali che potrebbero essere chiamate a gestire parte del percorso della paziente con tumore al seno early e metastatico. Una donna potrà accedere ai servizi territoriali ed usufruire delle migliori terapie, sempre coordinate dal centro di senologia multidisciplinare di riferimento, in ambienti dedicati nelle strutture territoriali o anche al proprio domicilio, ottimizzando il proprio tempo, la risorsa più importante per una donna che si trova ad affrontare un cancro al seno”.

FAVO, Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia propone una nuova cultura della gestione del cancro. “Parliamo sempre più di oncologia di precisione, ma non può esistere una vera personalizzazione delle cure senza la presa in carico delle persone e non solo della patologia che portano con sé. Dovremmo iniziare a staccarci dal modello a silos separati “sanità” e “sociale” perché il paziente li attraversa orizzontalmente entrambi, tutti i giorni. In questa logica, le associazioni dei pazienti possono offrire un contributo unico e determinante, perché sono portatori di una propria scienza laica che non si può studiare su alcun testo, competenze uniche che derivano dall’esperienza diretta con la malattia e di cui il sistema sanitario dovrà tenere sempre più conto coinvolgendo le organizzazioni stesse in modo sistematico e strutturato”.

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“Senza gioco di squadra il cancro non si vince”.

Dagli Stati generali dell’oncologia di Torino grandi attese dal PNRR mentre crescono i bisogni dei malati oncologici

Torino, 15 settembre 2022 – Parte da Torino il convegno “ONCOnnection. Stati generali – Nord Ovest: Piemonte, Liguria, Lombardia” organizzati da Motore Sanità con la sponsorizzazione non condizionante di Daiichi-Sankyo, Janssen Pharmaceutical Companies of Johnson & Johnson, Gilead, Merck, Novartis e Takeda, la due giorni, il 15 e 16 settembre 2022, interamente dedicati alle novità che ruotano attorno all’oncologia del Nord Ovest d’ItaliaPiemonte, Lombardia, Liguria. Questa è la prima tappa del grande percorso “ONCOnnection” realizzato negli ultimi due anni e che fino ad oggi ha riunito le esperienze in campo oncologico di tutte le regioni di Italia. Le prossime tappe degli “Stati generali dell’Oncologia” (Nord Est, Centro, Sud), hanno l’obiettivo di mettere insieme le esperienze per scrivere nero su bianco le best practices al fine di garantire la migliore presa in carico del paziente oncologico e accesso equo alle cure. Motore Sanità parte dal Piemonte, regione che rappresenta un’eccellenza in campo oncologico per l’adulto e il paziente pediatrico. L’obiettivo è fare il punto sullo stato dell’arte dell’oncologia nell’area Nord Ovest e per questo sono stati chiamati a farlo i massimi esperti con il coinvolgimento delle associazioni dei pazienti e delle istituzioni

Perché c’è bisogno di tutti per disegnare l’oncologia di oggi e di domani – ha rimarcato Claudio Zanon, Direttore scientifico di Motore Sanità -. Nel 2021 Motore Sanità ha svolto un percorso ambizioso generatore di idee per l’oncologia, i malati di cancro e le loro famiglie, ovvero il percorso “ONCOnnection, le reti oncologiche al servizio dei pazienti”. L’ambizione stava nel dare voce a tutti e a tutte le anime di questo complesso mondo ovvero cittadini, medici, farmacisti, operatori sanitari, tecnici della programmazione regionale e nazionale, politici, giornalisti, economisti sanitari e industria. Da febbraio a ottobre abbiamo prodotto ben 7 eventi, 7 tavoli aperti su altrettanti temi di oncologia con un comune denominatore: senza gioco di squadra il cancro non si vince. Il percorso si è concluso, meglio si è riaperto in un volume del magazine Mondosanità dedicato”.

Agli “Stati Generali dell’Oncologia” Rossana Boldi, Vice Presidente della XII Commissione (Affari Sociali), Camera dei deputati, ha portato il suo messaggio mettendo in evidenza i bisogni dei pazienti oncologici. “I pazienti chiedono un nuovo modello di assistenza, nuovi percorsi per la diagnosi, il controllo e la cura, che preveda la riscrittura delle relazioni tra i malati, l’ospedale e il territorio, che punti sulla delocalizzazione dei servizi e sulla prossimità delle cure. Naturalmente questo presuppone l’indispensabile coinvolgimento dei pazienti, dei loro caregiver e degli operatori sanitari, tutti, in un impegnativo programma di formazione”.

