Giovani e salute, buone le relazioni sociali ma difettano nei comportamenti ‘salutari’

Giovani e salute, buone le relazioni sociali ma difettano nei comportamenti ‘salutari’

di Redazione

Roma. 8 Ottobre 2019 – Una fotografia dei comportamenti degli adolescenti italiani scattata dall’Istituto superiore di sanità (ISS) mostra che hanno un’alta percezione della loro qualità di vita, anche se le loro abitudini non sono poi così corrette. Dal 20 al 30 per cento degli studenti tra 11 e 15 anni, infatti, non fa la prima colazione nei giorni di scuola, solo un terzo dei ragazzi consuma frutta e verdura almeno una volta al giorno e meno del 10 per cento svolge almeno un’ora quotidiana di attività motoria, come raccomandato dall’Oms, mentre un quarto di loro supera le due ore al giorno (il massimo raccomandato) davanti ad uno schermo. La fotografia a tutto tondo dei comportamenti degli adolescenti è stata scattata dalla rilevazione 2018 del Sistema di Sorveglianza HBSC Italia (Health Behaviour in School-aged Children – Comportamenti collegati alla salute dei ragazzi in età scolare), promosso dal Ministero della Salute/CCM (Centro per il Controllo e la prevenzione delle Malattie), coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità insieme alle Università di Torino, Padova e Siena e svolto in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, le Regioni e le Aziende Sanitarie Locali.

L’indagine mostra oltretutto che aumentano i fenomeni estremi quali il binge drinking e la preferenza, soprattutto tra le ragazze, di trascorrere tempo online con gli amici piuttosto che incontrarsi. Di contro, l’Italia risulta essere tra i paesi meno interessati dal fenomeno del bullismo. Gli studenti, per di più, si sentono supportati da amici e compagni di classe e hanno un buon rapporto con gli insegnanti. Ma vediamo nel dettaglio alcuni dei risultati dell’indagine.

Alimentazione e stato ponderale. Sulla base di quanto auto-dichiarato da 58.976 ragazzi i dati 2018 evidenziano che il 16,6 per cento dei ragazzi 11-15 anni è in sovrappeso e il 3,2 per cento obeso; l’eccesso ponderale diminuisce lievemente con l’età, è maggiore nei maschi e nelle Regioni del Sud. Rispetto alla precedente rilevazione effettuata nel 2014 tali valori sono tendenzialmente stabili. Tra i comportamenti alimentari scorretti, l’HBSC ha evidenziato nel 2018 l’abitudine frequente a non consumare la colazione nei giorni di scuola, con prevalenze che vanno dal 20,7 per cento a 11 anni, al 26,4 per cento a 13 anni e al 30,6 per cento a 15 anni; tale percentuale è maggiore nelle ragazze in tutte le fasce d’età considerate. Questa abitudine, rispetto al 2014, ha subìto un lieve peggioramento. Solo un terzo dei ragazzi consuma frutta e verdura almeno una volta al giorno (lontano dalle raccomandazioni) con valori migliori nelle ragazze. Rispetto al 2014 aumenta il consumo, almeno una volta al giorno, di verdura ma diminuisce quello di frutta in tutte le fasce d’età e per entrambi i generi. Pane, pasta e riso sono gli alimenti più consumati in assoluto (1 ragazzo su 2). Le bibite zuccherate/gassate sono consumate maggiormente dagli undicenni e dai maschi (le consumano almeno una volta al giorno: il 14,3 per cento degli undicenni; il 13,7 per cento dei tredicenni; il 12,6 per cento dei quindicenni). Il trend è però in discesa, già dal 2014, per tutte le fasce d’età e senza differenza di genere.

Attività fisica e sedentarietà. L’OMS raccomanda almeno 60 minuti di attività motoria moderata-intensa tutti i giorni per i giovani (5-17 anni) includendo il gioco, lo sport, i trasporti, la ricreazione e l’educazione fisica praticate nel contesto delle attività familiari, di scuola e comunità. Nel 2018, la frequenza raccomandata di attività motoria moderata-intensa quotidiana è rispettata dal solo 9,5 per cento dei ragazzi 11-15 anni, diminuisce con l’età (11 anni: 11,9 per cento; 13 anni: 6,5 per cento; 15 anni: 6,8 per cento) ed è maggiore nei maschi; tale comportamento risulta in diminuzione rispetto al 2014. Le linee guida internazionali raccomandano di non superare due ore al giorno in attività dedicate a guardare uno schermo (videogiochi/computer/internet). Dai dati 2018 si evince che circa un quarto dei ragazzi supera questo limite, con un andamento simile per entrambi i generi e valori in aumento dopo gli 11 anni. Rispetto al 2014 non si riscontra un cambiamento sostanziale.

