Scienziate, oncologhe, astronaute: il problema dello stereotipo è trasversale a tutti gli ambienti

Little boy in astronaut costume

Domenica Lorusso, Vice Presidente dell’Associazione Women for Oncology Italy: “Dobbiamo introdurre a scuola lezioni di educazione civica in cui si ridisegna il ruolo della donna nella società e nella famiglia”.

7 maggio 2022 – Vi ricordate l’eco della polemica social su Samantha Cristoforetti, criticata per essere partita per la sua seconda missione spaziale e aver lasciato i due figli piccoli alle cure del papà? A un astronauta uomo nessuno si sognerebbe mai di fare un’osservazione del genere.
“Qualche anno fa mi avevano invitato a fare una lezione al Karolinska di Stoccolma, uno dei migliori ospedali europei”, racconta Domenica Lorusso, responsabile della ricerca clinica alla Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS di Roma, Professore associato di ostetricia e ginecologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e Vice Presidente dell’Associazione Women for Oncology Italy“In quell’occasione avevo conosciuto il primario di ginecologia: una donna di 40 anni con 5 figli, a prova del fatto che in quel Paese il livello sociale e culturale consente a una donna di realizzarsi non solo sul piano professionale, ma anche di costruirsi una famiglia e anche piuttosto numerosa. E’ un esempio importante, che dimostra che si può conciliare tutto anche ai massimi livelli, quando la società è supportiva e si ha accanto un partner altrettanto supportivo. La figura maschile, anche in questo, deve abbattere certi stereotipi: per un compagno come quello della Cristoforetti che rimane a casa con i bambini mentre la mamma va nello spazio, ce ne sono 99 che dicono che la donna dovrebbe rimanere a casa con i figli. Questo è il primo vero problema che dobbiamo risolvere. A proposito di stereotipi culturali, c’è un aneddoto molto divertente su Rita Levi Montalcini in cui si racconta che, durante la cena sociale di un congresso, le si avvicinò una donna dicendole che era lì perché accompagnava suo marito e domandando a sua volta alla Montalcini se fosse lì per lo stesso motivo. La risposta della scienziata fu: “Sono io mio marito”, a significare che il problema dello stereotipo è trasversale a tutti gli ambienti, anche culturalmente elevati come quelli frequentati da un premio nobel. Io credo che la chiave per uscire da questo loop sia lavorare sui modelli culturali. Dobbiamo introdurre a scuola lezioni di educazione civica in cui si ridisegna il ruolo della donna nella società e nella famiglia. Credo che, seppur lentamente, le nuove generazioni da questo punto di vista siano più avanti, che siano un po’ meno legate a questa immagine che abbiamo ereditato dai libri di scuola dell’uomo con la clava che va a caccia e della donna accanto al focolare che cresce i bambini. Non è così, questa peraltro è la storia che raccontano gli uomini e oggi è arrivato il momento di lavorare su modelli culturali anche più adattati a questo nuovo disegno sociale in cui la donna, per definizione, lavora. Dobbiamo quindi metterla nelle condizioni di poter lavorare al meglio, senza per questo essere penalizzata sul piano personale là dove desideri una famiglia. Attenzione però, anche questo è un altro stereotipo da abbattere: le donne che decidono di non costruirsi una famiglia sono altrettanto realizzate”. 

Bpco e applicazione Nota 99: ancora criticità per il territorio. La medicina generale: “Occorre investire su personale, strumentazione e nella formazione”.

Ancora priva di attrezzatura e formazione per rispondere alle richieste di un ambulatorio di 1° livello; la Pneumologia regionale non è adeguata nelle risorse umane e nelle attrezzature diagnostiche idonee per un ambulatorio di 2° livello per i pazienti più gravi.