E ancora: “I pazienti oncologici si aspettano di avere accesso all’innovazione, alla diagnostica di ultima generazione, ai dispositivi medici di ultima generazione ai farmaci innovativi, si aspettano, insomma, di poter usufruire appieno dei progressi veramente tumultuosi della ricerca. Dopo la pandemia siamo precipitati in una economia di guerra, purtroppo è vero, e la sanità in generale, non figura tra i temi della campagna elettorale in corso. Temo che ci siano troppe aspettative rispetto al PNRR e al nuovo Dm 77. Naturalmente spero di sbagliarmi e che riusciremo ad avvicinarci in un tempo ragionevole, agli obiettivi del Piano oncologico Europeo e a migliorare la qualità della vita di questi pazienti”.

E infine il suo appello: “Le nuove strutture territoriali previste dal PNRR non basteranno a modificare il sistema, vanno riempite di personale (che al momento non c’è), per di più adeguatamente formato. Reti oncologiche, fascicolo sanitario elettronico, interoperabilità dei sistemi informatici, tutto questo rappresenta la base per una riforma credibile, nella quale la telemedicina può veramente rappresentare una svolta”.

Secondo Fabiola Bologna, Segretario della XII Commissione (Affari Sociali) della Camera dei Deputati, “il PNRR prende atto che l’emergenza pandemica ha evidenziato con chiarezza la necessità di rafforzare la capacità del servizio sanitario nazionale di fornire servizi adeguati sul territorio e illustra i criteri di allocazione e destinazione delle risorse di derivazione europea per la ripresa successiva alla pandemia: si tratta di una straordinaria occasione per riequilibrare le carenze ed inefficienze sul territorio nazionale. In particolare, la Missione 6, come noto, si occupa di salute e si articola in due componenti: 1) reti di prossimità, strutture intermedie e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale; 2) innovazione, ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario nazionale. Il 29 giugno 2022 il Ministero dell’economia e delle finanze ha comunicato che sono stati conseguiti nei tempi previsti tutti i 45 traguardi e obiettivi indicati dal PNRR per il primo semestre 2022. In questo scenario, l’oncologia sta attraversando un profondo cambiamento basato sull’evoluzione della ricerca e l’uso conseguente di terapie personalizzate e di precisione. La misura più diretta del processo di cambiamento è che la malattia oncologica è curabile e trattabile”.

E ancora: “E’ necessaria l’implementazione delle misure già introdotte nella legge di bilancio relative alle attività di prevenzione contro i tumori, al fine di garantire una migliore presa in carico del paziente oncologico e  supportare l’attività di screening in modo omogeneo in tutte le regioni e su tutto il territorio nazionale, relativamente alle diagnosi, stante la necessità di recuperare i ritardi dovuti alla pandemia e di considerare la prevenzione, la tempestività della diagnosi e lo screening attività fondamentali per la presa in carico dei pazienti”.

Sul futuro dell’oncologia ha rimarcato: “Il futuro dell’oncologia, che è strettamente legato al futuro della sanità in termini di sostenibilità, si gioca sulla capacità dei governi e dei parlamenti di portare in Europa proposte che consentano finanziamenti innovativi e sostenibili rispetto alle evoluzioni tecnologiche, all’ammodernamento degli strumenti e ai farmaci innovativi che devono essere disponibili per tutti i cittadini europei. Un’economia di guerra può essere anche una opportunità per creare sistemi nuovi a partire da una sanità che sia sempre più in rete allineandosi a quello che accade già nella ricerca che sempre più gioca su piattaforme europee e internazionali per raggiungere gli obiettivi” ha concluso Fabiola Bologna.

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Il cancro nell’era post Covid riparte dal territorio

Appello dei clinici: “La vera sfida adesso è implementare le file di specialisti oncologi e infermieri e favorire il dialogo con i medici di famiglia”.

