PDTA e unità di patologia oncologica in rete per dare al paziente oncologico il migliore percorso di cura e di assistenza

Pollenzo, 14 febbraio 2022 – L’accesso all’innovazione comporta vari step: dall’autorizzazione di EMA (Agenzia europea per i medicinali) ed AIFA (Agenzia italiana del farmaco), alle gare di acquisizione dei farmaci stessi, alla possibilità di poter essere prescritti nelle varie Regioni in maniera omogenea e con una tempistica accettabile, senza il freno di ulteriori prontuari terapeutici o di altre situazioni che ne possano ostacolare l’accesso rapido. Sul percorso del paziente oncologico si dibatte alla Winter School 2022 di Pollenzo, dal titolo ‘Oltre la logica dei silos per un’offerta integrata di salute’, organizzata da Motore Sanitàcon il contributo incondizionato di MSD. Alla sessione dedicata “Il percorso del paziente oncologico per favorire l’accesso tempestivo all’innovazione nel nuovo modello di prossimità”, interviene il professor Carmine Pinto, Direttore della Struttura Complessa di Oncologia dell’IRCCS Santa Maria Nuova – Reggio Emilia, sottolineando l’importanza dell’integrazione tra territorio e ospedale per garantire al paziente oncologico il migliore percorso di cura e di assistenza. 

“La prossimità di cura è un elemento importante nel garantire accesso, adeguatezza e qualità di cura nel paziente oncologico – rimarca Carmine Pinto, Direttore della Struttura Complessa di Oncologia dell’IRCCS Santa Maria Nuova di Reggio Emilia -. È quindi più che mai indispensabile che si realizzino modelli assistenziali che consentano i collegamenti tra i servizi ospedalieri e quelli territoriali per un utilizzo ottimale delle strutture diagnostiche e terapeutiche, e insieme per permettere una continuità tra le prestazioni ospedaliere e quelle territoriali. Inoltre, è importante garantire che i pazienti possano essere trattati tempestivamente e il prima possibile con le innovazioni terapeutiche, facendo in modo che i processi burocratici esistenti non impattino negativamente con il diritto del paziente a ricevere le migliori cure possibili per la sua malattia”
Per il Professor Pinto, “i PDTA e le unità di patologia oncologica che mettono in rete i diversi segmenti assistenziali rappresentano gli strumenti operativi per la traduzione in pratica di questo modello organizzativo multi-professionale tumore-specifico, che può trovare la sua sede per complessità/intensità di intervento negli ospedali o nelle strutture territoriali, ma con un’unica direzione e coordinamento”

Covid e turbe mentali e psichiatriche: aumentano ansia e depressione e si impennano i costi per 10 miliardi di euro ogni anno

Pollenzo, 14 febbraio 2022 – La pandemia ha prodotto in tutto il mondo, oltre alla morte e alla malattia di decine di milioni di persone, sconvolgimenti sociali ed economici e un drammatico aumento dell’incidenza di disturbi mentali, dovuti sia all’effetto diretto del virus che ad eventi ambientali, quali l’isolamento, la convivenza familiare forzata, la DAD ed altri. In Italia questo fenomeno è stato particolarmente evidente nei bambini e negli adolescenti, che hanno sviluppato soprattutto disturbi della regolazione emotiva, quali autolesionismo e tentativi di suicidio, poli-abuso di sostanze psicostimolanti e di alcol con conseguenti episodi psicotici, disturbi del comportamento alimentare, violenza e bullismo, anche on line
Si interrogano gli esperti nella sessione “Rimettere la malattia mentale al centro dell’agenda di governo regionale e nazionale” della Winter School 2022 di Pollenzo di Motore SanitàUn evento in collaborazione con l’Università degli Studi degli Studi di Scienze Gastronomiche, di alto profilo in ambito sanitario, promosso e divulgato da Mondosanità e da Dentro la Salute.
Perché le questioni attorno alla salute mentale sono diverse: la salute mentale è esclusa dalla programmazione nazionale e dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, seppur lo stesso Piano pone particolare enfasi sugli interventi domiciliari e sulle strutture di prossimità (le Case della Comunità), da sempre patrimonio dei servizi pubblici di salute mentale italiani; da anni, da tutte le Regioni viene disatteso il dettato della Conferenza Stato-Regioni che ha fissato al 5% del Fondo sanitario nazionale la quota destinata alla Salute mentale, che invece resta ferma in media al 3.5%.

“Il Covid – spiega il Dottor Claudio Zanon, Direttore Scientifico di Motore Sanità – ha palesato un aumento accertato dei casi aumento di depressione, ed il fatto che molti pazienti non siano potuti accedere alle strutture che li avevano in cura (pazienti schizofrenici, o con altre malattie mentali), ha contribuito notevolmente al peggioramento della situazione della salute mentale nel nostro Paese, una realtà che soffre già da tempo di carenze di fondi e di personale. Bisogna rimettere la salute mentale al centro dell’agenda del governo, sia livello Nazionale sia Regionale”.