Fumo, alcol, cannabis e gioco d’azzardo. La quota totale (11-15 anni) dei non fumatori negli ultimi 30 giorni si mantiene stabile: 89 per cento nel 2018 rispetto al 88 per cento del 2014. Le 15enni italiane fumano di più rispetto ai coetanei maschi; infatti il 32 per cento delle ragazze rispetto al 25 per cento dei ragazzi ha fumato almeno un giorno nell’ultimo mese. Il 16 per cento dei 15enni italiani (e il 12 per cento delle 15enni) ha fatto uso di cannabis nel corso degli ultimi 30 giorni. Aumentano i fenomeni estremi legati al consumo di alcolici tra i giovani. Nel 2018, il 43 per cento dei 15enni (38 per cento nel 2014) e il 37 per cento delle 15enni (30 per cento nel 2014) ha fatto ricorso al binge drinking (assunzione di 5 o più bicchieri di bevande alcoliche, in un’unica occasione) negli ultimi 12 mesi. Più di 4 studenti su 10 hanno avuto qualche esperienza di gioco d’azzardo nella vita, con i ragazzi 15enni che risultano esserne coinvolti maggiormente (62 per cento) rispetto alle coetanee (23 per cento). La quota di studenti a rischio di sviluppare una condotta problematica o che possono già essere definiti problematici (presentano almeno due sintomi del disturbo da gioco d’azzardo come per esempio aver rubato soldi per scommettere) è pari al 16 per cento, con un +10 per cento rispetto al 2014.

Il rapporto tra pari, il contesto scolastico, il bullismo e il cyberbullismo. L’HBSC indaga anche alcuni aspetti del contesto di vita familiare e scolastico, come ad esempio il rapporto con i genitori, con i compagni di classe, gli insegnanti, i pari, il bullismo e il cyberbullismo. Nel 2018 più del 70 per cento dei ragazzi (11-15 anni) parla molto facilmente con i genitori; più dell’80 per cento dichiara di avere amici con cui condividere gioie e dispiaceri e più del 70 per cento di poter parlare con loro dei propri problemi. Infine, oltre il 60% dei ragazzi ritiene i propri compagni di classe gentili e disponibili. Un ragazzo su 2 dichiara che gli insegnanti sono interessati a loro come persone e il 62,4 per cento dei ragazzi dichiara di avere fiducia negli insegnanti. Il bullismo continua a vedere l’Italia tra i paesi meno interessati dal fenomeno rispetto al complesso di quelli coinvolti nella rilevazione. Gli atti di bullismo subìti a scuola nel corso degli ultimi due mesi decrescono con l’età: coloro che dichiarano di essere stati vittima di bullismo almeno una volta negli ultimi 2 mesi sono il 16,9 per cento degli undicenni (erano il 23 per cento nel 2014), il 13,7 per cento dei tredicenni e l’8,9 per cento dei quindicenni. Rispetto al 2014 tale fenomeno è quindi complessivamente in riduzione. La percentuale di coloro che dichiarano di aver subìto azioni di cyberbullismo negli ultimi due mesi diminuisce con l’età (11 anni: 10,1 per cento; 13 anni: 8,5 per cento e 15 anni: 7 per cento).

L’uso problematico dei social media. La diffusione e l’uso dei social media, soprattutto tra i più giovani, richiede un’attenzione particolare; per tale motivo nei questionari HBSC 2018 è stata introdotta un’intera sezione su questo fenomeno. I risultati mostrano che i giovani che fanno uso problematico dei social media sono l’11,8 per cento delle ragazze e il 7,8 per cento dei ragazzi. La preferenza per le interazioni sociali online rispetto agli incontri faccia a faccia è frequentemente considerato un comportamento che contribuisce al rischio di sviluppare un uso problematico dei social media. Infatti, soprattutto le ragazze di 13 anni (19 per cento) dichiarano di essere d’accordo o molto d’accordo nel preferire le interazioni online per parlare dei propri sentimenti. La maggioranza delle ragazze (86,9 per cento) e dei ragazzi (77 per cento) ha dichiarato di avere contatti giornalmente o più volte al giorno con la cerchia di amici stretti che frequentano anche faccia a faccia.