Torino, 15 settembre 2022 – L’attenzione è altissima sull’oncologia territoriale, sul tema spinoso della carenza di medici oncologi e infermieri e sulla loro formazione per assistere al meglio i malati oncologici. Attenzione altissima anche sui bisogni e le aspettative dei pazienti nei confronti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), sul valore della multidisciplinarietà e delle terapie innovative. Discutono sul presente e sul futuro dell’oncologia i massimi esperti che si sono riuniti al convegno “ONCOnnection. Stati generali – Nord Ovest: Piemonte, Liguria, Lombardia” organizzati da Motore Sanità con la sponsorizzazione non condizionante di Daiichi-Sankyo, Janssen Pharmaceutical Companies of Johnson & Johnson, Gilead, Merck, Novartis e Takeda. Obiettivo: mettere  nero su bianco non solo quello che esiste e che arriverà, ma anche ciò che realmente serve per rispondere efficacemente ai bisogni dei malati oncologici.

Ogni giorno in Italia si registrano mille nuovi casi oncologici, mentre tre milioni e mezzo di italiani vivono dopo una diagnosi di cancro, di questi circa 280.000 sono piemontesi. Si stimano 377.000 nuove diagnosi annuali di tumore, circa 195.000 fra gli uomini e circa 182.000 fra le donne. Attualmente il 50% dei malati riesce a guarire, con o senza conseguenze, una buona percentuale dei restanti ha maggiori possibilità di controllare la malattia cronicizzandola.

A fronte di questi numeri – ha spiegato Alessandro Stecco, Presidente della IV Commissione sanità di Regione Piemonte – cure migliori e personalizzate, ricerca scientifica, qualità della vita dei malati e dei pazienti guariti, prevenzione e diagnosi precoce sono i topic su cui istituzioni, privati, università e mondo del volontariato sono chiamati a confrontarsi per una sfida che ogni giorno è più globale. Dobbiamo ricordare che l’amministrazione della res publica obbliga alla costruzione della spesa pubblica che è speranza, aspettativa e prospettiva nell’oncologia e nell’oncoematologia”.

Partendo dalla constatazione che la nostra Rete oncologica piemontese è di assoluta eccellenza e della quale le nostre istituzioni non posso che esserne fiere – ha aggiunto Silvio Magliano, Componente della IV Commissione Sanità di Regione Piemonte – sarà sempre più necessario sviluppare anche in questo campo un forte rafforzamento dell’elemento territoriale e della domiciliarità, sia come chiave di maggior efficacia del sistema si come ulteriore passo verso una reale e concreta umanizzazione delle cure“.

Il modello Piemonte con la sua Rete oncologica è sempre stato riconosciuto come una modalità organizzativa efficiente – ha ribadito Carlo Picco, Direttore generale dell’Asl Città di Torino e Commissario dell’Azienda Zero del Piemonte -. La recente istituzione dell’Azienda Zero che ha nel suo atto aziendale l’afferenza della rete oncologia può costituire un ulteriore elemento di rafforzamento dei percorsi oncologici. Ci troviamo nella possibilità di imporre un’accelerazione sia nell’assistenza, e penso anche grazie al progetto di telemedicina in oncologia già sviluppato e in fase di attuazione in tre province regionali, come nella ricerca, con le università regionali e in collaborazione con l’IRCSS di Candiolo e le fondazioni bancarie. Il quadro è quindi in questo settore positivo, in evoluzione e comunque fondato su solidi pilastri di gerarchizzazione delle aziende con modalità di presa in carico efficaci. Le zone d’ombra saranno comunque affrontate nella logica di una programmazione regionale e sovraziendale”.

Dopo il Covid in oncologia deve nascere un nuovo rapporto tra ospedale e territorio. È l’appello dei clinici. “In ospedale restano ovviamente gli interventi chirurgici, le terapie endovenose, i protocolli sperimentali, quelli ad alta tecnologia come le terapie con Car-T cell, la radioterapia – ha spiegato Alessandro Comandone, Direttore del Dipartimento di Oncologia dell’Asl Città di Torino -. Sul territorio sono già in atto attive collaborazioni per le cure post chirurgia come medicazioni e riabilitazione, le terapie di supporto, ci sono iniziali tentativi di esternalizzare le terapie orali consolidate, non sperimentali, il follow up e le cure palliative. Vi è necessità al momento di implementare il dialogo tra specialisti ospedalieri, medici di medicina generale e medici specializzati in terapia del dolore e cure palliative. La Rete oncologica del Piemonte e Valle d’Aosta sta favorendo gli incontri e il dialogo tra medici, infermieri e popolazione per portare a massima efficienza il servizio offerto”.