Nella ASL Roma 1 (circa 1.100.000 residenti), dove il Dipartimento di salute mentale ha in carico oltre 23.000 persone, l’aumento dei nuovi casi è stato del 30% nei minori e nel caso dei disturbi alimentari ha raggiunto il 70%“Appare evidente – spiega Giuseppe Ducci, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl Roma 1 – che la salute mentale, intesa non solo come cura, ma anche come promozione della salute, intervento precoce e riabilitazione, deve tornare al centro dell’agenda di governo, sia a livello nazionale che regionale. È necessario sostenere con risorse e formazione l’innovazione e la presenza dei servizi per la salute mentale in tutto il territorio nazionale, sviluppando capacità e competenza per prendere in carico i bisogni emergenti, soprattutto dell’infanzia e dell’adolescenza”.

Aggiunge il Professor Enrico Zanalda, Direttore DSM Interaziendale ASL TO 3 – Past President  SIP: “L’importanza di una buona politica sulla salute mentale dei cittadini viene dimostrata anche dall’attuale situazione pandemica. Abbiamo notato un incremento delle patologie di adattamento ed in particolare di reazioni depressive e ansiose nella popolazione durante questi due anni. Le fasce di età che hanno sofferto in maniera più grave sono quelle adolescenziali dai 15 ai 25 anni, quella anziana soprattutto perché più fortemente colpita dalle conseguenze fisiche del Covid. Non dimentichiamo che non sappiamo quali saranno gli effetti di questo periodo difficile tra alcuni anni, sia per chi ha contratto la malattia, sia per chi ha avuto disturbi psichici per il lockdown o la paura del contagio. Pare pertanto indispensabile attrezzarsi a supportare la popolazione dal punto di vista psichico ed in particolare la fascia di età degli adolescenti”

L’impatto economico e sociale delle turbe mentali e psichiatriche lo spiega Francesco Saverio Mennini, Professore di Economia Sanitaria e Economia Politica, Research Director-Economic Evaluation and HTA, CEIS, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” – Presidente SIHTA.
“Le malattie psichiatriche negli ultimi 10 anni hanno avuto una costante crescita sia dal punto dell’impatto sulla salute pubblica sia dal punto di vista strettamente economico, quindi a carico del sistema sanitario nazionale. Recenti stime hanno calcolato un impatto sistema sanitario nazionale di circa 4 miliardi di euro. Ma accanto ai costi diretti sanitari ci sono anche costi indiretti. Quelli legati alla perdita di produttività, ad esempio, che impattano per quasi 2 miliardi, accompagnati da quelli a carico del sistema previdenziale che ammontano a circa 4 miliardi di euro ogni anno. E i costi a carico delle famiglie che non vengono rimborsati dal sistema sanitario nazionale che sono comunque legati alle malattie. In totale le stime più recenti ci fanno affermare che tra costi diretti e indiretti le malattie psichiatriche impattano sul nostro Paese per circa 10 miliardi di euro ogni anno. Si evince, quindi, con forza quanto sia elevato il Peso Economico quale conseguenza delle disabilità psichiatrica nel Nostro Paese. Un peso economico che potrebbe/dovrebbe essere ridotto seguendo un differente approccio nella cura e nel trattamento di queste patologie. Sicuramente un accesso precoce ai trattamenti efficaci, una maggiore e più attenta prevenzione nonché un maggior controllo in termini di aderenza alle terapie garantirebbe un miglioramento della salute e qualità della vita (QoL) dei pazienti accompagnato da una forte ed importante riduzione della spesa, tanto sanitaria che sociale e previdenziale”

Da “guidati dalla tecnologia” a “guidati dal problema del paziente” usando le tecnologie per una più rapida risposta

Pollenzo, 14 febbraio 2022 – Potenziare le infrastrutture di rete, adeguare l’educazione digitale della popolazione e sviluppare prodotti certificati, hardware e software, tutto questo per potenziare la telemedicina e renderla maggiormente fruibile. Queste le tre chiavi di volta secondo il Professor Marco Knaflitz, Responsabile di Ingegneria Clinica dell’Università Politecnico di Torino, che spiega durante la sessione “Industria e istituzioni: dal prodotto al servizio per integrare le necessità del patient journey” della Winter School 2022 organizzata da Motore Sanitàcon il contributo incondizionato di Siemens Healthineers e Vree Health.
La telemedicina ha iniziato ad essere realmente praticata, almeno ai livelli più di base, ed ha dimostrato appieno le sue potenzialità, sottolineando nel contempo, almeno in parte, l’aumento di efficacia ed efficienza nell’erogazione delle prestazioni sanitarie che è in grado di portare. C’è però ancora molto da fare. 

“In primo luogo è necessario potenziare le infrastrutture di rete in modo che su tutto il territorio nazionale sia disponibile la possibilità di collegarsi alla rete in modo affidabile e poco costoso, cosa ancora oggi non scontata anche solo a poche decine di chilometri dalle grandi città, per rendere la telemedicina accessibile a tutti – spiega il Professor Knaflitz -. In secondo luogo, adeguare l’educazione digitale della popolazione, spesso data per scontata, ma che a volte troviamo carente anche a livello di studenti in ambito scientifico. In parte il problema tenderà a risolversi in modo spontaneo: il cinquantenne di oggi, abituato all’uso del calcolatore, tra trent’anni sarà un ottantenne digitalmente indipendente e potrà sfruttare appieno le possibilità messe a disposizione dalla tecnologia, molto più di quanto non lo sappia fare un ottantenne di oggi. In terzo luogo sviluppare prodotti certificati, hardware e software, per la telemedicina in tutte le sue differenti declinazioni, tenendo conto dei reali bisogni della clinica e non partendo dalla disponibilità tecnologica: ancora oggi, purtroppo, nel settore della medicina spesso si parte da una tecnologia per trovare delle possibili applicazioni, magari a problemi marginali, invece di partire da problemi clinici a forte impatto per la società e tentare di risolverli utilizzando le tecnologie disponibili o sviluppandone delle nuove”