Le abitudini sessuali. Il 21,8 per cento dei 15enni (26,2 per cento maschi vs 17,6 per cento femmine) dichiara di aver avuto rapporti sessuali completi. Il tipo di contraccettivo prevalentemente utilizzato è il preservativo (70,9 per cento dei maschi e il 66,3 per cento delle femmine), seguito dal coito interrotto (37 per cento maschi vs 54,5 per cento femmine), dalla pillola (11,1 per cento maschi vs 11,5 per cento femmine) e poco meno del 6,5 per cento riferisce l’uso di metodi naturali.

Cibo e salute, italiani sempre più attenti “E l’obesità si previene in pausa-pranzo”

Cibo e salute, italiani sempre più attenti E l’obesità si previene in pausa-pranzo”

di Redazione

Torino. 8 Ottobre 2019 – Osservare un regime alimentare legato alla dieta mediterranea aiuta a tenere alla larga sovrappeso e obesità. Gli italiani ne sono sempre più consapevoli, tanto che il 55 per cento sostiene di conoscerla in maniera dettagliata e di seguirne i principi. Ma la vera novità arriva dalle rinnovate abitudini legate alla pausa pranzo: secondo una ricerca dell’Istituto Ixè in collaborazione con il Gruppo Elior, leader in Italia nella ristorazione collettiva, che ha intervistato, per la prima volta, i responsabili di 10 milioni di pasti all’anno, l’85 per cento dei clienti dei ristoranti aziendali ritiene che sposare la dieta mediterranea in pausa pranzo abbia effetti benefici sulla salute; in particolare il 35% ritiene che la stessa dieta possa combattere una malattia come l’obesità. Salute e benessere dell’organismo sono due temi che sempre più italiani hanno a cuore e pretendono soprattutto dalla ristorazione collettiva: il 53 per cento infatti ritiene che la dieta mediterranea abbia effetti positivi sul sistema cardiocircolatorio e cardiovascolare, il 46 per cento sulla longevità, il 37 per cento sulla capacità di controllo del peso e il 31 per cento sulla riduzione dell’incidenza di tumori.

Per questo la ristorazione collettiva pone l’attenzione su uno degli elementi cardine della stessa dieta, ovvero la varietà dei menù, apprezzata dai clienti e grazie alla quale è possibile rilevare un consistente aumento dei consumi di prodotti più sani e leggeri: cresce infatti la richiesta di cereali, legumi e pesce, il 79 per cento degli chef Elior rileva la crescita dei primi due e il 62 per cento per il terzo, mentre cala, a detta del 35 per cento degli chef la carne e per l’82 per cento il burro. Tra gli elementi garanti della salubrità di una pietanza rientrano pienamente le materie prime 100 per cento italiane, di cui si fida il 69 per cento degli italiani, spesso coniugate alla territorialità e alla stagionalità (L’85 per cento degli chef intervistati offre infatti pietanze con ingredienti di stagione e avvalorati dall’80 per cento dei clienti). Dall’analisi degli Chef Ambassador Elior si scopre anche che i consumatori del Bel Paese sono sempre più consapevoli dell’importanza per esempio dell’olio extravergine d’oliva: l’82 per cento, infatti, presta grande attenzione al tipo di olio da utilizzare per condire gli alimenti.

A tutti piace mangiare cose buone, ma sempre più italiani hanno capito che la salute passa per il piatto – afferma Margherita Sartorio Co Founder e CEO Istituto Ixè – Al ristorante, occasionalmente, si può derogare da questa regola, ma nella ristorazione collettiva, così come a casa, la salubrità della cucina è importante e allo stesso tempo assume una notevole importanza anche la leggerezza del piatto. L’importanza della qualità delle materie prime è ormai riconosciuta, ma è fondamentale un altro ingrediente del pasto: il clima che si respira nel locale, l’ambiente, l’accoglienza e la qualità del servizio”. Per promuovere la dieta mediterranea, la ristorazione organizzata – lo sostiene il 68 per cento dei cuochi Elior – deve impegnarsi in prima linea per diffondere l’educazione alimentare all’interno di ogni tipo di struttura, di lavoro, scolastica o sanitaria, abbinata a una continua diversificazione dei menù optando maggiormente per prodotti di origine vegetale.