L’oncologia non può rimanere fuori dal nuovo sistema di assistenza territoriale previsto dal DM 77 e incluso nel PNRR – ha sottolineato Paolo Pronzato, Coordinatore DIAR Oncoematologia di Regione Liguria -. Molti dei bisogni assistenziali del paziente oncologico (non certamente quelli ad elevato contenuto tecnologico, realizzabili solo in ospedale) possono trovare una risposta nelle Case e negli ospedali di comunità”. E ancora: “Per il territorio (e in prospettiva per la tenuta del nostro sistema in futuro) ecco un altro grande compito – secondo Paolo Pronzato -: i successi della medicina moderna in tema di innovazioni terapeutiche non devono far trascurare un aspetto che rimane fondamentale: la prevenzione, intesa sia come adozione di stili di vita idonei, né come attenzione per la diagnosi precoce. Infatti, le maggiori garanzie di guarigione – anche con i nuovi farmaci – si realizzano quando la neoplasia può essere affrontata precocemente. In questo senso molto si deve ancora fare per quanto attiene l’educazione sanitaria (abolizione del fumo, alimentazione, attività fisica, protezione della pelle, ecc.) e per quanto attiene gli screening: non solo per l’adesione agli screening tradizionali (mammella, intestino, utero), ma anche per l’implementazione di nuove modalità come screening personalizzati sulla base dell’oncogenetica e screening del tumore polmonare in forti fumatori”.

Sono previsioni grigie quelle che riportano i massimi esperti. “In ambito oncologico si assiste ad un costante aumento dei costi, oltre 19 miliardi di euro all’anno. L’incremento è dovuto soprattutto alla spesa per i farmaci e agli investimenti per il rinnovo tecnologico e l’inserimento di nuovi strumenti per diagnosi e terapia. Bisogna poi ricordare che è assolutamente necessario recuperare i due milioni e mezzo di esami di screening non eseguito e che hanno determinato alcune migliaia di mancate diagnosi ha spiegato Roberto Orecchia, Direttore scientifico dell’Istituto Europeo di Oncologia. “La prevenzione è forse il settore che più ha sofferto in questi due anni e spiace osservare che si sia sentita la necessità di intervenire con un piano straordinario. Gli altri indicatori, e la mortalità in particolare; per il momento non hanno mostrato flessioni ma per avere un quadro definitivo bisognerà attendere i prossimi 3-5 anni”.

Il PNRR, secondoRoberto Orecchia, offre una straordinaria opportunità per migliorare la situazione della salute pubblica. “A fronte dei molti miliardi disponibili occorre una visione complessiva che metta a terra queste risorse con una sinergia ed una programmazione che veda lo Stato e le Regioni in totale condivisione” ha concluso Roberto Orecchia.

Dal PNRR ci si aspetta molto. Carlo Nicora, Direttore generale della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori di Milano, ha spiegato: “Il PNRR ha focalizzato l’attenzione sul tema della medicina territoriale, sempre di più occorre riempire di contenuti e di funzioni i “nuovi luoghi di cura” che si stanno costruendo. In Italia sono presenti circa 3,6 milioni di pazienti oncologici che rappresentano una domanda rilevante, ma soprattutto caratterizzata da bisogni assistenziali molto diversi che vanno dall’alta intensità (Car-T) a esigenze più di tipo socio-sanitario. Le terapie innovative aumentano i tassi di sopravvivenza portando a pazienti con una patologia oncologica cronicizzata. L’oncologia è pronta a una nuova organizzazione, ora solo ospedaliera, con la delocalizzazione di alcuni trattamenti specifici per la cura dei tumori realizzando la territorializzazione delle cure oncologiche con nuovi setting assistenziali fino al domicilio (protetto e assistito) del paziente sfruttando al meglio la telemedicina. L’oncologia territoriale ha però bisogno delle Reti oncologiche con percorsi diagnostico terapeutici che devono garantire la presa in carico omogenea, l’equità di accesso alle cure, la continuità assistenziale e la ricerca clinica diffusa e dove gli screening rappresentano una strategia irrinunciabile. La teleoncologia che va da un servizio di telemedicina per una consulenza oncologica da remoto, alla medicina personalizzata, sino a una research connection a livello nazionale, per mettere a fattore comune i risultati della ricerca rappresenterà un collante tra le realtà territoriali e gli ospedali”.