All’inizio del 2019 la pandemia rese drammaticamente evidente la necessità di limitare allo stretto necessario l’accesso diretto ai locali nei quali viene prestata l’assistenza sanitaria, sia a livello degli studi medici di medicina generale, sia a livello ospedaliero. Nel giro di poche settimane le modalità di erogazione delle prestazioni sanitarie spesso cambiarono drasticamente, sfruttando meglio gli strumenti tecnologici che già erano presenti, ma, almeno in alcune regioni e da alcuni utenti, ampiamente sottoutilizzati. Il cambiamento più evidente che molti hanno potuto sperimentare è stata la dematerializzazione di varie tipologie di prescrizioni mediche e l’uso diffuso da parte dei medici di base di piattaforme per la comunicazione rapida con il paziente, sia per la richiesta di prescrizioni farmacologiche o di esami clinici, sia per dare risposta a semplici quesiti del paziente che ben si prestano ad un’analisi “in remoto” senza il bisogno di vedere direttamente il paziente stesso in studio o al suo domicilio. 
“Nulla di nuovo, dal punto di vista tecnologico: piattaforme ed infrastrutture erano altrettanto disponibili un anno prima, ma erano scarsamente utilizzate: la pandemia ne ha forzato l’utilizzazione ed, ovviamente, con un uso maggiore alcuni dei prodotti esistenti, sottoposti ad un test massiccio come mai prima, sono stati rivisti e migliorati – prosegue il Professor Knaflitz -. L’approccio “technology driven” era tipico del processo di sviluppo di dispositivi medici nel passato ed era caratterizzato da bassa efficienza ed impatto medio-basso. È stato e continua ad essere messo in atto in varie aree dell’ingegneria e delle scienze applicate: sviluppata una tecnologia per un’applicazione specifica si cercano poi applicazioni qualsivoglia nel settore medicale.  Tale approccio dovrà essere progressivamente soppiantato, almeno in campo medico, dall’approccio “problem driven”, che capovolge il paradigma: partire da un problema clinico ad alto impatto per la società e puntare a risolverlo usando, per quanto possibile, tecnologie esistenti, per massimizzare rapidità ed efficienza, modo di agire tipico dell’ingegnere biomedico”

Cresce il bisogno di una sanità digitale ma è fondamentale garantire un accesso adeguato ai dati dei pazienti e proteggerli

Pollenzo, 14 febbraio 2022 – “La pandemia ha fatto aumentare la necessità di digitale, specialmente in sanità. Per far fronte a questa esigenza è fondamentale garantire un accesso adeguato ai dati dei pazienti e proteggerli. Dobbiamo riuscire però a farlo rendendo i dati comunque utilizzabili dalla comunità scientifica nell’interesse collettivo, sia per attuare la governance di sistema, cioè la programmazione dei servizi sanitari al meglio attingendo i dati dalla realtà di tutti i giorni, sia per motivi di ricerca. Così come per i sanitari è importante l’uso dei dati del singolo paziente per poterlo assistere al meglio. Dunque, condividere i dati – una massa di dati peraltro enorme, sempre in continuo cambiamento – è una priorità. Questa è una sfida molto importante, rispetto alla quale in Italia siamo rimasti un po’ arretrati. Dobbiamo incrementare al più presto la nostra capacità di gestire i dati sanitari digitalizzati in maniera corretta, coerente e uniforme su tutto il territorio nazionale.
Con queste parole Francesco Gabbrielli, Direttore Centro Nazionale per la Telemedicina e le Nuove Tecnologie Assistenziali dell’Istituto Superiore di Sanità, apre la sessione “Industria e istituzioni: dal prodotto al servizio per integrare le necessità del patient journey” della Winter School 2022 organizzata da Motore Sanitàcon il contributo incondizionato di Siemens Healthineers e Vree Health

Un altro elemento importante è quello della tariffazione dei servizi di telemedicina. Le Regioni devono poter rimborsare i prestatori di opera. Con gli ultimi atti regolatori alcune prestazioni sono remunerate, ma non sono previste delle tariffe specifiche per la telemedicina. 
“Noi stiamo lavorando già da tempo per arrivare a una tariffazione specifica – prosegue Gabbrielli -. Oggi viene semplicemente riportata la tariffa della omologa prestazione in presenza. Per esempio, una televisita in cardiologia viene rimborsata come una visita cardiologica in presenza. Questa modalità è stata utilissima durante la pandemia per accelerare la rapida messa a sistema di servizi in telemedicina per fare fronte all’emergenza nazionale, ma non può durare a lungo perché non tiene conto di tutta una serie di fattori di spesa che invece sono molto rilevanti non solo nel costruire un sistema di telemedicina ma anche nel tenerlo aggiornato nel tempo”

Il Comitato interministeriale per la transizione digitale il 15 dicembre 2020 ha avviato la procedura di Private Public Partnership per realizzare la piattaforma nazionale di telemedicina. Secondo Francesco Gabbrielli “si tratta finalmente di un approccio più consono dei tradizionali per la selezione di prodotti e servizi per la sanità digitale, che molte volte abbiamo proposto a livello istituzionale. In pratica, i soggetti privati possono proporre soluzioni tecnologiche, tra le quali il Governo sceglierà la più rispondente alle proprie esigenze. Speriamo sia l’inizio di una svolta reale del rapporto pubblico-privato nella sanità italiana”.