Oggi non è più possibile pensare di modificare le abitudini alimentari solo attraverso un trattamento individuale, ma è necessario attivare azioni di comunità per migliorare l’alimentazione. Per questo la dieta mediterranea si propone come uno strumento efficace per la prevenzione e la gestione di numerose malattie – sottolinea Maria Luisa Amerio, specialista in Scienza dell’Alimentazione e collaboratrice dell’Università di Scienza Gastronomiche di Pollenzo – Una scelta necessaria che porterà benefici sia legati al benessere del singolo, prevenendo alcune patologie croniche come diabete, ipertensione e malattie cardiovascolari, sia alla collettività, con una maggiore sostenibilità della spesa sanitaria”. Per Elior promuovere i piatti della dieta mediterranea all’interno della ristorazione collettiva rappresenta una scelta responsabile e una partecipazione attiva alla diffusione della cultura del buon cibo e della sana alimentazione. “La dieta mediterranea è un caposaldo dell’alimentazione italiana, è richiesta e amata dai nostri consumatori e si conferma alla base della nostra politica nutrizionale – spiega Rosario Ambrosino Amministratore Delegato di Elior – I nostri menù sono realizzati sugli standard della dieta mediterranea, rispettando la tradizione ma in modo innovativo; in più sono legati al territorio, mantenendo inalterata la qualità delle materie prime e garantendo salubrità e leggerezza. Tutto questo è ciò che promuove la nuova ristorazione collettiva, una responsabilità che sentiamo profondamente nostra”.

Stop al super-ticket in Emilia Romagna:”siamo gli unici in Italia ad averlo fatto”

Stop al super-ticket in Emilia Romagna:siamo gli unici in Italia ad averlo fatto”

di Redazione

Bologna. 8 Ottobre 2019 – Ogni Regione deve domandarsi se sta facendo a sufficienza il proprio mestiere per evitare sprechi e per efficientare le proprie capacità. Per quanto ci riguarda crediamo di averlo fatto sul serio. Con la centrale unica degli acquisti per beni e servizi nelle nostre 14 aziende sanitarie abbiamo risparmiato 680 milioni di euro negli ultimi quattro anni. Questi risparmi ci hanno permesso di avere le risorse per essere gli unici in Italia ad aver eliminato i superticket per le famiglie dell’Emilia-Romagna con un reddito fino a 100 euro, ma soprattutto abbiamo assunto oltre 10 mila professionisti negli ultimi 3 anni, tutti con contratti a tempo indeterminato”. Lo ha dichiarato il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini a margine del 121° Congresso Nazionale della Società Italiana di Chirurgia (Sic) a Bologna.

Di fronte al presidente della Sic Paolo De Paolis e i presidenti del Congresso Elio Giovine e Franceso Minni, Bonaccini ha toccato anche lo spinoso tema dei giovani in chirurgia: “C’è la necessità di garantire l’immissione di forze fresche laddove la chirurgia chiede di avere dei professionisti di qualità. Come Regioni abbiamo presentato una proposta al Governo italiano per incrementare il numero di professionisti nel comparto sanità. I vari governi che si sono succeduti nel corso degli anni hanno colpevolmente trascurato il fatto che, impedendo di assumere per un decennio, hanno di fatto quasi bruciato un’intera generazione. Abbiamo bisogno di evitare che le migliaia di pensionamenti rischino di lasciare vacanti posti di lavoro indispensabili per garantire la qualità del Ssn”. Sulle preoccupazioni relative all’innovazione tecnologica Bonaccini precisa: “Non bisogna aver paura delle nuove tecnologie, bisogna saperle accompagnare con politiche che ad ogni posto di lavoro che si perderà ne garantiscano qualcuno in più. L’obiettivo è la piena occupazione”.