7 maggio 2022 – Le Broncopneumopatie cronico ostruttive (Bpco) rappresentano vere e proprie “malattie sociali”, di grande impatto economico il cui costo raggiunge valori rilevanti ed il ritardo diagnostico può comportare non solo la persistenza di disturbi invalidanti, ma anche la progressione verso forme più gravi che inesorabilmente si ripercuotono sulla qualità di vita del paziente sotto vari punti di vista (sociale, personale, lavorativo). La loro diffusione in popolazione aumenta al crescere dell’età con i costi sociali e sanitari correlati. 
Le risorse in arrivo dal Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rappresentano una grande opportunità per tutti, malati in primis, ma come utilizzarle al meglio? Come riorganizzare la filiera assistenziale? Cosa chiedere al territorio e cosa ai centri ad alta specializzazione? Come implementare la prevenzione delle complicanze? Ed in tutto questo come l’innovazione prodotta, introdotta e correttamente misurata, può trovare facile accesso creando valore? L’obiettivo di questo quinto incontro, FOCUS ON BPCO, NOTA 99: COME CAMBIA LO SCENARIO, con focus sulla Sicilia, organizzato da Motore Sanitàcon il contributo incondizionato di GSK ed IT-MeD, è stato rispondere a questi interrogativi, con il supporto della comunità scientifica, delle associazioni pazienti, degli operatori sanitari e delle Istituzioni.

I dati parlano chiaro: l’Istat in Italia stima una prevalenza di Bpco del 5,6% (15-50% dei fumatori sviluppa Bpco) ed indicano una mortalità che pesa per il 55% nel totale delle malattie respiratorie ed in aumento progressivo nell’arco temporale 2010-2018. Questa malattia rappresenta la 4° causa di morte (6% di tutte le morti); la sua incidenza è in continuo aumento a causa di diversi fattori come il fumo, l’inquinamento oltre al graduale invecchiamento della popolazione. L’aderenza alla terapia resta assolutamente insoddisfacente e soprattutto bassa nel panorama delle malattie croniche, attestandosi in percentuali non superiori al 20%. 
Altri numeri. L’accesso in ospedale per Bpco riacutizzata è considerato un indicatore di ospedalizzazione evitabile attraverso una efficace e tempestiva presa in carico dei pazienti sul territorio: in Italia il tasso di ospedalizzazione per Bpco riacutizzata è stato ancora di 1,07 per 1.000 nel 2020 e sono il 12,3% le riammissioni in ospedale entro 30 giorni dopo un primo ricovero (Fonte PNE 2021).

“Questi dati confermano la necessità di interventi organizzati per contenere la dimensione del problema e favorire una migliore gestione dei casi sul territorio – ha spiegato Salvatore Scondotto, Epidemiologo, Sicilia -. È fondamentale ridurre il carico di malattia con il controllo dei principali fattori di rischio attraverso strategie di prevenzione primaria orientate in particolare al contrasto della diffusione dell’abitudine al fumo ed alla riduzione dell’esposizione al fumo passivo tramite il rispetto del relativo divieto in ambienti di vita e di lavoro. Dal punto di vista assistenziale è necessario rafforzare percorsi di gestione integrata sul territorio utili a contenere l’ospedalizzazione evitabile che da fonte PNE si attesta nel nostro Paese e le forme gravi e potenziare gli strumenti di epidemiologia valutativa disponibili, attraverso l’uso integrato delle fonti sanitarie correnti, per il monitoraggio e la valutazione della qualità delle prestazioni. Misurare la performance del sistema sanitario attraverso opportuni indicatori rilevati dagli strumenti informativi, come nel caso di quelli oggi disponibili attraverso il Piano Nazionale Esiti o del Nuovo Sistema di Garanzia dei Lea, consente di innalzare la qualità e l’appropriatezza delle prestazioni rese all’utenza”. 

“La Bpco è una malattia cronica complessa, prevenibile, trattabile e progressivamente ingravescente, una corretta gestione prevede interventi di prevenzione, diagnosi e terapia tempestivi – ha ribadito Santino Marchese, Presidente AIPO Sicilia -. Per il raggiungimento di tutto ciò è necessario un sistema integrato fra medici di medicina generale e specialisti pneumologi. L’Aifa con la Nota 99 ha vincolato i criteri prescrittivi dei farmaci inalatori a criteri diagnostici ben definiti, al fine di ottenere una maggiore appropriatezza, cercando inoltre di fare emergere quanto della Bpco è rimasto sommerso. Pur apprezzando tali aspetti non si può non rilevare che il provvedimento non tiene in considerazione due fattori fondamentali: 1) la Medicina generale ancora priva di  attrezzatura e formazione  per rispondere alle richieste di un ambulatorio di 1° livello (spirometria semplice per eseguire FEV1/FVC); 2) la realtà pneumologica regionale non adeguata sia in termini di risorse umane (ospedaliere e territoriali), che di attrezzature diagnostiche idonee per un ambulatorio di 2° livello per i pazienti più gravi (spirometria globale, DLCO, etc.). È chiaro che i buoni propositi della Nota 99 sono destinati a fallire se non vengono sciolti tali nodi”.
Quindi, secondo Santino Marchese, un’applicazione corretta della Nota 99 necessita di: “una diversa organizzazione in tempi rapidi dei medici di medicina generale, al fine di sopperire alle inadeguatezze sopra rilevate; un’adeguata rete pneumologica organizzata con ambulatori di 2° livello in modo da poter rendere fattive tutte le indicazioni della Nota 99, che si propone di valutare tutti i pazienti con diagnosi di Bpco e quelli con sospetta Bpco. In assenza di tutto questo si assisterà ad una organizzazione sanitaria a macchia di leopardo che porterà solo ad una situazione di caos, con pazienti che non potranno essere assistiti adeguatamente dal servizio pubblico e pneumologi mortificati che non potranno svolgere il loro lavoro specialistico”, ha concluso Marchese.          