Sullo spinoso tema della carenza di specialisti oncologi e in generale di personale medico in sanità e sul ruolo dell’infermiere necessariamente formato sulle nuove problematiche oncologiche, si è soffermata Marina Schena, Direttore dell’Oncologia ed Ematologia oncologica dell’USL della Valle d’Aosta.

Oggi la carenza di personale è evidente in ambito sanitario e non parlo solo di personale medico. Una assistenza oncologica adeguata richiede ovviamente la formazione di oncologi del futuro che sappiano adeguatamente interpretare e gestire la complessa diagnostica molecolare e le terapie innovative che la ricerca ci mette a disposizione. Richiede anche la formazione di medici palliativisti oggi nettamente carente sia per cure simultanee sia per le cure del fine vita. Ma ancora e soprattutto richiede la disponibilità di personale infermieristico formato sulle nuove problematiche oncologiche, sulle tossicità dei nuovi farmaci e la gestione delle stesse, in grado di trasferire questo tipo di conoscenze anche all’assistenza territoriale che dovrà sempre più integrarsi con l’assistenza ospedaliera. Ritengo che occorra rilanciare il ruolo centrale della figura infermieristica nell’assistenza al malato, in particolar modo al malato oncologico, ambito nel quale è fondamentale valorizzare la professionalità, le conoscenze e gli spazi di autonomia gestionale”.

Paolo Pronzato è intervenuto anche lui sul cocente tema della carenza di personale: “La carenza di personale (comincia a sentirsi anche per gli specialisti oncologi medici! ma ovviamente sono tante le figure professionali che intervengono nel percorso di malattia del paziente oncologico) è un problema emergente e richiede profondi ripensamenti che passano, per esempio, attraverso la valorizzazione nel percorso di figure professionali quali il medico di famiglia e l’infermiere di comunità, o anche una diversa ridistribuzione dei compiti tra hub e spokes (in realtà sono questi ultimi a soffrire maggiormente per carenza di personale)”.

La voce dei pazienti è stata rappresentata da Favo, Federazione italiana delle Associazioni di volontariato in oncologia che ha messo in campo un importante progetto.

Favo sta formando pazienti e care giver affinché in tutte le realtà possano partecipare in modo competente e qualificato in tutti gli snodi organizzativi cruciali: dalla elaborazione dei Pdta ai Molecular Tumor Boardha spiegato Paola Varese, presidente del Comitato scientifico Favo -. Il malato è il massimo “esperto” della sua storia ma riuscire a essere interlocutore competente e, direi, tenace nei confronti delle istituzioni richiede formazione continua e consapevolezza. Il volontariato non deve vicariare le carenze della sanità pubblica o ridursi a un “bancomat “a cui chiedere fondi” ma portare contributi progettuali, anche in co-progettazione, che rendano il servizio sanitario nazionale efficace e sostenibile”. 

Infine, la multidisciplinarietà. Massimo Aglietta, Coordinatore responsabile degli indirizzi strategici della Rete oncologica di Piemonte e Valle d’Aosta e professore di Oncologia medica presso l’Università degli Studi di Torino la spiega in questi termini: “Multidisciplinarietà è il modello organizzativo sul quale sono attualmente costruiti i Psdta del paziente oncologico: l’interazione fra specialisti dello stesso ospedale o di ospedali diversi è ormai un modello acquisito. La cronicizzazione di molte malattie oncologiche rende tuttavia questo modello insufficiente per due ragioni: a) obbliga il paziente a frequenti accessi ospedalieri con elevati costi economici, sociali ed un impatto negativo sulla qualità di vita; b) sovraccarica la struttura ospedaliera. Diventa pertanto indispensabile una integrazione funzionale con la medicina territoriale a cui vanno delegati momenti significativi del percorso terapeutico. Per raggiungere questo obiettivo occorre lavorare in tre direzioni: 1) programmi educazionali specifici per gli operatori territoriali; 2) strumenti informatici efficienti che consentano una interazione efficace fra operatori ospedalieri e territoriali; 3) definizione delle procedure amministrative che regolano queste attività“.

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