La scelta della tecnologia è un aspetto importante nell’evoluzione dei servizi sanitari verso la telemedicina. Tuttavia, occorre sempre tener presente non soltanto la scelta di una tecnologia, ma anche come essa viene inserita e utilizzata nell’organizzazione sanitaria. 
“Nessuna tecnologia, infatti, da sola è sufficiente a risolve un problema. Siamo noi che risolviamo i problemi utilizzando in modo adeguato una certa tecnologia” puntualizza Gabbrielli. “Come inserire correttamente una tecnologia in un servizio sanitario è una questione complessa e certamente multidisciplinare. Intanto, il servizio di telemedicina va riprogettato da capo ogni volta che ci si sposta di territorio e anche di tipo di pazienti, perché bisogna partire dalle esigenze specifiche che quel servizio dovrebbe risolvere. Inoltre, alcune evoluzioni in atto generano in tutti noi specialisti di settore grandissime aspettative. La sfida più importante è la trasformazione della pratica medica verso una medicina cosiddetta personalizzata, utilizzando tantissimi dati in più rispetto a quelli utilizzati dalla pratica medica e assistenziale tradizionale. Questo grazie a dispositivi digitali che possono essere collocati nel luogo dove vive il paziente, addosso al paziente o dentro il corpo del paziente, dai quali si può ricavare una quantità di informazioni impensabile prima dell’era digitale”.  

Questi dati, proprio per le caratteristiche dei sistemi digitali di telecomunicazione, possono essere integrati tra di loro e gestiti in piattaforme condivise online. La medicina personalizzata permette di effettuare una diagnosi molto più precisa, accurata e di calibrare la terapia più adeguata, persona per persona, analizzando proprio il funzionamento del corpo di quel singolo individuo. 
“Dobbiamo – conclude Francesco Gabbrielli – lavorare ancora molto in ricerca applicativa e a livello medico-clinico per poter arrivare a questo risultato, ma le esperienze che facciamo in tutta Italia sono molto promettenti da questo punto di vista”

Malessere mentale tra i giovanissimi: aumentano casi di autolesionismo, ritiro sociale, abbandono scolastico

Pollenzo, 14 febbraio 2022 – “Il settore della salute mentale necessita di una nuova e maggiore attenzione da parte delle istituzioni: le risorse impegnate in Italia non superano il 3,5%, comprese quelle destinate alla neuropsichiatria infantile; è praticamente la metà di quelle stimate come necessarie per adeguare i servizi alle nuove sfide epidemiologiche. Usciamo perdenti nel confronto con altri paesi europei: l’Inghilterra destina il 9,5% delle risorse della spesa sanitaria in favore della salute mentale, la Svezia il 10% la Germania l’11,3%”.  
Numeri questi che fanno tremare, ma che disegnano la salute mentale del nostro Paese, che chiede più risorse, un posto di rilievo nell’agenda sanitaria di governo, mentre aumentano a dismisura le richieste di aiuto di chi sta incontrando una malattia mentale. Questi numeri sono presentati da Michele Sanza, Direttore U.O. Servizio Dipendenze Patologiche AUSL Romagna, nella sessione “Rimettere la malattia mentale al centro dell’agenda di governo regionale e nazionale” della Winter School 2022 di Pollenzo di Motore SanitàUn evento in collaborazione con l’Università degli Studi degli Studi di Scienze Gastronomiche, di alto profilo in ambito sanitario, promosso e divulgato da Mondosanità e da Dentro la Salute.

I dati parlano chiaro. Sono più di 800.000 le persone seguite dai centri di salute mentale in Italia, la depressione che è la diagnosi maggiormente rappresentata, riguarda le donne, in misura doppia rispetto ai maschi, mentre i disturbi psicotici, i disturbi di personalità e i disturbi da abuso di sostanze sono maggiormente presenti negli utenti di sesso maschile. I ricoveri nei servizi psichiatrici di diagnosi e cura sono stati 107.603 di cui, 6737 eseguiti in forma di trattamenti sanitari obbligatori. Per quanto riguarda i farmaci, la spesa lorda per gli antidepressivi ha superato i 383 milioni di euro con un numero di confezioni superiori a 37 milioni. Nella categoria degli antipsicotici la spesa lorda è stata superiore a 80 milioni di euro con un numero di confezioni che supera i 5,7 milioni (dati forniti dal Ministero della Salute riguardanti le attività dell’anno 2019). Ma gli esperti non hanno dubbi, anche per effetto della pandemia, le problematiche di salute mentali è possibile che abbiano assunto proporzioni maggiori. 
“In particolare preoccupa l’incremento costante di indicatori indiretti ed aspecifici del malessere mentale dei giovani e soprattutto degli adolescenti: autolesionismo, ritiro sociale, abbandono scolastico. La maggior parte dei disturbi mentali (80%) insorgono in età infantile e in epoca adolescenziale, interventi precoci sono anche quelli più efficaci e richiedono quindi un assetto innovativo nell’organizzazione dei servizi. È necessario aumentare la capacità di comunicare tempestivamente con la scuola le famiglie i luoghi dove il disagio per primo si manifesta, caratterizzando gli interventi per maggiore specificità e aderenza alle raccomandazioni della terapia evidence based. È necessario affrontare il tema complesso delle comorbilità, per cui giovani pazienti che presentano spesso problematiche a ponte tra la salute mentale e le dipendenze patologiche rischiano di ricevere interventi troppo poco integrati tra loro perché i servizi sono separati”