Gli aspetti positivi della Nota Aifa 99 sono stati evidenziati da Franco Magliozzo, Segretario Provinciale SIMG Palermo. “La Nota mostra una notevole tolleranza sulla tempistica relativa alla valutazione da parte dello specialista pneumologo, tanto che nei pazienti di nuova diagnosi è consentito non solo eseguire una spirometria alla fine della fase acuta, ma se il FEV1 è < al 50%, abbiamo sei mesi di tempo per inviare il paziente allo specialista. Se il paziente è già in trattamento, allora i tempi si dilatano fino a 12 mesi, potendo comunque essere riutilizzata una spirometria precedentemente eseguita, la quale ci aveva permesso di prescrivere la terapia appropriata. La Nota 99 ribadisce pertanto l’importanza della spirometria nella diagnosi e nel follow-up della Bpco ma definisce i tempi precisi entro cui doverla eseguire o richiedere. Un aspetto, a mio avviso, molto positivo è che, eseguita la spirometria, possiamo scegliere la terapia più adatta, definendo la gravità della Bpco, in base ai sintomi che egli presenta, alla valutazione dei questionari mMRC e CAT, alla presenza di riacutizzazioni o ospedalizzazioni, riportando il medico di medicina generale nel ruolo centrale di clinico. La Nota 99 ha anche il merito di aver eliminato il piano terapeutico per la doppia broncodilatazione, offrendo al paziente una possibilità terapeutica da parte del proprio medico di medicina generale, relegata prima soltanto in ambito specialistico. È vero che esistono ancora delle criticità, e mi riferisco alla impossibilità di eseguire la spirometria da parte di alcuni pazienti, anche se la Nota contempla le controindicazioni permanenti delle persone con disturbi cognitivi o disabilità gravi e le controindicazioni temporanee. Infine, viste le criticità del territorio, occorre investire sul suo potenziamento, in termini di personale e strumentazione e al tempo stesso, investire nella formazione dei medici di medicina generale, dotarli di uno spirometro “intelligente” in modo da potere essere determinanti ed eseguire quanto indicato nella Nota medesima” ha concluso Francesco Magliozzo. 

BPCO e applicazione Nota 99: i medici di famiglia possono avere un ruolo determinante nell’identificazione precoce dei pazienti a rischio

Padova, 7 maggio 2022 – Il problema principale della broncopneumopatia cronico ostruttiva (BPCO) è la sotto-diagnosi che riguarda il 75% dei pazienti affetti da questa malattia respiratoria. La vera grande sfida è intercettare i pazienti tempestivamente con la spirometria. La Nota 99, strumento dei medici di famiglia, può essere un’occasione, anche per impostare un diverso rapporto tra territorio e ospedale. Non solo sotto-diagnosi, però. Le altre grandi sfide, secondo gli esperti, sono: migliorare l’aderenza alla terapia, arrivare ad una diagnosi più precoce e più accurata e fare più prevenzione. La collaborazione tra medici di medicina generale e gli ospedali è fondamentale per garantire tutto questo. 

I malati cronici in Italia sono 24 milioni e assorbono una gran parte delle risorse riversate in sanità, tanto è vero che, considerando le sole cronicità respiratorie, nel 2020 la spesa per farmaci è al settimo posto, per un totale di 1,3 miliardi di euro. Tra queste la Broncopneumopatia cronica ostruttiva, nota anche con la sigla BPCO: una cronicità che deriva da una interazione complessa tra fattori genetici e ambientali, con un impatto rilevante sia sulla vita dei pazienti e delle famiglie, sia sui servizi sanitari. 
Nel mondo si stimano circa 328 milioni di persone affette da questa malattia, che rappresenta la quarta causa di morte (il 6% di tutte le morti). La sua incidenza è in continuo aumento a causa di diversi fattori come il fumo, l’inquinamento, il graduale invecchiamento della popolazione. In Italia i dati ISTAT stimano una prevalenza di BPCO del 5,6% (il 15-50% dei fumatori sviluppa BPCO), ma la sua prevalenza è verosimilmente più elevata in quanto viene spesso diagnosticata casualmente e in fase di ricovero per riacutizzazione. Nonostante lo scenario descritto, l’aderenza alla terapia resta insoddisfacente, attestandosi in percentuali non superiori al 20%.
Tutto questo porta a uno scarso controllo e ad un aumento del rischio di riacutizzazioni e ricoveri, generando un prevenibile consumo di risorse. Il livello di diagnosi e di presa in carico appropriate deve essere implementato attraverso una maggiore integrazione tra i vari referenti della catena assistenziale, con l’utilizzo di nuove tecnologie (farmaci, devices, telemedicina, informatizzazione, etc.) e una maggior diffusione degli expertise consolidati. Le risorse in arrivo dal PNRR rappresentano una grande opportunità per tutti, malati in primis, ma come utilizzarle al meglio?

Per rispondere a questa e ad altre domande, con il supporto della Comunità Scientifica, delle Associazioni Pazienti, degli operatori sanitari e delle Istituzioni, Motore Sanità ha promosso l’incontro PNRR FOCUS ON BPCO, NOTA 99: COME CAMBIA LO SCENARIO – VENETO”, con il contributo incondizionato di GSK, CHIESI e IT-MeD. 

Luciano Flor, Direttore Generale Area Sanità e Sociale Regione del Veneto, è intervenuto al tavolo di lavoro parlando di servizi ai cittadini, di Lea come livello di garanzia di salute e ha sottolineato il ruolo della centralità di tutti gli operatori professionali nel garantire tutto questo, ricordando che sono importanti sì gli aspetti tecnico-professionali (il cosa si fa) ma soprattutto gli aspetti organizzativi (il come si fa). 
“Bisogna che incominciamo a pensare intanto se siamo capaci di organizzare servizi omogenei per i cittadini, quindi Il PNRR è una occasione per confrontarsi su cosa fare e con tempi definit, ma i modelli organizzativi non li detta il PNRR, li creano le persone che hanno piena consapevolezza di che cosa si può fare. Inoltre, dovremmo dare piena attuazione ai Lea, quindi essere in accordo tutti su che cosa garantire al cittadino in ogni sede; dobbiamo essere capaci di concordare tra professionisti di tutti gli ambiti, specialistici e neospecialistici, ciò che garantiamo al cittadino, in modo che la presa in carico non sia un modo di dire ma un modo di fare. Infine, credo che dovremmo superare il concetto dei silos e pensare alle reti che non hanno soltanto il significato di condivisione clinica ma anche il significato di condivisione organizzativa, e su queste reti dovrà esserci il cittadino”

Dunque essere in rete. Secondo Claudio Micheletto, Direttore UOC Pneumologia AOU Verona, “per affrontare la cronicità e nello specifico la BPCO, l’occasione può essere la Nota 99 per impostare anche proprio un diverso rapporto tra territorio e ospedale, così da raggiungere importanti obiettivi, ovvero la prevenzione, per ridurre il rischio di ammalarsi di BPCO; trovare i pazienti mancanti attraverso l’identificazione precoce: basti pensare che il problema numero 1 della Bpco è proprio la sotto-diagnosi che riguarda il 75% dei pazienti, la sfida è quindi intercettare i pazienti precocemente attraverso la spirometria; poi avere cura e un supporto di alta qualità e una gestione proattiva ed integrata del paziente. La Nota 99 può essere una opportunità in questo senso. Voglio infine ricordare che la porta di ingresso per i pazienti sono i medici di medicina generale, che hanno tra le mani un importante opportunità e strumento operativo: sono convinto che la collaborazione tra medici di medicina generale e gli ospedali è fondamentale per una diagnosi precoce della malattia”