Winter School 2022 di Motore Sanità (Pollenzo)
Il futuro della sanità in 10 punti

Alimentazione, telemedicina, ospedale di territorio, dati digitali: su cosa puntare per migliorare il nostro SSN e la nostra salute 

12 febbraio 2022 – La sesta edizione della WINTER SCHOOL 2022 di Pollenzo (CN) organizzata da Motore Sanità, in collaborazione con l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, si è conclusa portando a casa straordinari risultati. La due giorni di discussion e tavole rotonde – promossa e divulgata da Mondosanità e Dentro la Salute – ha visto i massimi esperti della sanità italiana: oltre 100 relatori coinvolti, sia in presenza sia collegati da remoto, impegnati a fare analisi, proporre idee, annunciare progetti per migliorare il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e la salute nel suo complesso.

Sono stati due giorni molto intensi, dove il tema che è emerso un po’ in tutte le sessioni – al netto di alcuni problemi come la frammentazione delle competenze, la mancanza di personale e la sua formazione – è quello di una sanità prestante, ma con un sistema organizzativo alla base che va rivisto”, aggiunge Alessandro Stecco, Presidente IV Commissione Sanità Regione Piemonte. “L’edizione 2022 della Winter School di Motore Sanità a Pollenzo ha permesso di capire i problemi, ma anche le soluzioni alla base. Stiamo andando verso una nuova era”.

Ecco allora la “call to action” emersa e spiegata dagli esperti a fine lavori, per migliorare il nostro SSN e la salute nel suo complesso.

1. OCCORRE SPENDERE BENE I SOLDI DEL PNRR 
Non dimentichiamoci che i 10 miliardi previsti per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sono sì debito buono, ma sempre debito. 
2. RILANCIARE LA MEDICINA TERRITORIALE 
Tutti gli operatori della sanità e i cittadini si aspettano una risposta definitiva di rilancio della medicina territoriale, a partire da un impegno giusto, equilibrato e costruttivo della Medicina generale e dei pediatri di libera scelta. 
3. È NECESSARIO ARRIVARE A NUOVI SISTEMI DI APPROVIGIONAMENTO NELL’AMBITO SANITARIO 
a partire dalle gare di appalto con modalità di offerta anche basata sui servizi, con proposte di offerta trasversale dei prodotti. Per la cura domiciliare dello scompenso cardiaco, per esempio, piuttosto che acquistare separatamente bilancia, sfigmomanometro, ecg trasferibile, teleconsulto e farmaci, molto meglio un servizio che comprenda tutto.
4. L’IMPORTANZA DEI DATI DIGITALI NELLA SANITÀ DIGITALE
Stiamo parlando della vera rivoluzione in sanità – i dati sono fondamentali perché permettono di curare meglio le persone e perché, con l’intelligenza artificiale, permettono di predire eventuali patologie – che consentirà di rivedere il sistema della medicina territoriale e la riorganizzazione della rete ospedaliera. 
5. RIVEDERE LE RETI DI PATOLOGIA 
in rapporto della loro organizzazione ospedaliera e della medicina territoriale, portando sul territorio quello che non è strettamente necessario gestire in ospedale (es. oncologia territoriale). 
6. L’IMPORTANZA DEI MEDICI DI FAMIGLIA 
In riferimento alla precocità nel trattamento virale per limitare gli effetti della pandemia COVID, la soluzione sarebbe quella di affidare le terapie – per la maggior parte somministrate in ospedale – ai Medici di medicina generale, con l’eventuale teleconsulenza dello specialista, per abbreviare i tempi e somministrarle secondo protocollo.
7. PUNTARE SULLA TELEMEDICINA 
Ecco la grande opportunità per i cittadini, che rappresenterà un nuovo sistema di cura per i malati. La telemedicina non eliminerà la visita in presenza da parte del medico, ma permetterà di collegare meglio il domicilio con la medicina generale e con la medicina specialistica. 
8. RISORSE UMANE 
Mancano medici ospedalieri, medici di medicina generale, infermieri. Le associazioni di categorie, anni addietro, avevano già fatto fosche previsioni. Grazie ai fondi del PNRR si pensa di rimpolpare le risorse umane, formarle ad hoc. 
9. ACCENDERE I FARI SULLE MALATTIE MENTALI 
La pandemia ha prodotto in tutto il mondo, oltre alla morte e alla malattia di decine di milioni di persone, sconvolgimenti sociali ed economici e un drammatico aumento dell’incidenza di disturbi mentali, dovuti sia all’effetto diretto del virus che a eventi ambientali, quali l’isolamento, la convivenza familiare forzata, la DAD ed altri. Pare pertanto indispensabile attrezzarsi a supportare la popolazione dal punto di vista psichico e, in particolare, la fascia di età degli adolescenti accesso precoce ai trattamenti efficaci, una maggiore e più attenta prevenzione, nonché un maggior controllo in termini di aderenza alle terapie. 
10. L’IMPORTANZA DEL CIBO 
È ormai consolidato che la salute della persona e la salute del Pianeta siano interconnesse. L’alimentazione in questa partita gioca un ruolo fondamentale. Ecco allora l’importanza di un cibo buono, pulito e giusto. Il punto di partenza è la vita dei terreni. Oggi si è esasperata una filiera dove i cibi vengono sempre più raffinati, alterati dalla chimica. Le conseguenze di questo modello sta nell’inquinamento dell’aria, dei terreni, la forte correlazione con tutto quello che riguarda la salute dell’uomo. Il tema delle politiche sanitarie e delle politiche della salute devono quindi trovare soluzioni giuste ed efficaci, non solo efficienti.

Sito internet: www.motoresanita.it 
Tutto quello che vuoi sapere sulla salute: www.mondosanita.it e www.dentrolasalute.it

Pollenzo, 11 febbraio 2022 – Il futuro degli enti regolatori e delle istituzioni nazionali è un tema su cui si parla già da tempo.

Pollenzo, 11 febbraio 2022 – Su “Il ruolo futuro degli enti regolatori e delle istituzioni nazionali” della seconda giornata della Winter School 2022 di Pollenzo, evento di rilevanza nazionale, organizzato da Motore Sanità e promosso da Mondosanità e Dentro la Salute, è intervenuta Manuela Lanzarin, Assessore Sanità e Sociale Regione del Veneto.

“Il problema dei vari enti di vari livelli è un problema datato e non è solo emerso con l’attuazione del PNRR o durante la pandemia, è un argomento che era stato trattato in passato per cercare di capire come i vari enti si potessero intrecciare e potessero dialogare con le Regioni e quindi dando quel supporto necessario, ma sempre un supporto laterale – ha spiegato l’assessore Manuela Lanzarin -. Abbiamo imparato da questa emergenza pandemica che gli enti devono avere un dialogo costante e continuo. Dovremmo sempre di più operare in regime di questo tipo quindi di collaborazione tra i vari enti purché tutti i vari enti mantengano la propria autonomia e soprattutto le proprie competenze specifiche, che siano politiche, tecniche o operative”. 

In conclusione “In un campo come la sanità abbiamo visto quando i diversi modelli possono anche entrare in confronto che è un confronto che poi deve cercare di aiutare quei territori che sono più indietro senza fare arretrare gli altri. Per noi questo è un pilastro fondamentale. Le decisioni programmatorie politiche devono rimanere in campo alla parte politica poi si devono sicuramente concretizzare in argomenti tecnici che sono poi in campo ai tecnici. Agenas ha agito da agenzia di collaborazione, di supporto alle Regioni dando il proprio expertise rispetto a questo, poi abbiamo visto la decisione finale, che spetta in campo alla Commissione salute, alla Conferenza delle Regioni e al Ministero”

La ricetta per migliorare il nostro SSN 

“Occorre fare maggiore rete e lavorare per obiettivo comune”, spiega l’On. Fabiola Bologna Commissione Salute Camera dei Deputati

11 febbraio 2022 – Due giorni molto intensi con contenuti di altissimo profilo in ambito sanità. Obiettivo comune migliorare il nostro Servizio sanitario nazionale (SSN) e la salute degli italiani in generale. A questo proposito, si è espressa, alla Winter School 2022 di Pollenzo, dal titolo ‘Oltre la logica dei silos per un’offerta integrata di salute’, organizzata da Motore Sanità, anche Fabiola Bologna, On. Commissione Salute Camera dei Deputati, portando soluzioni concrete. 

Devo spezzare subito una lancia a favore di AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) – ha chiosato l’On. In questi anni abbiamo avuto molte possibilità di confronto per tutte le problematiche che sono emerse durante il lungo periodo di pandemia. Da parlamentare ritengo che sia un nostro dovere difendere gli enti regolatori, che significa difendere i cittadini e le Istituzioni. Effettivamente AIFA si è trovata in difficoltà e sì, ci sono delle cose da migliorare, ma forse ci vorrebbe una maggiore rapidità di intervento per avere i famaci più velocemente. Ho seguito tutto l’iter che ha portato alla legge delle malattie rare e ho lavorato con AIFA perché fosse più celere nel garantire questi farmaci. I processi devono essere sicuramente migliorati, ma non a costo della qualità. Questo può avvenire con un investimento organizzativo e nel personale, un punto che non viene detto abbastanza. C’è un gran problema di precariato e questo, a sua volta, causa problemi per una buona riorganizzazione. In questo momento AIFA sta rivedendo tanti aspetti. Avere un momento di confronto dove focalizzare gli aspetti più importanti del prodotto che si va a presentare, come ha fatto AIFA, è un passo giusto. Noi parlamentari contestiamo che a volte facciamo fatica a conoscere bene quello che avviene al Ministero della salute, soprattutto ai tavoli ministeriali. Di tutto il lavoro che si svolge, cerchiamo di intervenire in quello che fa la Commissione sanità. Faccio un esempio: di malattie rare se ne occupa l’Istituto Superiore di Sanità, ma anche Agenas, e il dialogo tra questi enti è molto importante. In generale bisogna fare in modo che ci sia maggiore rete e che si possa collaborare per obiettivo comune, che si traduce in un miglioramento del Sistema stesso

Hiv sotto scacco grazie a strumenti diagnostici che selezionano profili di cura fondamentali per l’eradicazione dell’infezione

Pollenzo, 11 febbraio 2022 – Negli ultimi decenni l’infezione da HIV si è progressivamente trasformata in patologia cronica con guarigione funzionale nella maggior parte dei pazienti grazie alla disponibilità di terapie antiretrovirali sempre più efficaci e al controllo della diffusione del contagio attraverso importanti strategie di profilassi post-esposizione. La maggiore disponibilità di farmaci ad elevata barriera genetica e potenza gravati da minori effetti collaterali sulla qualità della vita, ha reso possibile la scelta di strategie terapeutiche anti-HIV non più soltanto sulla base delle capacità dei farmaci di indurre una completa soppressione della replicazione virale nel breve/medio termine, ma anche sulla base della possibilità di individualizzare e personalizzare la terapia nei pazienti più fragili. Le scelte terapeutiche devono, infatti, favorire l’aderenza e l’assenza di tossicità sul medio-lungo termine, controllando l’infiammazione cronica e il rischio di patologie HIV-correlate e influendo positivamente sulla qualità di vita della persona con HIV. 
Con il sostanziale miglioramento delle aspettative di vita della popolazione HIV, si assiste all’innalzamento dell’età media e ad un incremento delle patologie cronico-degenerative proprie dell’età avanzata, per le quali è essenziale il controllo delle interazioni farmacologiche nell’ambito di strategie terapeutiche individualizzate sulla persona. 
Sul fronte degli strumenti diagnostici che contribuiscono al miglioramento della gestione terapeutica del paziente HIV, interviene Valeria Ghisetti, Responsabile Laboratorio Virologia Ospedale Amedeo di Savoia Torino, nel corso della sessione “Gestione delle patologie trasmissibili: l’HIV e le azioni da mettere in campo” della seconda giornata della Winter School 2022 di Pollenzo, dal titolo ‘Oltre la logica dei silos per un’offerta integrata di salute’, organizzata da Motore Sanità con il contributo incondizionato di Gilead.

“Nell’ultimo decennio, gli strumenti diagnostici in ambito virologico si sono affinati nella direzione di contribuire al miglioramento della gestione terapeutica del paziente HIV, rendendo possibile la scoperta di “reservoir” di infezione e di varianti virali farmaco-resistenti anche in pazienti con livelli minimi di malattia residua, contribuendo in modo determinante alla selezione di profili di cura fondamentali per l’eradicazione funzionale dell’infezione. Inoltre, con il sostanziale miglioramento delle aspettative di vita della popolazione HIV assistiamo all’innalzamento dell’età media e ad un incremento delle patologie cronico-degenerative proprie dell’età avanzata, per le quali è essenziale il controllo delle interazioni farmacologiche nell’ambito di strategie terapeutiche individualizzate sulla persona”

Cresciuta del 5% la spesa per la sanità digitale, ma digitalizzazione ancora frammentata: mancano competenze digitali e infrastrutture per la gestione dei dati. L’esperienza israeliana, modello di eccellenza mondiale

Pollenzo, 11 febbraio 2022 – Si parla di partnership tra pubblico e privato, nella sessione “Industria e istituzioni: dal prodotto al servizio per integrare le necessità del patient journey”, della seconda giornata della Winter School 2022 di Pollenzo, dal titolo ‘Oltre la logica dei silos per un’offerta integrata di salute’, organizzata da Motore Sanitàcon il contributo incondizionato di Siemens
Soprattutto per cercare di creare progetti che vadano a rendere operativi quelli che sono gli stanziamenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che sono circa 10miliardi per la medicina territoriale e 10miliardi per gli ospedali, per quest’ultimi in primis il rinnovo della tecnologia obsoleta e i Pronto soccorso/DEA.  

“La pandemia ha spinto la diffusione di strumenti digitali nel settore: cittadini, medici e strutture sanitarie li utilizzano di più, la spesa per la Sanità Digitale è cresciuta del 5%, la telemedicina è entrata nella nostra quotidianità. Ma il processo di digitalizzazione del sistema sanitario è ancora frammentato: mancano competenze digitali e soprattutto le infrastrutture per una adeguata gestione e valorizzazione dei dati – spiega Alessandra Poggiani, Director of Administration della Fondazione Human Technopole -. Digitalizzare non significa trasferire un dato da una cartella cartacea a una computerizzata, ma ripensare processi e cambiare i modelli della sanità stessa puntando soprattutto sulla prossimità al paziente, anticipandone le esigenze e supportandolo al fine di prevenire quanto più possibile le patologie, anche attraverso un monitoraggio che oggi la tecnologia rende semplice e immediato con dispositivi ormai alla portata di tutti. Un altro enorme potenziale della digitalizzazione sanitaria è, infine, la possibilità di avere un accesso semplice, immediato e standardizzato ai dati, utile a fornire ai decisori politici un quadro informativo migliore per definire politiche di sanità pubblica potenzialmente più efficaci”.

“Nell’attuale variegato panorama di flussi informativi e di enti, risulta fondamentale avvalersi di sistemi tecnologici avanzati capaci di armonizzare e integrare dati di diversa tipologia e provenienza, superando la classica gestione “a silos” – è il commento di David Vannozzi, Direttore Generale CINECA -. In questo contesto, reso ancora più urgente dalla pandemia, ha preso il via un accordo tra CINECA e Ministero della Salute. Il progetto prevede lo sviluppo di soluzioni basate su tecniche di intelligenza artificiale e di analisi di big data che consentano l’integrazione dei dati, a supporto della governance nel Sistema sanitario nazionale. Un importante passo avanti nell’auspicato percorso verso la transizione digitale del nostro Paese”

Lavoro a distanza e soluzioni di remotizzazione, ne parla Patrizia Palazzi, Strategic Sales Expert Siemens Healthineers. 
“Le soluzioni di remotizzazione possono colmare lunghe distanze di molti chilometri, ma possono anche gestire brevi distanze di pochi metri. Nell’attuale contesto sanitario, questo tipo di lavoro a distanza è di particolare rilevanza: può aiutare a mantenere una distanza di sicurezza da potenziali pazienti infetti e anche ottimizzare le procedure, ad esempio, riducendo eventuale esposizione a radiazioni. A tal proposito ad esempio le soluzioni di robotica in interventistica sono in grado di ridurre la dose di radiazioni all’operatore fino al 95%, migliorando l’outcome per il paziente grazie a precisione robotica e automazione procedurale, che consente di ridurre fino al 53% il tempo di esecuzione dei trattamenti. Il lavoro a distanza nel settore sanitario è emerso come uno dei più efficaci modi per mitigare i tassi di infezione da coronavirus, accedere alle competenze mediche necessarie, massimizzare le risorse, semplificare il trattamento dei pazienti e consentire ai dipendenti di continuare a lavorare anche in quarantena e da casa”.

Questa è l’occasione per presentare TESI eViSuS®, un sistema di telemedicina che permette di arrivare il più possibile al paziente in qualsiasi come e dove, consentendo anche ai parenti di potersi collegare in maniera semplice e utilizzando un nuovo modello di internet: l’internet delle persone. Questo nuovo eco-sistema digitale di telemedicina è realizzato in modo che i dati del paziente vengano conservati con la massima sicurezza come prevista dal GDPR, ma soprattutto è un modello che consente di condividere e diffondere la conoscenza e l’esperienza umana. Lo presenta Giuliano Busso di Solution Delivery Manager e-Health Care, Tesi T4Med. 
“Strumenti innovativi di telemedicina come il nostro TESI eViSuS® possono supportare al meglio il sistema sanitario nella sua complessità: integrazione reale tra il sistema ospedale con il relativo territorio. La nostra soluzione tecnologica rafforza un aspetto sociale molto importante: assicurare un’assistenza sanitaria più equa, diffusa efficace ed economicamente sostenibile. Le nostre apparecchiature (dispositivi medici) sono dotate di telecamere ad alte prestazioni, monitor touchscreen, altoparlante e microfono in viva voce, computer, router internet per telefonia fissa e mobile, access point wireless, telecomando per rispondere a distanza alle chiamate, comunicano anche al primo sguardo immediata empatia. Oltre a questi dispositivi progettati e prodotti da TESI T4MED, la soluzione è fruibile anche con il semplice utilizzo di tablet o smartphone per pazienti e/o dei caregiver. Si può quindi intensificare il monitoraggio dei pazienti con maggiore necessità di assistenza, valutare in qualsiasi momento il paziente nell’ambiente in cui vive e interagire con i membri della famiglia”

Cosa succede in altri Paesi? Israele rappresenta un modello di eccellenza mondiale nello sviluppo ed implementazione di sistemi di telemedicina, digital health e digital theraputics e sempre più realtà italiane private, ma anche la pubblica amministrazione, stanno guardando con interesse l’ecosistema di startup ed innovazione israeliano, stringendo sempre più accordi strategici. La telemedicina in questo Paese è in utilizzo da più di un decennio grazie ad una politica lungimirante di storage di dati ed utilizzo degli stessi per il training di modelli predittivi. Un esempio lampante è l’utilizzo di Pulsenmore, un dispositivo che permette alle donne in gravidanza di auto-eseguire una ecografia da casa in autonomia, con l’aiuto di un dispositivo e lo smartphone.
Porta all’attenzione l’esperienza israeliana Ilan Misano, Ingegnere Biomedico, esperto in Telemedicina, parlando del sistema TytoCare, dispositivo e piattaforma di telemedicina che permette di eseguire televisite e telemonitoraggio di parametri vitali. La prima realtà italiana ad adottare la soluzione è stata la ASL di Vercelli ed è ora in utilizzo in decine di ospedali, cliniche, aziende e compagnie assicurative.
“Si tratta di un esempio virtuoso. Con TytoCare chiunque può misurare la temperatura corporea, ascultazione cardiaca e polmonare, ritmo cardiaco e foto in HD di gola, orecchio e pelle. Il sistema di intelligenza artificiale integrato nella soluzione permette di avere feedback costante sulla qualità del dato registrato ed indica al paziente come catturare i parametri correttamente. Il sistema è utilizzato per la pediatria territoriale ed ospedaliera, monitoraggio di pazienti in RSA, soprattutto con BPCO e patologie cardiache, e medicina generica. Tante altre partnership fra aziende ed enti italiane ed israeliane si stanno finalizzando in questi giorni, e sarà solo l’inizio di una cooperazione piú profonda che porterà sempre più benefici al paziente e al Servizio sanitario nazionale”